Leo Di Bello: “Champions Night unisce sport e intrattenimento. Il conduttore è un mestiere bellissimo ma non può farlo chiunque”

Leo Di Bello ha 42 anni, diciannove dei quali passati in televisione. È entrato a Sky a 23 anni e da allora non si è più fermato: Europa League, Conference League, Champions Night su TV8 con Sarah Castellana e la Gialappa's Band, Sky Sport 24 Night su Cielo, e poi RDS dove parla di musica e cinema. Un curriculum solido, costruito "a bottega" come i vecchi mestieri artigianali. Eppure quando gli chiediamo qual è la versione di sé che vorrebbe essere tra cinque anni, la risposta è sorprendentemente aperta: "Spero di avere ancora occasioni per portare avanti il mio talento".
Occasioni. È una parola che torna spesso nella nostra conversazione, in questa lunga intervista con Fanpage.it, insieme a un'altra: competenza. Leo crede ancora nel valore del lavoro, dello studio, della preparazione. Crede che il conduttore faccia la differenza con "la sua presenza fisica, la sua personalità, il suo carisma". E crede che in un momento di cambiamento tra web e televisione lineare ci sia spazio per chi ha idee. "Le idee non si comprano al mercato", dice. "Le idee arrivano da chi ha creatività".
Champions Night è diventato un riferimento per gli appassionati di calcio e spettacolo. Siete ripartiti con una nuova stagione: c'è Sarah Castellana, c'è la Gialappa's. Non c'è più Max Giusti, ma avete trovato sulla strada un super Ubaldo Pantani.
Innanzitutto siamo molto orgogliosi del percorso che stiamo facendo. Quello che era nato come un esperimento, anche formativo per me dal punto di vista dell'intrattenimento, è diventato un progetto vincente perché unisce sport e intrattenimento. Unisce la competenza e la qualità calcistica top nel racconto della Champions – fatto sì di immagini ma anche di approfondimento veramente di grande livello, contraddistinto dal marchio Sky. Tutti lo riconoscono: da quando Sky Sport è nata nel 2003, Sky sa raccontare gli eventi in maniera veramente unica. Non era facile trovare la chiave giusta, ci siamo riusciti fin da subito, fin dall'anno scorso. Adesso siamo molto più rodati. Con la Gialappa's siamo riusciti a unire sport e intrattenimento, e la chiave dell'intrattenimento si inserisce in un'armonia molto bella che si è creata nel programma. Siamo una squadra – sembra banale dirlo ma è così – e quando c'è un ottimo rapporto fuori dal set, in onda questa cosa si vede e si nota. La nostra forza vera è il clima molto bello che si crea tra gli ospiti, i Gialappa, Ubaldo Pantani. Il talento di ciascuno va a essere vincente dentro il lavoro della squadra. Il livello che abbiamo raggiunto è molto molto alto.
È un grande esperimento anche per te, che sei un conduttore generalista, non sei solo un conduttore sportivo. Vieni dalla radio, sei tuttora impegnato con RDS. Champions Night ti consente in qualche modo di sperimentare e misurare quello che potrebbe essere il Leo Di Bello di domani?
Sì, guarda, sono quattro anni che collaboro anche con RDS, poi c'è TV8 e anche la conduzione su Cielo con Sky Sport 24 Night. Sono tutti format che ti permettono di approcciarti a un pubblico diverso, un pubblico generalista, quindi ovviamente differente rispetto a quello di Sky Sport. Mi piace, mi piace da sempre. Sono molto affascinato dall'intrattenimento. Credo che anche lo sport e il calcio siano intrattenimento: non è soltanto puro lavoro giornalistico di informazione, perché una persona si può informare in tanti posti e in tanti modi, anche con i nuovi media.
Siamo in un'epoca di ibridazione dei contenuti?
Assolutamente. Io credo che sempre di più siamo chiamati a mischiare qualcosa. Le persone hanno bisogno di avere dei riferimenti che li tengono anche compagnia. Noi siamo anche compagnia alle persone: a volte parli di calcio, in radio parlo di molto altro – dal cinema alla musica a tutti i miei interessi. Fare intrattenimento è un lavoro, è la cosa che mi piace. Lavorare con i Gialappa, con Ubaldo Pantani, con persone che lo fanno da tanti anni, per me è un insegnamento. Capisci che chi fa intrattenimento crea proprio un prodotto. È un lavoro differente rispetto a quello della cronaca giornalistica sportiva. Sono ancora magari all'inizio di questo percorso, ma ripeto: è un percorso che mi affascina e mi piace, anche per il futuro.
Stando invece al percorso delle italiane in Champions: come vedi le squadre impegnate? Qual è quella che secondo te può arrivare agevolmente agli ottavi?
