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Claudio Lippi: “Fatemi tornare in TV, non pretendo i milioni di De Martino. L’amore a 80 anni, le paure e la lite con Fiorello”

Intervista a Claudio Lippi. Il conduttore, che oggi ha 80 anni, vorrebbe tornare a fare televisione. Non pretende un compenso milionario come quello di Stefano De Martino, di cui apprezza il talento, ma chiede di essere ancora riconosciuto come una risorsa: “Il pubblico per me è vita”. Lippi, poi, traccia un ritratto intimo raccontando gioie e dolori della sua intensa vita: la carriera, la malattia e l’amore ritrovato con la ex moglie.
A cura di Daniela Seclì
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Intervista a Claudio Lippi, il conduttore oggi ha 80 anni e racconta carriera e vita privata
Intervista a Claudio Lippi, il conduttore oggi ha 80 anni e racconta carriera e vita privata

Claudio Lippi ha compiuto 80 anni lo scorso 3 giugno. Il conduttore televisivo continua ad avere una granitica certezza: "L’unica dote che ho è che quando sono davanti alla telecamera mi si accende il gusto di comunicare qualcosa che faccia sorridere o riflettere". Vorrebbe tornare al suo lavoro: "Non pretendo compensi milionari come quelli di Stefano De Martino o di Amadeus, ma di essere ancora riconosciuto come una risorsa". Quando lo intervisto per Fanpage.it, mi chiede di dargli del tu e si racconta con grande generosità. Il risultato è un ritratto intimo e inedito del grande professionista che tutti conosciamo: l'amicizia con Fabrizio Frizzi cementata da "dolori" e "delusioni comuni", la lite con Fiorello, le partite di calcio con Raimondo Vianello, la frattura con Paolo Bonolis e il coraggio di lasciare Buona Domenica per opporsi a una deriva trash e volgare che lo metteva in imbarazzo: "Pier Silvio Berlusconi non mi riceve da allora". E poi il pubblico che per lui è vita e che rispetta a tal punto da avere attacchi di panico per il timore di deluderlo. Nella sua vita privata c'è l'amore ritrovato con l'ex moglie Kerima Simula su cui ironizza: "Ha avuto il coraggio di riprendersi questo rompico**oni. Noi uomini moriamo prima, la sto deludendo perché sono ancora vivo". Poi il ricordo della relazione con Luana Ravegnini. Per concludere un appello: "Fatemi tornare a fare una televisione che mi appartenga, da condividere con la gente comune".

Il 3 giugno hai compiuto 80 anni, che bilancio tracci? Sei un uomo sereno oggi?

Non credo di poterlo essere. La serenità non mi sembra che sia di questi tempi e la felicità è il battito d’ali di una farfalla, non dura, è qualcosa che non mi appartiene. Se hai un minimo di sensibilità, non puoi svegliarti al mattino, accendere la televisione, vedere le immagini delle stragi e delle guerre e essere sereno. Però mia figlia mi ha regalato la gioia di sentirmi chiamare nonno.

In fondo anche quella è felicità.

Quando sento la mia nipotina che dice: ”Nonnino, nonnino", temo per i miei bypass. Rischio di rimanerci secco (ride, ndr). Pensa che sui social sono già morto tre volte.

È capitato anche a te di leggere fake news sulla tua morte?

Sì, fanno il giochino: “Lutto in Rai, è morto Claudio Lippi”. Ma se si permettono di farlo è perché non si fa nulla per contrastarli. E allora io rispondo: "È vero, sono morto però sono sempre rinato. Se credete di ammazzarmi così, vi invito a farlo quotidianamente, mi allungate la vita”.

Claudio Lippi e la malattia: "Ho avuto un infarto e una pleurite essudativa"

Claudio Lippi oggi ha 80 anni, Foto di Melissa Fusari
Claudio Lippi oggi ha 80 anni, Foto di Melissa Fusari

Nel corso della tua vita hai affrontato seri problemi di salute.

Ho avuto un infarto, ho quattro bypass. Poi ho avuto una pleurite essudativa. Insomma, non mi sono fatto mancare niente.

Sono problemi che hanno lasciato degli strascichi? 

Ci convivo più che normalmente. Certo, ci sono stati dei tempi di recupero considerevoli soprattutto dopo i bypass. È difficile tornare ai ritmi di prima. Io giocavo a tennis singolo. Correvo da una parte all’altra. Ero una pippa, però non mollavo la palla. Sai, io ho anche giocato a pallone con Raimondo Vianello.

