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Il collega lo chiama “Bin Laden”: riceve risarcimento da 4,7 milioni di dollari

L’uomo, yemenita, il cui nome è Osama, veniva continuamente chiamato “terrorista” da un collega di un negozio di abbigliamento a New York. Il tribunale ha riconosciuto le colpe dei suoi capi: non lo hanno mai difeso.
A cura di B. C.
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Vi chiamate come un terrorista? Allora il vostro nome potrebbe farvi diventare milionari. Una giuria federale ha riconosciuto un risarcimento di 4,7 milioni dollari ad un uomo di origini yemenite. Un collega infatti lo ha più volte lo apostrofato come "terrorista" e "Bin Laden", paragonandolo all'organizzatore degli attentati dell'11 settembre Bin Laden. Il protagonista di questa storia si chiama infatti Osama, ma di cognome fa Saleh. L’uomo, 27 anni, guadagnava 7,15 dollari all'ora come impiegato nel magazzino Pretty Girl, un negozio di abbigliamento femminile sulla Knickerbocker Avenue, a Brooklyn, New York. Ora però ha lasciato i suoi lavoro. Non solo perché dall’alto gli è piovuta una fortuna, ma anche perché “i suoi capi non hanno fatto nulla per fermare la scherno e i riferimenti alla mente degli attacchi terroristici dell’11/9” come stabilito dalla giuria.

Ad offenderlo “continuamente” era il collega James Robinson, una guardia di sicurezza di colore. Secondo i proprietari dell’esercizio, si trattava solo di uno scherzo tra colleghi. Robinson paragonava Saleh all'ex leader di Al Qaeda a causa del suo nome, e un giorno lo avrebbe addirittura aggredito nel seminterrato del negozio, causandogli una frattura allo zigomo. "Non è un brutto nome, è semplicemente nome", ha provato a difendersi detto Victor Lavy, vice presidente di Pretty Girl. "Si prendendo in giro l'un l'altro. Ma stavano scherzando”. Secondo Lavy non si trattava di un atteggiamento inappropriato, né di una violazione del codice della società. Ma la giuria non si è trovata d’accordo col suo ragionamento. "Essere chiamato terrorista e Bin Laden è come un insulto. E’ un insulto contro di me e la mia razza," ha detto Osama Saleh al Daily News, dopo il verdetto del tribunale federale di Brooklyn.

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