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Tiberio Timperi: “Sono stato bocciato due volte, il liceo fu accanimento terapeutico”

Tiberio Timperi, su Tv, Sorrisi e Canzoni, ha ricordato gli anni del liceo: “Le bocciature servirono a convincermi che la matematica non sarebbe stata mai il mio mestiere”.
A cura di Daniela Seclì
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Tiberio Timperi, intervistato da Tv, Sorrisi e Canzoni, ha ricordato gli anni della scuola. Il conduttore, che presto vedremo al timone del programma di Rai2 I fatti vostri, ha svelato: "Sono stato bocciato due volte". Sin da adolescente, però, coltivava la passione per la radio, che per un certo periodo è diventato il suo mestiere.

Tiberio Timperi ricorda la sua adolescenza

Su Tv, Sorrisi e Canzoni, Tiberio Timperi ha ricordato la sua adolescenza: "C'è stato un tempo in cui le vacanze sembravano eterne. Il telefono, un lusso. E neanche il peggior incubo di Dario Argento avrebbe potuto partorire l'orrore delle chat WhatsApp dei genitori". E ha continuato, ricordando come, durante le vacanze, ci si perdesse di vista con i compagni di scuola, salvo poi ritrovarli al suono della campanella a settembre: "Anche se lo avremmo scoperto anni dopo, contrariamente a compiti e interrogazioni, quelli erano i nostri giorni felici".

Tiberio Timperi è stato bocciato al liceo

Il conduttore ha menzionato altri elementi che hanno caratterizzato la sua adolescenza, dai testi di canzone copiati sul diario alla camicia button down indossata come Richie Cunningham dell'amatissima serie "Happy days". Non ci si incontrava virtualmente sui social network, ma fisicamente sul muretto. In questo contesto è germogliata la sua passione per la radio "che frequentavo in parallelo al liceo. Il mio era l'Isacco Newton di Roma, lo scientifico statale". E ha concluso:

Ovviamente le materie scientifiche erano il mio tallone d'Achille. Mai capito nulla di integrali e ossidoriduzioni. Il liceo fu una sorta di accanimento terapeutico che durò due anni più del previsto, causa bocciature, che servirono a convincermi che la matematica non sarebbe stata mai il mio mestiere. Ci avevo visto giusto e, con me, anche i miei professori.

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