Stefano D’Onghia: “Ero un cuoco, prima di Cash or Trash andavo già in tv. Dovrei essere più severo con mia figlia”

Gli oggetti gli hanno ‘sussurato' fin da quando era piccolo, ma ci è voluto del tempo prima che riuscisse ad ascoltarli. Dopo un passato come cuoco nel ristorante di famiglia e agente immobiliare, ha deciso di lasciare tutto e ascoltare quella voce che lo ha sempre accompagnato. Oggi Stefano D'Onghia, soprannominato Il Dongi, gestisce un suo negozio di second hand a Cerea (Verona) ed è uno dei mercanti di Cash or Trash. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia: dall'amore per la moglie e la figlia Ginevra al successo arrivato con il programma, passando per la passione nei confronti degli oggetti e quello che hanno da raccontare a ognuno di noi.
Cash or Trash è arrivato nella tua vita per caso o sei stato tu a cercarlo?
Non l'ho cercato io, è stato un passaparola tramite conoscenti e amici. Inizialmente non cercavano una figura maschile ma si mormorava di un'altra mercante donna nel cast, oltre a quelle già presenti, poi il mercante Gino Bosa ha fatto il mio nome ed è stato amore alla ‘prima chiamata' (ride, ndr).
Ada D'Egidio ci ha raccontato che è andata nel panico quando ha visto per la prima volta i colleghi. Quale è stata la tua impressione?
Mano a mano che superavo gli step dei provini e mi avvicinavo alla puntata zero, l'emozione continuava a salire. Trovarmi davanti a Roberta (Tagliavini, ndr) mi ha tolto il respiro. Le telecamere invece non mi hanno creato nessun imbarazzo, non era la mia prima esperienza televisiva, ho partecipato anche Guess My Age e I Soliti Ignoti.
Ti aspettavi che il programma piacesse così tanto al pubblico?
Sì, me lo aspettavo.
Perché?
Perché parliamo di oggetti, sono loro i veri protagonisti. I riflettori sono puntati sulle storie che ognuno di essi custodisce e che magari sono tramandate di generazione in generazione, dalla nonna alla mamma e così via. Credo che questo piaccia al pubblico e che le nostre radici siano lì, basti pensare a programmi come Portobello con Enzo Tortora o a suo modo Ok il prezzo è giusto. Anzi, mi stupisce che Cash or Trash sia arrivato così tardi in Italia rispetto ad altri paesi, dove già esisteva da tempo un programma di questo genere.
Durante le aste in base a cosa decidi per quali oggetti ‘combattere’ ?
Per me il criterio principale è quello emotivo. Compro la storia degli oggetti che vedo, le emozioni che mi trasmettono e tutto quello che riescono a raccontarmi. Questo aspetto passa in primo piano rispetto al valore economico, che invece arriva solo in un secondo momento. Mi considero ‘ciclico', cambio spesso interessi e ad oggi i mondi che mi affascinano di più sono il design e le arti decorative.
Però hai anche un debole per gli orologi.
Sì, gli orologi mi piacciono molto, così come qualsiasi segnatempo. Mi hanno accompagnato in ogni momento della mia vita. Da piccolo collezionavo Swatch, oggi ho una collezione che ne comprende più di 50 di qualsiasi tipo, da polsino, tavolo, casa o parete.
L’oggetto più caro acquistato in questi anni?
Ho comprato una sedia in legno bianco di Kartell per Joe Colombo e l'ho pagata 3000 euro. Sarei stato disposto a spendere qualsiasi cifra, anche di più, perché per me era fondamentale la sua storia. Quella stessa sedia l'avevo vista in un negozio delle mie zone 20 anni prima, ma avevo scelto di non comprarla. Poi il nipote del titolare si è presentato a Cash or Trash e non ho resistito. Per me non era assolutamente una coincidenza.
Quello che acquisti a Cash or Trash lo conservi in negozio o hai anche una tua collezione a casa?
Per quanto riguarda la sedia, ad esempio, l'ho tenuta in negozio e da poco l'ho venduta a un carissimo cliente. Per il resto faccio un po' e un po', sono eclettico sotto questo punto di vista. Come collezionista, mi piace possedere le cose e non tanto usarle.

Quando hai capito di poter trasformare la tua passione per il collezionismo in un lavoro?
In realtà l'ho capito tardi, solamente nel 2008, dopo aver fatto una serie di altre esperienze professionali in cui gli oggetti mi hanno sempre ‘sussurrato' ma io non li ho mai ascoltati fino in fondo.
Cioè?
Ho lavorato nel ristorante di famiglia, dove il mio destino era quello di fare il cuoco. In realtà, però, sono stato in cucina solamente pochissime giornate perché poi ho passato la maggior parte del tempo in sala. Mi piaceva il contatto diretto con le persone di ogni tipo, parlare con loro e soprattutto ascoltarle. Il ristorante è stata una scuola di vita molto formativa.
E poi?
Dopo aver lasciato quel lavoro ho aperto una galleria d'arte, che in un secondo momento ho trasformato in uno stand all'interno di uno showroom che vendeva oggetti di lusso. Nemmeno quella, però, era la mia strada e, preso dalla confusione, mi sono buttato nel mondo dell'immobiliare. È stata una scelta di rimbalzo.
Ma neanche quella era la tua strada.
No, continuavo a ignorare i segnali che la vita mi stava mandando. Quando lavoravo come agente immobiliare, la mia attenzione non era sulla casa ma sui mobili. Le persone mi dicevano "Perché parla dell'arredo e non si accorge dell'infiltrazione?". Poi, poco prima di aprire la mia agenzia immobiliare, ho detto ‘mollo tutto'. Pensavano tutti che stessi scherzando, invece non ero mai stato più serio, così ho aperto il mio negozio di seconda vita.
Tuo padre è un mercante di professione, ti ha influenzato nella scelta?
Assolutamente sì. Ho vissuto fin da piccolo immerso nella sua professione e completamente affascinato. Lui mi ha educato a questo mondo, così come sto cercando di fare io con mia figlia.
E tua madre invece?
Lei è una casalinga e mi dà una mano in negozio. È. un'appassionata di arte e poliedrica come me.
Tua moglie lavora con te?
Mia moglie è totalmente differente da me, molto più riservata e schiva. È una donna molto determinata e creativa, lavora in un istituto superiore come grafica pubblicitaria. Ci siamo conosciuti per caso a una festa ed è scoccata la scintilla.
Con tua figlia Ginevra sei un padre più severo o permissivo?
Come padre dovrei dire qualche no in più, invece non ci riesco e sono molto affettuoso. Con mia moglie ci compensiamo, siamo il bianco e il nero. Mia figlia mi segue sempre in tv e ed è orgogliosa di me. Fin da quando è piccola sto cercando di trasmettere l'amore per le cose e il collezionismo.