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Beatrice Venezi: “Le donne sono pagate meno degli uomini, questo è sessismo”

Beatrice Venezi, in una intervista a Libero Quotidiano, spiega che le donne sono pagate il 37% in meno rispetto agli uomini nelle arti performative: “Questo è sessismo praticato”.
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Beatrice Venezi, il "Maestro" di musica classica, si racconta in una intervista a Libero Quotidiano, con un focus rispetto alle grandi problematiche che ci sono nel mondo delle arti performative e alla differenza dei salari tra gli uomini e le donne: "Le donne sono pagate il 37% in meno, questo è sessismo praticato".

Le parole di Beatrice Venezi

Come è noto, Beatrice Venezi ha da sempre scelto di farsi chiamare "Maestro" e "Direttore", in modo neutro. L'intervista verte anche su questo aspetto:

Parto dal principio del titolo accademico. L’ unico titolo che esiste per chi si diploma in direzione d’orchestra è Maestro che prescinde dal genere. Non esiste, allo stato attuale, il titolo di Maestra. Poi credo sia molto più forte l’idea di un termine utilizzato in maniera neutra per indicare una professione. Trovo che la declinazione secondo il genere segni già una differenziazione legata a una condizione più che alle reali qualità e al talento che sono invece gli unici elementi che dovrebbero contare in ambito professionale. A chi mi dice che il neutro non esiste in italiano, rispondo che esisteva in latino e nella nostra lingua è stato assorbito nel maschile inclusivo.

È da questo aspetto che Beatrice Venezi si fornisce l'assist per parlare delle differenze di salario tra uomini e donne, ancora molto marcate nell'ambiente:

Giusto stamattina leggevo un articolo su una rivista inglese che le donne nel settore delle performing arts sono pagate in media il 37% in meno degli uomini. Direi che si tratta di sessismo praticato. Ed è più grave del caso singolo.

La passione per la musica classica

In una lunga intervista a Fanpage.it, Beatrice Venezi aveva raccontato di come è nata la passione per il suo lavoro: "È partita in maniera quasi casuale avvicinandomi al pianoforte. Io non vengo da una famiglia di musicisti, ma c'era questa signora che dava lezioni di pianoforte nella mia scuola elementare ed è così che mi sono avvicinata allo strumento, dopodiché è stato quasi un processo naturale, è stata un po' una necessità, è cresciuta in me una necessità di esprimermi con uno strumento diverso che è l'orchestra e poi piano piano, avendo l'opportunità, la possibilità di fare questo mestiere ho capito qual era la cosa che più mi affascinava di tutte, ovvero il dato umano, il fare musica insieme e il dover convogliare una serie di volontà, spiriti, verso un obiettivo comune".

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