Caterina Balivo: “TeleMeloni? In Rai ho libertà totale. La Tv è piena di talk sulla cronaca perché mancano i soldi”

“TeleMeloni? Nessuno mi ha mai detto chi invitare o cosa evitare”, racconta Caterina Balivo, conduttrice de La volta buona su Rai 1. Racconta del ritorno con una fascia quotidiana dopo un momento di fermo: “Ero diversa, penso che anche il pubblico abbia faticato a riconoscermi”, dei dati di ascolto che “sono il faro ma bisogna saperli leggere” e della tv di oggi alla quale “mancano i soldi, non si spiegherebbero altrimenti tutti quei talk sulla cronaca con pseudo politici a coprire le poltrone”.
A cura di Eleonora D'Amore
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"TeleMeloni? In Rai ho libertà totale, come l'ho sempre avuta d'altronde", così Caterina Balivo ospite nella redazione di Fanpage.it, parlando del suo lavoro sulla Tv di Stato alla conduzione de La volta buona.Volto di punta del pomeriggio di Rai 1, rivendica la sua indipendenza e il suo modo di fare televisione: "In tre anni non mi è mai stato chiesto né di evitare un argomento né di non invitare qualcuno" e descrive il modo in cui è tornata nella pomeridiana: "È stato un ritorno a casa, ero cambiata, più donna e consapevole, penso che anche il pubblico abbia faticato a riconoscermi".

Spazio poi a una riflessione sulla tv di oggi che è "piena di talk sulla cronaca perché mancano i soldi, i programmi belli sono quelli che hanno idee ma anche budget" e sugli ascolti tv che insieme allo share "sono il faro ma bisogna saperli leggere". Non manca la ferita più profonda, quella legata al ritorno al lavoro subito dopo la nascita della secondogenita Cora: "Mi hanno giudicata solo perché volevo tornare a fare un programma che avevo costruito. Mi sono sentita tradita".  La sua volta buona "è fare il lavoro che amo, da quando ho 14 anni. È il vero lusso, oggi", ha aggiunto.

Intervisti ogni giorno tanti personaggi, ora come ci si sente a stare dall’altra parte?

Malissimo! (ride, ndr) C’è sempre quel misto di timidezza e imbarazzo, ma ogni tanto anche la voglia di raccontarsi.

Partiamo dall’inizio: siamo nel 1999, Miss Italia. 

Sì, c’è la partenza da Aversa per questo sogno, ma era più un modo per andare via dal contesto familiare e avere la mia libertà. È stato un viaggio molto divertente, bello, tenero. Ho un ricordo dolce di quel periodo.

Sei la conduttrice de La volta buona, uno dei volti di punta del pomeriggio di Rai 1. Nel tuo percorso televisivo, il pomeriggio è tornato spesso: Festa italiana, Vieni da me, Detto fatto, Pomeriggio sul 2. Perché questa fascia oraria ti corrisponde di più?

La televisione è molto abitudinaria. Ho iniziato a 25 anni con quella fascia e me la porto dietro, è prestigioso avere una quotidiana. Nel bene e nel male io sono così, anche in altri format o orari, resto fedele a me stessa e questa cosa va al di là dei programmi che conduci.

Cosa ha significato prendere il testimone da Serena Bortone?

In realtà non l’ho vissuto come una staffetta. Avevo già condotto “Festa italiana”, “Pomeriggio su due”, “Detto fatto”, “Vieni da me”, per me è stato solo un ritorno a casa.

Quali erano le tue intenzioni tornando a casa?

Sicuramente ero cambiata. Tre anni lontano dalla quotidiana sono tanti e in quei tre anni mi sono successe tante cose, belle e brutte, ero diversa come donna e come conduttrice. All’inizio forse hanno faticato a riconoscermi con quella che ero prima.

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Com'è stato questo cambiamento?

Non ero più sbarazzina, ero più diretta, più donna. Anche il look era cambiato. Probabilmente se non me ne fossi andata in quei tre anni, avrei vissuto il cambiamento con il pubblico, invece sono tornata diversa.