Raccontami.

La squadra si chiamava SaMo (da Sandra Mondaini, ndr). Lui si piantava come un albero meraviglioso e rigoglioso al centro del campo e dava le direttive. Aveva una sola pretesa, che la palla passasse sempre da lui. Rimane una persona che non dimenticherò mai. Come non dimenticherò mai Corrado, al quale devo quasi tutto quello che ho fatto.

Anche Silvio Berlusconi ebbe un ruolo decisivo nella tua carriera. Fu tra i primi a riconoscere le tue potenzialità.

All’epoca c’era solo mamma Rai, con lui è arrivato il papà. Mi sentii onorato di essere chiamato in Via Rovani. Mi disse: "Guarda che io ti sto seguendo, ho delle idee per te". Mi fece un’offerta generosissima. Credo che se fossi rimasto in Rai da allora a oggi ancora non avrei raggiunto quelle cifre. Per carità, non è stato l'unico motivo per cui ho accettato, però non diciamoci bugie. E poi credo che il ritorno economico a fronte di un valore professionale riconosciuto non sia reato.

Claudio Lippi fu tra i primi a opporsi a una TV trash e volgare

Fiorello, Paola Barale, Claudio Lippi e Maurizio Costanzo
Fiorello, Paola Barale, Claudio Lippi e Maurizio Costanzo

Sei stato protagonista dell’iconica Buona Domenica con Fiorello, Maurizio Costanzo e Paola Barale.

Maurizio Costanzo è stato il creatore di Fiorello. Ha visto in lui un grandissimo talento ma che andava un po’ inquadrato. Quindi lo ha aiutato tantissimo. Ho lavorato con Fiorello, talvolta faticosamente.

Perché?

Un giorno mi fece un cazziatone: “Io volevo farlo da solo questo programma”. Ho subito una serie di offese.

Riusciste a chiarire?

Sì, quella notte stessa mi chiamò e si scusò: “Scusami per oggi, sai ho avuto un momento”. Devo dire però che ha sempre rispettato Maurizio Costanzo. Oggi trovo che Fiorello abbia dimostrato di essere una mente geniale.

Nel 2006 hai fatto un gesto estremamente coraggioso. Hai lasciato Buona Domenica perché non approvavi la deriva trash e volgare.

Conduceva Paola Perego, capoprogetto era Cesare Lanza. Pensarono di introdurre il ring. Alla prima puntata i due contendenti erano Vittorio Sgarbi e Alessandra Mussolini. Due caratterini omologhi nel perdere il controllo. Fu imbarazzante. Anche Paola Perego mi sembrò imbarazzata, perché era impossibile intervenire. Io ho un’ammirazione smodata per Sgarbi e la sua cultura, ma quando prendeva un cachet, era un gettone messo in un jukebox, partiva in quarta.

Quindi cosa accadde?

Non aprii bocca per tutta la durata del ring. Sgarbi e Mussolini, poi, chiesero di non essere più invitati se c’era l’altro. Alla seconda puntata, invece, li invitarono, li misero in camerini separati e quando entrarono in studio si accorsero di essere di nuovo presenti entrambi. Si scatenò un inferno.

Come maturasti la decisione di andartene?

Sapevo che se fossi rimasto avrei taciuto per tutta la durata della trasmissione. Allora mi proposero: “Tu arrivi, fai la presentazione poi vai in camerino, ti guardi la puntata e 10 minuti prima che finisca, scendi e saluti”. Decisi di andarmene e di rinunciare al contratto. Dissi ai responsabili: "Io non sono capace, lo ammetto, di fare questo tipo di televisione. Per rispetto del pubblico”. Non l'avessi mai fatto. C'è chi si è imbestialito diffondendo voci che credo abbiano sensibilizzato Pier Silvio Berlusconi che non mi ha più ricevuto. È dal 2006 che non riesco a parlare con lui, anche se poi ho smesso di cercarlo.

Da qualche anno, Pier Silvio Berlusconi ha messo un freno al trash a Mediaset. Tu avevi indicato la strada vent’anni fa.

Visto che lo riconosce lo stesso Pier Silvio, quasi quasi, timidamente, mi viene da dire: “Mi riammettete nel circolo? Nel gruppo di quelli che hanno in testa cosa voglia dire una televisione non trash?” Mi farebbe piacere fare una chiacchierata con lui anche per chiarire se creda ancora a quanto si è detto 19 anni fa. Poi, per carità, io sono resiliente. Un infarto e quattro bypass non sono uno scherzo. Sono caduto e mi sono rialzato da solo perché odio la raccomandazione politica. Mi sentirei un fallito se fossi raccomandato.

