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Vinicio Marchioni sulla mascolinità tossica: “Da padre dico che dobbiamo ridefinire il concetto di virilità”

L’attore si confessa a pochi giorni dai cinquant’anni: “Interpreto i cattivi per mettere in discussione la mascolinità tossica. Con i miei figli adolescenti parlo di virilità: va ridefinita”
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Vinicio Marchioni si prepara a compiere cinquant'anni il prossimo 10 agosto. In un'estate ricca di impegni, l'attore rilascia un'intervista a La Stampa destinata certamente a far discutere. Il suo punto di vista offre altri elementi al dibattito sulla mascolinità tossica, sul patriarcato e su concetti che stanno da sempre molto a cuore a chi si occupa di costume e società.

Il fascino del male: Marchioni ama i ruoli da antagonista

Vinicio Marchioni non nasconde la sua predilezione per i ruoli di antagonista: "Mai scelto i miei ruoli per diventare il miglior amico della casalinga di Voghera. Mi diverte mettermi dalla parte sbagliata dell'umanità". Un approccio che però nasconde una riflessione più profonda sul suo ruolo sociale come attore. "Penso che sia giusto che noi attori ci assumiamo la responsabilità di certi ruoli per metterli in discussione, anche vestendone l'odiosità", spiega. "C'è un femminicidio ogni 72 ore: da qualche parte per condannare dobbiamo pure incominciare".

Ridefinire il concetto di virilità

È stata la paternità a portare Marchioni verso le riflessioni più profonde. Con due figli maschi alle soglie dell'adolescenza, l'attore si trova a dover affrontare temi delicati: "Da padre penso che il discorso sulla virilità oggi sia da fare, parlarne e ridefinirla, perché altrimenti rischiamo di lasciare macerie senza riuscire a definire davvero le cose principali che un uomo può portare nel mondo". Un impegno condiviso con la moglie Milena Mancini: "Ci stiamo impegnando per farli crescere liberi e in grado di seguire le proprie passioni… qualunque esse siano… sperando proprio che non vogliano seguire la nostra strada".

La polemica sul ministro Giuli

C'è spazio anche per la polemica che c'è stata tra le istanze del mondo del teatro e del cinema contro il ministro della Cultura, Alessandro Giuli: "Diceva Cechov: “Un artista deve solo lavorare”. Faccio parte di Unita ed è giusto sia l’associazione a parlare di certi temi a nome nostro. Le mie idee personali quindi le tengo per me.Detto ciò, quelli cui abbiamo assistito penso siano strascichi di un problema endemico e trascurato che riguarda il rapporto di questo Paese con la cultura e learti in generale, un depauperamento che parte fin dalla scuola e riguarda tutti, artisti, scrittori, intellettuali, cinema, teatri e musei". 

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