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Volevo fare la rockstar 2, parla Francesco Di Raimondo: “Il pubblico chiede già la terza stagione”

La filosofia, i viaggi, il senso pratico e il suo Fabio in Volevo fare la rockstar 2: Francesco Di Raimondo si racconta senza filtri a Fanpage.it.
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Foto in primo piano: Giulia Lucarini - Elaborazione grafica: Fanpage.it
Foto in primo piano: Giulia Lucarini – Elaborazione grafica: Fanpage.it

È laureato in filosofia, sta per conseguire un dottorato e gli studi lo hanno aiutato a entrare in contatto con i personaggi che interpreta. È Francesco Di Raimondo, personaggio rivelazione di Volevo fare la rockstar 2, che con il personaggio di Fabio chiude la seconda stagione nella serata di mercoledì 13 aprile lasciando spiragli di apertura per una terza stagione che i fan chiedono già a gran voce: "Hanno trovato finalmente qualcosa di reale, di vero, che racconta i sentimenti così come si sviluppano nella realtà, senza alcun tipo di pre-confezionamento" racconta l'attore a Fanpage.it. Perché la storia di Fabio e di Eros è una storia d'amore come tante altre, con i suoi pro e i suo contro e senza sottolineature del tipo: "Ehi, salve, in questa serie c'è anche una storia gay". 

È finita la seconda stagione Volevo fare la rockstar e il tuo personaggio è stato una sorpresa. Un bilancio?

Tante sensazioni positive. Il personaggio di Fabio ha avuto un riscontro che mi ha sorpreso. Sono entrato in corsa ed è sempre complicato lasciare il segno. È stata una bella sfida. La storia d’amore di Fabio e Eros ha appassionato, segno che io e Riccardo abbiamo fatto un buon lavoro. Siamo felici.

In Fabio c'è quel sottotesto di malinconia e di irrequietezza che nasconde e trasmette piano piano. Come ci hai lavorato?

È stata la parte più difficile. Quando ho letto la sceneggiatura, certe cose non sono dichiarate nei dialoghi. Sono sensazioni che si avvertono in lettura e il mio lavoro è stato soprattutto questo, trasferire il mondo interiore di Fabio, un mondo che si deve intuire.

È un personaggio forte, però.

Fabio è un sicuro. Rispetto a Eros, ha fatto un percorso di accettazione della sua natura, anzi mi chiedo se lo abbia mai dovuto realmente fare un percorso di accettazione, data la sua forza. Ho giocato di contrasto, creando un personaggio dal look molto forte e aggressivo, ma poi c’è quella dolcezza, quella profondità che in un modo andava restituita al pubblico.

Sei laureato in filosofia. 

Sì, sia triennale che magistrale. Ora sto facendo un dottorato

Quanto la filosofia ti aiuta nel mestiere di attore?

Tantissimo. La filosofia, te la dico male, è un po’ imparare a pensare come ha pensato un altro. Questo ti permette di mettere a fuoco tutto il contesto, empatizzare con gli altri. Sono di indole molto rigida e la filosofia mi ha permesso di uscire dai meccanismi, dalla mia emotività per approcciare quelle di altre persone. È un risvolto pratico che mi ha aiutato molto.

La terza stagione si farà? Tu ci sarai?

Non posso anticipare nulla, ma ci sono voci. Io ti posso dire che dopo il finale di stagione, il pubblico avrà voglia di vedere altro. Potrebbe esserci un seguito anche per Fabio e Eros, questo lo posso dire.

Foto di Giulia Lucarini @Hotel Valadier
Foto di Giulia Lucarini @Hotel Valadier

Non voglio trascinarti in polemiche, ma ho avuto l’impressione che la Rai abbia comunicato male questo progetto. Hai avuto la mia stessa impressione? Si poteva fare meglio?

C’è da dire che “Volevo fare la rockstar” è un prodotto particolare rispetto agli altri. Affronta tematiche senza filtri, in maniera diretta e inserita nel contesto dei progetti Rai ha un suo ruolo particolare. Forse la difficoltà è questa. Il pubblico è abituato a vedere altre cose, declinate diversamente. Questa serie forse prova altre strade, non entro nel merito di scelte di palinsesto e programmazione, però penso che vada sottolineato che questa è una serie molto bella. E lo dico anche da spettatore. Quando sono stato preso per la seconda stagione, sono rimasto subito sorpreso e colpito dal valore del prodotto.

Tra l’altro, e torniamo alla tua storyline, questa serie approccia alle relazioni in quanto tali. Non c’è nessuna sottolineatura del tipo: “Ehi, guardateci, in questa serie parliamo di amore gay”. Mi spiego? 

Infatti il pubblico che si è affezionato alla serie ce lo ha detto con chiarezza. Hanno trovato finalmente qualcosa di reale, di vero, che racconta i sentimenti come si sviluppano nella realtà, senza alcun tipo di pre-confezionamento.

Il ruolo di Fabio deve aver inevitabilmente spalancato la tua immagine a un fandom più corposo. Che rapporto hai con la popolarità?

Fa parte del nostro lavoro e fa piacere. Finché il pubblico non vede un tuo lavoro non sai mai cosa e come lo hai fatto. Sono contento per la mia performance e soprattutto per il mio personaggio.

Sei di Roma: senti la romanità? 

Sono nato e cresciuto a Roma. È il centro del mondo, anche per il lavoro che faccio. Non ho un’identificazione nel modo di parlare, nelle inflessioni dialettali, tra l’altro sul lavoro ho fatto principalmente personaggi del nord, ma Roma è la mia casa e il mio senso pratico è “romano”, se così possiamo dire. Ho anche un po' di sangue meridionale.

Davvero?

Mia nonna era siciliana, ma ha vissuto e studiato a Napoli. Parlava napoletano, così come mia madre.

Cosa fai quando non lavori?

Studio molto, come ti anticipavo, e quando non studio cerco di viaggiare.

Da solo o in compagnia? 

Dipende dai momenti e dalle mete. Sono di quelli che pensa che prendersi un momento da solo, per fare un po' di introspezione, aiuti tantissimo nella crescita personale.

Sei fidanzato?

Sì…sto bene.

Hai il cuore nello zucchero, come diciamo dalle mie parti. 

Sì, sì (ride, ndr), ho il cuore nello zucchero.

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