Qual è la tua idea di televisione?

Quella che ho appreso da maestri come Corrado, Raimondo Vianello, Mike Bongiorno ed Enzo Tortora. Sai cosa diceva Corrado?

Cosa?

"Ricordati che quando uno accende la televisione è come se tu entrassi in casa sua. Sei suo ospite, quindi ben vestito, saluta, ringrazia e ricorda che è lui il padrone di casa, anche se ha la canottiera con la macchia di sugo”. A me questo è rimasto nella testa. Devi rispettare tutti come fossero principi.

Nonostante la lunga e riconosciuta carriera, vivi ancora il tuo lavoro con una certa ansia.

Ho tuttora attacchi di panico. Anche durante le serate, le feste di piazza. Forse perché sono un deficiente o ho un eccesso di sensibilità, sento una grande responsabilità nei confronti del pubblico e allora mi sento male, mi si appanna la vista, mi viene da vomitare, a volte ho avuto anche delle coliche infernali.

Al netto del senso di responsabilità, cosa ti intimorisce?

La mia è la paura di deludere la gente, ma non per incapacità ma perché non so chi ho davanti. Non so cosa si aspettino da me.

Hai dichiarato che non ti presentasti all’ultima puntata dell’edizione 2003-2004 di Domenica In perché non ti trovasti bene con Paolo Bonolis.

In realtà non ho problemi con nessuno dei miei colleghi. Quella volta accadde che per tutta l’estate Paolo mi chiese di partecipare a Domenica In: “Tu sai come si fa un programma con 5 ore di diretta. Potresti fare il maestro, il Grillo Parlante”. Gliene fui grato e dissi di sì. Poi non successe nulla di quello che era previsto. Io, Heather Parisi e Giancarlo Magalli eravamo dei figuranti, dei cartonati. All’ultima puntata dissi: “Non vengo, non sto bene”, ma non come gesto contro Paolo Bonolis, ma contro un meccanismo. Paolo, che è una persona di grandissima cultura e intelligenza, secondo me ha capito perché non stavo bene.

Ne avete parlato?

Dopo quattro puntate gli dissi: “Uno che fa il mestiere da più anni di te, può ridursi ogni domenica a non sapere se viene chiamato in causa o no? Se ho a disposizione 10 minuti, dammeli e fammeli fare”. Ma non è cambiato un cavolo (ride, ndr). Un mese fa l’ho incontrato in treno. Era seduto davanti a me. Ci siamo salutati ed è finita lì. È chiaro che è rimasta una frattura.

Tra te e Fabrizio Frizzi una grande amicizia.

Era un complice di dolori e di ingiustizie subite. Non ha mai ceduto alle sirene berlusconiane, anche quando è stato estromesso dalla Rai. Ha detto no a offerte milionarie. Io e lui siamo stati i conduttori più sorridenti, più rispettosi del pubblico da quando non ci sono più Corrado, Tortora e Bongiorno.

Stefano De Martino è tra i nomi di punta della Rai di oggi. Ritieni sia destinato a restare come te e i grandi nomi del passato?

I presupposti sono positivi, ma sarebbe sbagliato fare previsioni legate a un futuro che non conosciamo. De Martino di oggi è, nell'accezione popolare, un po’ l'erede di Corrado, di Frizzi, è una persona alla mano come loro. Ha avuto due momenti magici per chi ha talento. Ha ereditato Stasera tutto è possibile e Affari tuoi da Amadeus, facendolo dimenticare. Gli riconosco l’onestà, è rimasto con i piedi nella sua Napoli. A chi non nasce in una famiglia ricca, spesso scatta una molla di rivalsa per cui passettino dopo passettino riesce a dimostrare di avere talento.

Claudio Lippi, l'amore finito con Luana Ravegnini e ritrovato con Kerima Simula

Claudio Lippi a sinistra con Luana Ravegnini e a destra con Kerima Simula e la figlia Federica
Claudio Lippi a sinistra con Luana Ravegnini e a destra con Kerima Simula e la figlia Federica

Sei nato in una famiglia benestante, poi hai perso tutto perché tuo padre fu vittima di un raggiro, hai riguadagnato i soldi lavorando, ma nel 2016 hai dichiarato di non avere niente. Qual è il tuo rapporto con il denaro oggi?