L'Inter ha fatto due finali negli ultimi tre anni, quindi va assolutamente considerata. Chivu si è dimostrato un allenatore intelligente. L'Inter arriva in questa Champions con ambizioni importanti perché la squadra è molto forte, i giocatori sono molto forti. Il Napoli si sta misurando sul doppio impegno campionato-Champions. Anche Conte è curioso di capire come reggerà, come affronterà la squadra questo doppio impegno. È chiaro che l'infortunio di Kevin De Bruyne, che è un infortunio serio, un po' incide, anche se la qualità della rosa è forte, di primo piano per il mercato che hanno fatto. Sull'Atalanta bisogna fare i complimenti a Juric. È chiaro che l'Atalanta dopo 9 anni con un altro allenatore un po' di fatica se la immagina a livello di società, nel senso che deve aprire eventualmente un nuovo ciclo, quindi bisogna avere un po' di pazienza.
E poi c'è la Juventus.
La Juventus invece ha un grosso punto interrogativo. Adesso vediamo chi arriverà a prendere il posto di Tudor. La Juve vive un momento storico molto particolare e i suoi tifosi aspettano di ritrovare una Juve competitiva dopo anni che non riesce a esserlo. Giustamente hanno voglia di ritrovare certe vittorie e questo mette pressione all'ambiente. La dirigenza deve essere brava adesso a trovare una strada sulla quale crescere, in cui credere, perché sta cambiando un po' troppo la Juventus in questi ultimi anni e quindi fa fatica a risollevarsi e a riproporsi.
Parliamo della finestra che hai su Cielo con Sky Sport 24 Night.
Sky Sport 24 Night è una cosa interessante perché è una prima finestra per il pubblico generalista. Ha una grande responsabilità nella presentazione di tutto il pacchetto, di tutto il progetto di Sky Sport. È un'edizione in seconda serata, siamo all'inizio, però secondo me è una cosa che può crescere in prospettiva. È un primo passo che Sky fa verso la TV generalista per iniziare a far capire un po' a tutti – lo facciamo già anche su TV8 – la completezza della nostra offerta. Noi siamo la casa dello sport: non solo il calcio e la Champions, siamo tanto altro – basket, tennis, e tanto altro. Raccontiamo tutto questo su Cielo in seconda serata. Nei giorni di Champions facciamo anche vedere tutti i gol della Champions League.
Ieri è terminato il Festival dello Spettacolo. Sei stato protagonista sia con un panel, ma eri lì anche per Sky Sport.
Ho condotto un panel con Stefano Borghi che presentava il suo lavoro "90/10", una trasmissione on demand dove racconta le storie dei più grandi della storia del calcio. Presentava la puntata su José Mourinho, raccontando gli inizi della carriera di Mourinho al Porto. Stefano devo dire che è veramente la fotografia della competenza: chi ci arriva col lavoro, con lo studio. Un ragazzo che guarda 30 partite a weekend. Ero veramente affascinato, ha fatto un panel molto molto interessante. Poi ho intervistato per Sky Sport 24 diversi personaggi: da Gerry Scotti a Fabio Fazio, con cui abbiamo parlato di Sinner, dell'importanza di Sinner come orgoglio italiano per il nostro paese. Ho intervistato Carlo Conti, un pochino preoccupato come tutti i tifosi della Fiorentina per questo inizio di stagione, e Stefano De Martino, appassionato tifoso del Napoli. Ho incontrato persone che uniscono le mie passioni: lo sport e l'intrattenimento. Il Festival dello Spettacolo è stato molto riuscito e c'è stata una bella risposta della gente.
È un momento dove il settore si guarda anche negli occhi e si dice dove si va, cosa si fa. Sotto questo aspetto cosa hai rilevato?
Io credo che sia un momento storico per la televisione, questo vale per tutti. Chi si occupa di comunicazione – e qui a Sky abbiamo veramente i top da questo punto di vista – dovrebbe essere interessato. Adesso c'è un'offerta molto varia, si può scegliere di dedicare il proprio tempo a tantissime cose su tantissime piattaforme. Fa la differenza la competenza, il lavoro, lo studio, la preparazione, l'interesse di quello che proponi. Quindi la qualità del prodotto – intesa anche come immagine, perché Sky trasmette un'immagine di qualità video – ma anche qualità di racconto, dei professionisti che raccontano lo sport. Questo vale anche nell'intrattenimento. Siamo in un momento di cambiamento tra web e televisione lineare. Io credo che sia un momento invece molto interessante per chi ha delle idee. Le idee non si comprano al mercato, le idee arrivano da chi ha creatività. Vedo tanti conduttori anche giovani adesso che vengono lanciati e penso che, a differenza di chi crede che la TV sia morta – tutti questi soliti discorsi che si fanno – invece ci sia spazio. Io continuo a credere, sono un po' della vecchia scuola in questo, che un'idea vincente abbia bisogno di poche parole per essere presentata. Se c'è un'idea vincente, l'idea prima o poi arriva. C'è bisogno, in questa fase di cambiamento, di intercettare anche il cambiamento dell'interesse del pubblico, che è un po' diverso rispetto a quello di qualche tempo fa.
