Manovra 2026, ridimensionati i tagli al cinema: cosa cambia per la produzione di film e tax credit

Il cinema italiano è in serio pericolo. Il fondo dedicato alle produzioni dell'audiovisivo in Italia, nella bozza della manovra che deve essere vagliata dalle Camere, è stato drasticamente ridotto. Si tratta di uno dei tagli al settore più significativi degli ultimi anni, supportato dai Ministri della Cultura e dell'Economia, Alessandro Giuli e Giancarlo Giorgetti. Qualora questa riduzione del tax credit, nato come incentivo per la produzione cinematografica in Italia che consentiva ai produttori di recuperare parte degli investimenti e, tra l'altro, emulato anche in Europa, dovesse essere davvero confermato, il settore precipiterebbe in una crisi senza precedenti, in cui a farne le spese sarebbero le maestranze, coloro che lavorano se ci sono i set su cui presenziare.
Come sono ridimensionati i tagli al cinema
Si conta che il Fondo cinema e audiovisivo, stando ad una prima lettura della bozza della manovra, dovrebbe subire una riduzione di circa 450 milioni nei prossimi due anni, stanziati in 190 milioni nel 2026 e 240 milioni nel 2027. Un taglio a dir poco consistente che impensierisce le associazioni di categoria, quindi Agis, Anec, Acec e Fice, che hanno rivolto un appello al Governo e al Presidente della Repubblica: "Sono a rischio migliaia di lavoratori, di schermi, di comunità. Si annienta un presidio sociale e culturale" dichiarano. La sottosegretaria Lucia Borgonzoni, con delega al cinema e all'audiovisivo, aveva assicurato che non ci sarebbero stati tagli e, infatti, ha scritto una mail al ministro Giuli, indirizzandola anche alla premier Meloni e al Ministro Giorgetti, affinché si ripensasse a dei tagli così consistenti sul settore, già in bilico e in lenta ripresa. Il Fondo rappresenta il pilastro del tax credit, poiché sostiene almeno il 40% dei costi di produzione e consente ai progetti di poter accedere a capitali privati e internazionali, avere una disposizione ridotta, anche nei prossimi anni, rischia di compromettere accordi, distribuzione e tutto ciò che è afferente al settore cinematografico.
Cosa pensa la politica sulla manovra
Dal punto di vista politico, l'opposizione si scaglia contro la manovra. Il Partito Democratico parla di scaricabarile tra Ministero della Cultura e dell'Economia, mentre Italia Viva parla di "una riduzione senza precedenti" e, ancora, c'è chi come il Movimento 5 stelle chiede che Borgonzoni si dimetta. Il punto è cruciale. Rimettere mano ai tagli significa dover trovare qualcuno che copra i costi aggiunti previsti dalla produzione di contenuti, nonché portare la maggioranza a prendere una posizione netta; confermarla invece è un vero autogol per il Governo che, quindi, dopo aver costruito una narrazione sull'importanza del made in Italy e sulle eccellenze del nostro paese, non ritiene che la cultura sia un elemento fondante e costitutivo, ma sacrificabile.
Le parole di Alessandro Usai, presidente di Anica
A parlare della manovra è stato anche il Presidente dell'Anica, Alessandro Usai che intervistato dal Sole 24 ore ha dichiarato: "Prepariamoci perché, se confermate, con queste misure in Manovra il mondo del cinema e dell’audiovisivo in Italia si avvia a crisi certa. Sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro". Il Presidente sottolinea:
Se il nostro sistema fosse così dannoso verrebbe imitato da economie leader? E quando il presidente Usa, Donald Trump, minaccia i dazi sulle produzioni non realizzate negli Usa di cosa sta parlando? Da quando c’è il credito d’imposta, la quantità e la qualità di produzioni venute a girare in Italia è cresciuta in maniera significativa. E le produzioni italiane hanno evitato di delocalizzare. E tutto questo ha significato economia, lavoro.
Il commento di Fiorello e dell'associazione Unita
Anche Fiorello, durante La Pennicanza ha usato parole chiarissime contro la manovra, col suo modo sarcastico: "Il Governo ha tagliato il cinema. Pensiamo alla povera gente che ci lavora! Il cinema è cultura e la cultura non va tagliata: al limite va ignorata, come faccio io!". Poi scherza ancora e mette in evidenza le possibili difficoltà a cui porteranno questi tagli: "Questi tagli si ripercuoteranno anche sulla tv e sulla fiction: Sandokan ora lo girano a Capalbio! Anche la tigre sarà di quelle zone, pensate che si arrenderà da sola! ‘Il Paradiso delle Signore'? Cambierà anche quello: diventerà ‘Il Purgatorio delle Signore'… una retrocessione!". Non è stata in silenzio anche l'Associazione Unita, che sui social ha pubblicato una vera e propria nota nella quale parla della necessità di rivedere la manovra, sempre che l'obiettivo non sia quello di affossare definitivamente il settore: "È nell’interesse dell’intero Paese, perché il cineaudiovisivo è un settore produttivo di traino dell’economia e perché sono decine di migliaia i lavoratori e le lavoratrici che saranno investiti da questo tsunami".