Posso dire che io non vendo la mia dignità, non commercio la mia dignità e non lavoro contro la mia dignità a beneficio di un compromesso economico.

In passato hai espresso la tua stima per Giorgia Meloni. Pensi di avere subito pregiudizi per questo?

Premetto che trovo che non sia proprio così democratico non poter più esprimere un parere, ma ti racconto come andarono davvero le cose.

Prego.

Poco dopo la nomina a Presidente del Consiglio, mi congratulai con Giorgia Meloni, che avevo avuto modo di conoscere. Non ho parlato di amicizia, casomai di disponibilità e di confronto. In quell’occasione dissi anche che tutti esultavano per la nomina di una donna a Primo Ministro e nessuno si chiedeva: “Come mai abbiamo avuto un Presidente del Consiglio donna solo nel 2025?”. Questo ho detto, ma è stato travisato. Per il resto sono tendenzialmente anarchico, perché credo che la verità non sia né a destra, né a sinistra. Sta nel mezzo.

La tua ex compagna Luana Ravegnini ha dichiarato di esserti grata e ha spiegato che tu la lasciasti perché consapevole di non poterle dare la famiglia che desiderava.

Lasciarci fu una scelta sofferta, forse più da lei che da me. Ma ciò non significa che non abbia sofferto anch’io. Tuttavia erano passati alcuni anni e la mia figura sarebbe stata più vicina a quella del nonno che del padre. Inoltre, non avevo questo istinto così forte di paternità. Le dissi che avevo già una famiglia, avevo disseminato due figlie con due madri diverse. Già ho avuto difficoltà a essere padre della prima. Poi con la separazione e il divorzio, ho avuto il senso di colpa della seconda. Non potevo farne un terzo, sarei morto di sensi di colpa.

Oggi vivi con Kerima, la tua ex moglie. Vi siete ritrovati.

Ha avuto il coraggio di dire: "Me lo riprendo questo rompicog**oni”. Abbiamo deciso di tornare a convivere. Il divorzio mi era pesato molto, mi sono accusato di tutto. Abbiamo ancora due caratteri totalmente opposti, ma mi sono reso conto dell’importanza dell'accettazione di un carattere irritante. E io lo sono più di lei, perché sono metodico, preciso, un rompiballe. E poi russo come un orso. Mia moglie ha rasentato la nevrosi totale. Adesso non mi sente più perché abitiamo su due piani diversi.

Nel vostro caso è un po’ come quegli amori di cui canta Venditti che fanno giri immensi e poi ritornano.

Dopo il divorzio abbiamo mantenuto un rapporto da genitori perché nostra figlia non poteva diventare uno strumento di contesa. Poi sono passati gli anni. Mi sono guardato allo specchio e ho detto: "Ma sono io? Ho lo sguardo di un uomo maturo”. Ho iniziato a pensare a quello che dovevo fare, non a quello che mi veniva di fare. Quella stessa solitudine, che prima apprezzavo, è una delle cose che mi ha portato a ricostruire il rapporto. Anche perché per 13 anni abbiamo accettato tutte le caratteristiche – che qualcuno chiama difetti – l’uno dell’altro. Passano gli anni, vedi la vita che si accorcia e ti rendi conto che è il momento di fare scelte diverse.

Hai chiarito di non avere alcuna intenzione di andare in pensione.

Io non avrei neanche nessuna intenzione di finire in una bara (ride, ndr). In questo momento sto lavorando su un concetto sul quale costruire una serie di progetti radiofonici e televisivi. È un’analisi su quanto sia doloroso rinchiudere – senza nulla togliere alle RSA – dei genitori anziani che vorrebbero esercitare il sacro diritto di morire nel loro letto. Nonostante i miei 80 anni, credo ancora che ci siano iniziative positive e importanti da portare avanti.

Vuoi affidarmi un’ultima riflessione?

Vorrei fare un appello a chi ritenga di poter valutare una risorsa inutilizzata in questo momento perché il rapporto con il pubblico per me è vita. La mia vera ambizione è tornare davanti alla gente. Che sia Rai, Mediaset, Discovery o la piazza. Dove c'è una telecamera per me è televisione. Certo, non pretendo compensi milionari come quelli di Stefano De Martino o di Amadeus, ma che mi si paghi l'esperienza e che si consideri che sono ancora una risorsa. Non è la carta d'identità che dichiara le capacità. È il cervello che conta, non l'età. Quindi quello che io chiedo è di fare una televisione che mi appartenga e che possa condividere con la gente comune che per me è più importante dei cosiddetti vip.

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