Classe 1983, hai festeggiato 42 anni pochi giorni fa. È una generazione di eterni giovani?
Io ho iniziato a fare questo lavoro a 19 anni e sono entrato a Sky a 23 anni, quindi sono 19 anni che faccio TV. Mi sento più ‘vecchia guardia' che giovane. È chiaro che nel frattempo – social, altre piattaforme, la pandemia in mezzo – è stata proprio rivoluzionata la comunicazione.
Sei praticamente entrato ‘a bottega', come si faceva una volta con i mestieri artigianali. Perché poi, questo è un po' un mestiere artigiano, no?
Che bella definizione! Mi piace tantissimo. Io credo in questa cosa. Credo ancora nella TV artigianale. È una TV che continua ad affiancarsi ai format storici e vincenti – come Pechino Express, X Factor, MasterChef. Credo che Sky abbia tra i migliori programmi di intrattenimento in questo momento. Dall'altra parte, siccome credo ancora nel lavoro del conduttore – che spesso viene un po' sottovalutato nella televisione di oggi – io credo che faccia la differenza con la sua presenza fisica, la sua personalità, la sua competenza, il suo carisma. Credo che veramente la figura del conduttore sia in molti programmi ancora centrale. Per questo dico, non sottovalutiamo il ruolo e non lo facciamo fare a chiunque. Guarda Giorgia come è brava su X Factor: basta che arriva sul palco e il palco si accende. Il conduttore è qualcosa che possono fare in pochi, secondo me, perché sono quelli che hanno fatto un percorso per poi arrivare a essere all'altezza dell'evento che conducono. Quindi credo tanto nel lavoro del conduttore ancora oggi. Lo reputo un lavoro ancora moderno, ancora presente, ancora importante per la televisione.
Nel 2030, tra 5 anni: qual è la versione di te stesso che ti renderebbe più felice?
Continuare a lavorare, a migliorare la mia conduzione, ad ampliare i miei interessi, a fare cose che mi piacciono. Noi siamo dei privilegiati. Io dico sempre che facciamo un lavoro stupendo: raccontiamo il calcio, raccontiamo lo sport, anche a RDS tutto quello che è la mia passione – la musica, il cinema. Riesco a raccontarle. Ecco, crescere in questo percorso. Si dice che la fortuna sia il talento che incontra l'occasione. Spero di avere ancora altre occasioni per portare avanti il mio talento e il percorso che sto coltivando. Spero di poter fare ancora gradini, ancora passi in avanti – magari sempre dentro Sky e sempre con delle idee vincenti. Io credo che uno nella vita non debba avere 100 idee: basta a volte una vincente, un paio vincenti, quelle che poi ti aiutano a crescere. Sono già molto contento di quello che faccio. Tra 5 anni, se mi immagino, credo di poter aver ancora lavorato sulla qualità del mio lavoro di conduttore, perché non si finisce di imparare. Quando guardo i grandissimi – da Fazio a Gerry Scotti – vedi che hanno ancora quell'entusiasmo, quella voglia di mettersi in gioco. Questo è un lavoro che impari guardando gli altri, guardando i più grandi. Non è un lavoro che impari andando a scuola: è un lavoro che impari un po' facendolo e un po' guardando chi è più bravo di te. Spero di continuare su questa strada, di avere ancora occasioni per crescere.
Visto che hai nominato Gerry Scotti: la prima serata sta modificando il suo canone, l'Access Prime Time sta diventando la nuova prima serata, un po' come era una volta. Tu sei d'accordo con questa idea?
L'unica cosa che posso dirti è che mi hanno insegnato che quando una cosa funziona in televisione non bisogna toccarla. Anzi. Che sia Affari Tuoi o La Ruota della Fortuna o un programma che funziona, sul programma bisogna continuare a credere perché evidentemente alla gente piace. Il programma sta andando alla grande e non bisogna toccare le cose che funzionano. Anzi, bisogna cavalcarle e capire il perché del successo che hanno. Poi, se si chiama prima serata o si entra in seconda serata, sui termini secondo me poco cambia. È una questione terminologica. Evidentemente in questo momento il ruolo delle famose prime serate ce l'hanno questi due programmi. Hanno una risposta importantissima dal punto di vista degli ascolti, quindi vanno sostenuti.