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Mare Fuori 4

Perché Mare Fuori è la serie Tv Rai più coraggiosa degli ultimi anni

Si è chiusa la seconda stagione di Mare Fuori, che racconta come pochi prodotti le sfumature tra il bene e il male, il perdono e il pentimento, rifuggendo ogni tipo di retorica su una strada lastricata di stereotipi e luoghi comuni.
A cura di Andrea Parrella
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"Arrivederci alla prossima stagione", è il saluto di Rai2 dopo l'epilogo di Mare Fuori 2, con l'appuntamento al terzo capitolo. In molti tirano un sospiro di sollievo. Perché di prodotti così se ne vedono raramente e ancora più raro è vederli sulle reti Rai, dato il retaggio che ancora induce a restare sorpresi se certe cose arrivano dal servizio pubblico.

Mare Fuori 2 è arrivata in un tempo di difficoltà per Rai2, quasi senza promozione visto che per molto tempo è stata incerta la data di partenza. Ha faticato con gli ascolti all'inizio, quasi smarrita, per poi reggersi sulle proprie gambe, in grado di raccogliere un interesse in controtendenza.

Slalom tra gli stereotipi

Una serie Tv che non ha avuto bisogno di essere imbellettata per farsi credibile, pur partendo da premesse complesse. Ambientata a Napoli, parla di criminalità a Napoli, con il riferimento al mare nel titolo e il Vesuvio con il golfo sempre sullo sfondo, in un momento in cui la sovraesposizione visiva di Napoli è ai livelli massimi. Tutto già visto, sembra un trionfo di stereotipi ma Mare Fuori deride i cliché, spreme ogni tipo di luogo comune fino a polverizzato, produce produrre una ricetta che si alimenta della forza delle storie, dei personaggi e dell'eccellenza di giovani e meno giovani interpreti di notevole bravura.

È alla ricerca delle le sfumature in un posto come il carcere, dove le pareti divisorie, le celle, fissano una barriera fisica tra il bene e il male, il bianco e il nero, quello che finisce dentro e quello che resta fuori. Ma certi manicheismi non esistono nella realtà e qui si insegna la comprensione, si rifugge ogni forma di lezione didascalica lì dove la didascalia potrebbe farla da padrona. Non c'è lieto fine a tutti i costi, anzi spesso i protagonisti reiterano nell'errore, ma sullo sfondo si intravedono l'amore, il pentimento e il perdono, quelle cose che hanno il potere di cambiare le persone e senza le quali sarebbe difficile capire la libertà.

Nessuno nasce cattivo

Chi entra in carcere da giovane ha dei vuoti, delle carenze emotive che Mare Fuori prova ad indagare, spingendosi nei territori insidiosi del delitto, della vendetta e della violenza sessuale, raccontata anche dal punto di vista di chi la commette. Non lo fa certamente empatizzando con il carnefice, bensì facendo emergere prima di tutto un allarmante problema di diseducazione sentimentale, un'ignoranza verso la grammatica dei rapporti umano, aspetto raramente rientra nelle comuni narrazioni di certe vicende, pur non essendo di minore importanza.

Con intraprendenza e spavalderia, mettendo in conto anche qualche sbavatura stilistica e affrontando senza il pelo sullo stomaco l'eterna questione dell'autenticità linguistica (il napoletano parlato da non napoletani), Mare Fuori non teme di sporcarsi le mani affondate nel torbido e, per tutte queste ragioni, si rivela una serie incredibilmente coraggiosa. Forse la più coraggiosa vista in Rai negli ultimi anni.

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