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Marcello Foa: “L’influenza del Governo in Rai oggi è oltre l’immaginabile. Il mio programma chiuso senza spiegazioni”

Il giornalista parla in un’intervista a Fanpage della chiusura del suo programma radiofonico: “Mi hanno creato un danno, potevano almeno avvertirmi prima”. Foa, eletto presidente Rai nel 2018 con il governo gialloverde, critica l’attuale dirigenza e precisa: “Con la fine di Giù la maschera la sinistra non c’entra”.
A cura di Andrea Parrella
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"Me ne hanno fatte vedere di ogni colore, ma stavolta la sinistra non c'entra". Sono le parole di Marcello Foa, che commenta a Fanpage la cancellazione del suo programma radiofonico, Giù la maschera, non confermato dalla Rai. L'annuncio del giornalista ha destato scalpore nei giorni scorsi per una ragione molto semplice: il cortocircuito generato. Foa è una figura a suo modo emblematica nella Rai degli ultimi anni. Sia come presidente del servizio pubblico, eletto nel 2018 con il governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, che da conduttore del suo programma radiofonico dal 2023, è stato accompagnato da polemiche e critiche per le sue posizioni controverse sul cambiamento climatico e il tema salute (di recente era stato criticato per l'intervista a un medico novax in merito). Contestazioni sostenute anche dal sindacato UsigRai, che Foa menziona in questa intervista ribadendo tuttavia che il fronte della sinistra con la chiusura del suo programma non c'entri nulla.

Allora Foa, come va?

Direi che va, penso che inizi una nuova vita.

I giorni appena trascorsi sono stati di spaesamento.

Sì, diciamo che già da da fine giugno, conoscendo bene le logiche Rai, avevo capito che qualcosa non stesse girando per il verso giusto. Era uno scenario a cui pensavo già da un po'.

Nell'ultimo mese e mezzo non ci sono stati segnali ufficiali di alcun tipo da parte della Rai?

La risposta che mi doveva dare l'azienda non è mai arrivata, per cui l'esito è quello che è quello che è. Spiace ovviamente, però che devo fare?

Il suo annuncio pubblico in qualche modo ha fatto da detonatore alla vicenda. Si è fatto sentire qualcuno in questi giorni oppure c'è stato silenzio?

Ho ricevuto privatamente da colleghi, persone con cui ho lavorato, dei messaggi di stima e solidarietà, però sono questioni private. Dal punto di vista della dirigenza Rai, invece, né pubblicamente né privatamente si è manifestato chi aveva possibilità e facoltà di farlo. Anche questo è piuttosto curioso.

La sua è una vicenda paradigmatica, nel senso che lei poteva essere considerato una persona vicina a questa dirigenza Rai e alla linea politica di centrodestra.

Io nasco nel Giornale di Montanelli, dove ho lavorato per 20 anni. Le mie radici sono in un liberalismo moderato, da sempre sono un pensatore libero, i miei libri lo attestano, così come le conferenze che faccio, anche all'università, i miei studi. Ricerca della verità che è quella che io ho sempre cercato di coltivare tanto più in un servizio pubblico. Non sono un intellettuale da tessera di partito. Da questa vicenda emerge il messaggio che un approccio di questo tipo non non è gradito.

La ricerca di libertà di cui parla è stata considerata da molti come uno spazio a posizioni problematiche e controverse. Con la cancellazione del programma passa il messaggio che lei dà fastidio al potere.

C'è chi lo ha scritto, io non so se ci sia una causa scatenante per quanto è avvenuto. Di certo, con me sapevano che non non avevano un un conduttore di programma radiofonico che rispondeva agli ordini di un partito.

Cosa l'ha colpita di più di questa vicenda?

Che non mi abbiano dato nessun tipo di giustificazione. Mi avessero detto "Guarda, non ci piace per questioni politiche, non ci piace perché riteniamo che non sia in linea con la nuova politica editoriale della radio…". Nulla. Non darmi una spiegazione, oltre alla scortesia di non dirmelo, mi ha anche creato un danno.

Di che tipo?

Nel senso che se me l'avessero detto ad aprile, maggio, sarei potuto andare da un'altra radio a proporre il format, visto che i contatti non mi mancano. Chiaro. Adesso diventa un po' complicato.

Su X avviene uno scambio emblematico con Simone Pillon, che accusa la sinistra di averla cacciata e lei gli risponde che questa volta la sinistra non c'entra nulla.

Preciso che Pillon non ha alcun tipo di responsabilità. Però ancora una volta io cerco di essere oggettivo, in questo caso la sinistra non c'entra assolutamente nulla. Non mi ha criticato alcun esponente UsigRai, che pure me ne ha fatte vedere di ogni colore in questi due anni.

Ha avuto modo di capire se ci sarà un programma nello stesso spazio?

Da quello che mi hanno detto, pare che al posto di Giù la maschera ci sarà un programma di benessere e salute. Si tratta di una voce che mi è giunta, non ho conferme.

Essendo stato presidente Rai, cosa pensa del fatto che l'azienda non abbia una presidenza da lungo tempo? Questa irritualità la rende un'azienda più debole?

Quella è una vicenda in realtà squisitamente la politica. Al tempo la mia nomina fu un tormento proprio per questo, ma si tratta di una cosa legata a giochi politici tra governo e opposizione e oggi si è creata una situazione di stallo in cui nessuno dei due vuole mollare per principio. A me spiace che Simonetta Agnes, che conosco ed è una persona dignitosa che sarebbe ottimo presidente, alla fine è vittima innocente di questo scontro politico. Non vedo però una correlazione con la cancellazione del mio programma.

L'ingerenza della politica in Rai non è più notizia d'altronde.

Quel che noto, purtroppo con crescente preoccupazione, e lo dico proprio da ex presidente che ha a cuore le sorti dell'azienda, è che le forze politiche abbiano un'influenza, addirittura gestionale, che continua a crescere. Alla fine tu devi pensare al fatto che la tua azienda deve fare le scelte editoriali strategiche giuste e valorizzare le sue migliori risorse, se prevalgono le logiche, i ragionamenti e gli interessi dei partiti l'azienda si si impoverisce.

D'altronde la risposta di qualcuno potrebbe essere che è sempre stato così, anche quando il presidente era lei. 

Sono stato nominato quando c'era il governo gialloverde, poi sono stato presidente con il governo giallorosso e ho finito che c'era il governo Draghi. Ho visto tre governi diversi all'opera. Da parte di tutti i governi c'è questa tendenza a entrare dentro le vicende della Rai. Oggi mi sembra che però si sia andato oltre l'immaginabile.

Che progetti ha adesso?

Sto elaborando qualcosa di mio che annuncerò al momento giusto, non non rimarrò con le mani in mano. Quello che è successo è anche un insegnamento per me.

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