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“Diana si sentiva prigioniera a palazzo, aveva progettato una nuova vita in America”

Il biografo Andrew Morton racconta le confessioni di Lady D. Pubblicate nella sua biografia nel 1991, vennero per lo più respinte dall’opinione pubblica. “Era il libro più vietato in Gran Bretagna. La gente non ci credeva, ma Diana stava cercando disperatamente di far passare un messaggio”.
A cura di Giulia Turco
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Foto Getty
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Il dramma della principessa Diana, la sua voglia di fuga da un matrimonio infelice, i progetti per una nuova vita lontano dalla casa reale. A tornare sulla storia più nota e drammatica della famiglia reale britannica è Andrew Morton, studioso e biografo dei royals che nel 1991 ha pubblicato una controversa biografia di Diana, basata sui suoi racconti più intimi.

"Ci fu una tempesta di critiche. Era il libro più vietato in Gran Bretagna, con vari importanti librai che si rifiutavano di venderlo", racconta Morton in un articolo pubblicato in esclusiva per il Mirror. "La gente non ci credeva o non voleva crederci, ma Diana stava cercando disperatamente di far passare un messaggio".

Il matrimonio infelice con Carlo e i sospetti su Camilla

"All’epoca tutti credevano ancora che fosse il matrimonio perfetto: il bel principe e la sua giovane sposa. Ma niente avrebbe potuto essere più lontano dalla realtà. Era esplosivo", racconta Morton nel suo lungo editoriale. La verità era ben diversa da quella che veniva raccontata allora dai media britannici, nel tentativo di coprire i presunti tradimenti del principe. "Diana si sentiva impotente, prigioniera del palazzo. Sentiva di vivere una bugia. E tutti vivevano quella bugia, dalla guardia del corpo al maggiordomo fino al giardiniere. I membri del personale reale soffrivano tutti di problemi allo stomaco dovuto allo stress per le bugie che erano costretti a dire alla principessa".

Quando Charles si è rotto una spalla a Cirencester, Diana si mise alla guida da Londra per vederlo in ospedale. Con Camilla che era già lì e che è dovuta scappare dal retro quando è arrivata Diana, mettendo a dura prova molte persone. Quando lei sollevò i primi sospetti, gli amici di Charles le dicevano: “Non essere sciocca, sono solo amici”.

Carlo e Diana, 1982. Foto Getty
Carlo e Diana, 1982. Foto Getty

Le confessioni di Diana sul tentato suicidio

Nelle registrazioni ottenute grazie al dottor James Colthurst, che la conosceva da quando aveva 17 anni e che le andò a fare visita mettendole un microfono sul maglione, Diana “ha parlato con un candore devastante del suo matrimonio infelice, delle sue grida di aiuto e dei suoi tentativi di suicidio, dei suoi sospetti sulla relazione di Charles con Camilla e della sua bulimia". In particolare la Principessa si soffermava sul sogno di una nuova vita, lontano dalla famiglia reale. "Ha confessato di voler fuggire a Parigi per un fine settimana, per camminare lungo le strade e non farsi seguire o riconoscere da nessuno", racconta il biografo. "Stava costruendo una nuova visione di se stessa a Parigi e progettava una nuova vita in America. Aveva trovato le sue ali ed era pronta a spiccare il volo".

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