Qual era la tua visione su quel contenitore pomeridiano?

Intrattenere, far riflettere e sorridere, non raccontarsela troppo. A quell’ora ci sono pubblici diversi, mi piace dare spazio anche a chi non ha voce nel mondo dello spettacolo, raccontare storie di vita vera.

C’è un genere di programma che ti piacerebbe fare ma ancora non hai fatto?

Ti potrei rispondere il game show, ma con Lingo l’ho fatto. Allora ti dico che lo rifarei, perché mi è piaciuto molto.

Punti all’access? Abbiamo Stefano De Martino in rampa di lancio verso Sanremo, si libera un posto ad Affari Tuoi (ironica, ndr) …

No guarda non punto a niente, mi tengo quello che ho (ride, ndr)

La Rai è spesso sotto la lente per il clima, politico e di conseguenza anche televisivo. Si parla sempre più di frequente di una Tele Meloni: secondo te è reale come descrizione o ti trovi in disaccordo?

Ti porto la mia esperienza: in tre anni non mi è mai stato chiesto né di evitare un argomento né di ospitare o non ospitare qualcuno. Abbiamo totale libertà con gli autori, mai ricevuto segnalazioni di nessun tipo. Questa libertà mi piace tantissimo e soprattutto è una cosa che se io ripenso agli altri anni, è sempre stato così, non è una novità. Però questo in base al mio vissuto, dipende anche dal tipo di programma.

Qual è stata la critica che ti ha fatto più male e quella che era talmente immotivata che ti ha fatto quasi sorridere?

Mi colpisce sempre la grandissima attenzione che hanno alcuni giornalisti su cose che poi che generano like e condivisioni. Ho capito che il mio nome fa girare in rete e quindi usatemi, che vi devo dire. Molte volte le persone hanno bisogno di quello specchietto per splendere.

Ci sono state critiche davvero lesive invece?

Sì e ho agito per vie legali.

C’è una critica che ti ha fatto male ma è stata costruttiva?

Ricordo che Aldo Grasso una volta scrisse che mi vedeva meglio nel quadrilatero della moda che a condurre il programma Monte Bianco. All’epoca ci rimasi male ma, ripensandoci, lo sai che aveva ragione? (ride, ndr)

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L’Auditel, croce e delizia di ogni conduttore. Che rapporto hai con gli ascolti e con la costante gara con la concorrenza?

Sono competitiva, vorrei vincere sempre. Ma so che il pomeriggio Rai è una fascia complicata: la concorrenza è fortissima e Canale 5 ha un palinsesto stabile da 25 anni, da Beautiful a Uomini e Donne. In Rai, invece, quella fascia è sempre cambiata.

Sei soddisfatta del risultato de La volta buona?

Alcune volte mi dico che potevamo fare di più, poi però penso a tante variabili: c'è il mancato traino, la concorrenza interna di Rai 2 con i pubblici che si sovrappongono, Rai 3 che è altissima finché arriva il TGR, e infine a Mediaset non solo hai la programmazione di Canale 5 ma c'è anche Rete 4 con Forum al mattino che è un grande concorrente. Insomma, bisogna analizzare i dati con onestà: lo share resta il faro, ma va letto nel contesto.

Come riesci a coniugare la vita privata con un lavoro fatto di ritmi serrati e curve?

Vivo per slot orari. Ho un’agenda fitta: lavoro, impegni familiari, scuola dei bambini. Ogni cosa ha la sua casella. Periodi di apnea e periodi di respiro, devi surfare sull’onda, altrimenti anneghi.

Hai due figli, di 13 e 8 anni. Hai scelto di non mostrarli sui social. Da cosa hai sempre voluto proteggerli?

Più che protezione, è libertà. I miei genitori ci hanno sempre fatto vivere come persone indipendenti. Non voglio togliere questa libertà ai miei figli, che già hanno due genitori riconoscibili. Non voglio che abbiano uno “storico non richiesto” online.

