video suggerito
video suggerito

Alina, concorrente 12enne al Sanremo di Baudo: “Mi difese in tv, ma in privato mai un confronto. Dopo il Festival finì tutto”

Intervista ad Alina Deidda, che nel 2003 partecipò al Festival all’età di dodici anni e nove mesi: “Le polemiche esplosero come una bomba ad orologeria. Fu tutto spiacevole, sia per me che per i miei genitori”. Oggi osteopata, Deidda racconta a Fanpage: “Avevo un contratto di sei anni con una casa discografica, ma svanì tutto. Rifiutai di fare X Factor”.
A cura di Massimo Falcioni
242 CONDIVISIONI
Immagine

La più giovane concorrente in gara al Festival. Sì perché Alina Deidda in quel marzo del 2003 aveva a malapena 12 anni e nove mesi. Ed era ancora più piccola nell’autunno precedente, quando prese parte a “Destinazione Sanremo”, che le assicurò il pass per l’Ariston nella sezione Nuove Proposte.

“Un sacco di cose non me le ricordo – confessa lei a Fanpage – ho a casa filmati e vhs, ma non ho mai rivisto i miei video. Vissi quel periodo con la spensieratezza tipica di quell’età”.

Classe 1990 e originaria di Viterbo, Alina aveva già alle spalle diversi concorsi: “Cominciai da piccolissima, partecipai al primo credo a sei anni. Mi piaceva tanto cantare e mia madre registrava la mia voce sulle musicassette. Andavo pazza soprattutto per i cartoni della Disney, sapevo tutti i brani a memoria”.

Una passione che la spinse ad effettuare dei provini dedicati proprio alle sigle dei cartoni animati: “Mi muovevo nell’ambito romano, ma una volta mi iscrissi ad una manifestazione in Piemonte dove trovai Cristina D’Avena. Puoi immaginare la mia felicità”.

Come arrivasti a “Destinazione Sanremo”?

Mi recai a Roma da un produttore per un provino sulle sigle, ma lui rimase colpito dalla mia voce dicendomi che avrei potuto fare dell’altro. Quindi propose ai miei genitori di iniziare a lavorare su un progetto differente e si presentò l’occasione del programma di Rai 2. In studio venne lo stesso Baudo.

Ti ritrovasti catapultata in tv.

Tutto accadde per mia volontà, nessuno mi obbligò. Ma a quell’età non hai determinate capacità di riflessione.

Venisti selezionata per il Festival, ma fino ad allora nessuno accese i riflettori sulla tua carta d’identità.

Esattamente. Le polemiche non esplosero a ‘Destinazione Sanremo’. Fu come una bomba ad orologeria che scoppiò durante il Festival. Una roba che vista con gli occhi di oggi mi fa parecchio arrabbiare, perché fino al momento in cui arrivai all’Ariston l’età non rappresentò un problema. Mi viene da pensare che facesse comodo per avere qualcosa di cui parlare.

La partecipazione di Deidda a Sanremo nel 2003, aveva poco meno di 13 anni.
La partecipazione di Deidda a Sanremo nel 2003, aveva poco meno di 13 anni.

Insorse persino il Moige.

Accadde un casino tremendo. Fu tutto spiacevole, sia per me che per i miei genitori, che all’epoca erano giovanissimi. E’ uno dei motivi per cui non amo rivangare il passato. Non sputo affatto nel piatto in cui ho mangiato. E’ stato bello e mi sono divertita, ma si respirò un clima spiacevole.

L’anno prima aveva partecipato e vinto Anna Tatangelo, di appena due anni e mezzo più grande. Ma devo confessarti che tu sembravi davvero una bambina. Forse il problema fu anche estetico.

Potresti avere ragione. Conoscevo Anna e i nostri genitori erano in contatto. Questa osservazione la feci pure io: ci passavamo solamente due anni. Non sembravo più piccola di quello che ero, penso che dimostrassi esattamente i miei 13 anni. Ma non mi feci truccare troppo perché non volevo sembrare più grande. Una scelta tragica, a quanto pare. Inoltre, sai cosa mi diede davvero fastidio col senno di poi?

Cosa?

Che pochi anni dopo in tv nacquero trasmissioni dedicate a bambini molto più piccoli di me che cantavano in prima serata. In quel caso nessuno si indignò. Rimasi scottata.

A competere con te c’erano artisti di tredici o vent’anni più grandi. Probabilmente fece scalpore anche questo contrasto anagrafico.

Può darsi. Ma perché questo aspetto non venne analizzato prima? Una previsione a tal proposito avrebbero potuto farla, perlomeno gli addetti al mestiere. Se ci avessero sottoposto la questione, magari io e i miei genitori avremmo preso la decisione più opportuna. Ripeto: la mia presenza andò bene a tutti perché c’era qualcosa di cui discutere. Ricordo che rilasciai una infinità di interviste, fu surreale. Da un giorno all’altro mi ritrovai dal giocare a ‘Snake’ col mio Nokia ad essere inseguita da tutti a Sanremo. Ho fatto comodo a molti.

Arrivasti seconda, dietro a Dolcenera. Cosa accadde in seguito?