Caterina Balivo con il marito Guido Maria Brera e la figlia Cora
Caterina Balivo con il marito Guido Maria Brera e la figlia Cora

In tv ti sei commossa ricordando quando, dopo la gravidanza, ti hanno criticata per essere tornata presto al lavoro.

Sì, è passato tempo ma non dimentico. Condividere una gioia, come la nascita di una figlia, non è per tutti. Mi hanno giudicata solo perché volevo tornare a un programma che avevo costruito. Mi sono sentita tradita.

Come donna, ti senti ancora esposta a critiche feroci solo su determinati temi o in generale?

Sono cresciuta in una famiglia di donne e abbiamo sempre sostenuto il girl power ma la realtà è diversa. La donna è massacrata a prescindere, perché è ancora vista come colei che deve crescere i figli e farlo pure bene. Per fortuna le continue battaglie stanno portando frutti e di questo sono molto contenta, soprattutto per le bambine di oggi che saranno le donne di domani.

Quali strumenti abbiamo per superare queste disuguaglianze?

Per me esistono persone, non uomini o donne, ma certo che avverto la differenza di trattamento. Personalmente, ho abbassato il mio livello di aspettativa. Ho imparato che non tutti reagiscono come me o come vorrei e questo non significa necessariamente essere deboli. Forse è la maternità che me lo ha insegnato, il vedere la diversità nei miei figli mi ha attivato un'empatia maggiore con l'esterno.

Sui social hai oltre un milione e mezzo di follower. Come gestisci un rapporto così impegnativo senza snaturarti?

Con rispetto, sia per chi mi ama che per chi mi critica. Tutti vorremmo piacere a tutti, ma non è possibile. Uso il blocco solo quando si supera un limite.

Dopo la maternità hai detto di esserti sentita tradita.

Sì, perché improvvisamente la gioia di essere madre è diventata un motivo di condanna, come se una donna dovesse per forza restare a casa. Quella è stata una ferita profonda.

Come gestisci la vulnerabilità nei confronti anche di perfetti sconosciuti?

Resetto. È la mia fortuna genetica. Soffro oggi, ma domani per me è un altro giorno. Non dimentico, ma resetto.

Quando ti sottrai a tutto questo, cos'è la solitudine per Caterina?

È una donna chiusa nella sua stanza, sul letto, con un libro. Porta chiusa a chiave, telefono in modalità aerea. Non ho la tv in camera, ne abbiamo solo una in casa. È un momento sacro di solitudine e silenzio.

Una sola tv?

Sì, l'ho messa in soggiorno e la viviamo come rito collettivo, di aggregazione familiare. Ho anche messo un tavolo da ping pong al posto di un divano perché bisogna creare dei momenti per stare insieme altrimenti ognuno fa la sua vita.

Da spettatrice, che idea hai oggi della televisione italiana?

Si vede che mancano i soldi, non si spiegherebbero altrimenti tanti talk sui casi di cronaca, anche con pseudo politici, quelli di un tempo, per coprire le poltrone in studio. Non costano, non tutti sono pagati per parlare di persone che non ci sono più o di fatti di attualità o di politica, il budget è molto basso. I programmi belli sono quelli che possono permetterselo.

Tipo?

Beh, Ballando con le stelle, Tale e quale show, Tu sì que vales, This is me.

Sembra un non crederci più nella tv, anche come proposta culturale al Paese.

Ci sono ancora milioni di persone che la guardano, nell'access abbiamo più di dieci milioni di persone che si dividono la fetta. La televisione quindi non è finita.

E perché non si investe per creare ancora bellezza in tv?

Non sono un amministratore delegato, non lo so (ride, ndr)

Nella vita e nel lavoro, la tua “volta buona” è già arrivata o deve ancora arrivare?

La mia volta buona è fare il lavoro che amo, da quando ho 14 anni. È quello che auguro ai miei figli. Perché avere un lavoro che ti appassiona è il vero lusso, oggi.

Quindi si può dire che la tua realizzazione professionale si riflette anche nella sfera privata?

Happy wife, happy life: è tanto vero eh.

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