Avevo un contratto di sei anni con una casa discografica. Avrei dovuto registrare un disco in inglese e realizzare un tour fuori dall’Italia. Purtroppo dall’oggi al domani svanì tutto.

Perché?

Per via del caos che si era generato. Si spaventarono. In tv c’erano psicologi che affrontavano la mia vicenda. A distanza di tempo tentai di rimettermi in pista, ma ero meno disposta a scendere a compromessi, visto ciò che mi era accaduto. Arrivarono persino a propormi ‘X Factor’.

E?

Non accettai, non ero più ben disposta. A fronte delle vicissitudini precedenti, non ero pronta ad imbattermi in altre critiche o accuse. Non ero più molto elastica mentalmente.

Citavi gli psicologi. Maria Rita Parsi attaccò frontalmente Baudo durante una puntata di “Novecento”.

Ero di fianco a lui, imbarazzata. Per me Sanremo era stato un concorso come un altro. Lo avevo vissuto in quella maniera. Per me era bello cantare, stop.

La Parsi affermò: “I bambini hanno bisogno di tempo per crescere. Molto spesso la società dello spettacolo non li fa crescere, li consuma”. Non aveva tutti i torti.

Sono d’accordo sul fatto che i bambini debbano fare i bambini. Tuttavia, il fatto che io cantassi al Festival non escludeva la mia possibilità di essere una bambina. Mi esibivo e poi tornavo a giocare con le mie amiche, ovvero la stessa cosa che avrei fatto se avessi preso parte ad un concorso diverso da Sanremo. Mi dispiacque l’accanimento e non mi riferisco necessariamente alla Parsi. Se prendo le sue singole frasi posso anche sottoscriverle, ma bisogna sempre contestualizzare. I miei genitori non si poterono difendere e a me fu tolto tutto. Per alcuni anni non feci più niente. Ci riprovai, come spiegavo prima, ma una certa pauretta non mi abbandonò più.

Immagine

In tutto questo, come fu il rapporto con Baudo?

Prima del Festival venni considerata la mascotte. Purtroppo durante quelle cinque serate subii le polemiche senza avere troppa voce in capitolo. E non potevo averla, a 13 anni cosa vuoi dire. Riguardo a Baudo, ho la sensazione che anche lui ebbe parecchi timori dopo l’esplosione del caso.

Con la Parsi ti difese.

Sì, ma fu una difesa televisiva. Con me in privato non parlò, non ci fu un raffronto one to one. Forse sarebbe stato confortevole. Non ci fu un concreto rapporto e anche questo aspetto mi rattristò. Mi sentii strumentalizzata.

Insomma, a 35 anni rivendichi pienamente l’intero percorso svolto.

Tutto quello che ho fatto l’ho voluto fare. Qualcuno sostenne che i miei genitori volevano arricchirsi con me. Follie. Mio padre e mia madre sono persone perbene ed umili che mi hanno sempre appoggiato e lasciato la libertà negli studi. Comunque, rifarei tutto. Il vero motivo per cui ero andata al Festival era cantare. Il contorno ai miei occhi perde significato e valore.

Nel 2004 approdasti ad “Un posto al sole”.

Mi cercarono loro, svolsi il provino e mi scelsero. Interpretavo Giada, una ragazza che cantava. Mi divertii moltissimo. L’esperienza durò due anni e trovai una famiglia. Mi sentii accolta e amata dagli altri attori.

Parallelamente ti avvicinasti al crossfit.

Mi ero iscritta all’Università del Foro Italico alla facoltà di Scienze Motorie e lavoravo nelle palestre. Per un periodo fui anche atleta e insegnante. Svolsi tante gare, però una volta terminati gli studi fu difficile far convivere il lavoro e la vita da sportiva, visto che nel crossfit non c’è il supporto economico per chi compete professionalmente.

Oggi sei nutrizionista ed osteopata.

Ho proseguito con gli studi e ho preso il diploma da osteopata e una laurea magistrale in nutrizione.

Vieni mai riconosciuta dai tuoi pazienti?

No. Le persone a me vicine mi prendono spesso in giro. Non rivelo mai a nessuno del mio passato se non sono loro a ricordarselo. A me quella pare un’altra vita. Secondo qualcuno dovrei sfruttare i miei trascorsi per promuovere e pubblicizzare l’attività, ma non ne trovo sinceramente il motivo.

La musica è un capitolo chiuso dal 2007.

Sì, era proprio il periodo in cui si presentò l’opportunità di ‘X Factor’. Non mi andava più di continuare con le selezioni. Allora intrapresi il percorso universitario per buttarmi su tutt’altro. L’amore per la musica però non morirà mai, rimarrà sempre una parte integrante di me. Mi è capitato di suonare con amici ad alcune serate e potrei ricominciare, ma solo per divertimento.

Chiudo richiedendoti di Pippo Baudo. Come hai reagito alla notizia della morte?

Mi è dispiaciuto. E’ stato un grande personaggio con cui ho avuto a che fare. In questi giorni il mio pensiero è tornato inevitabilmente a quella fase. Ma ribadisco: è veramente come se fosse un’altra vita.

242 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views