Crea sculture che hanno la forma della sua vagina, il Giappone condanna l’artista

Quelle opere nonostante siano lavori artistici sono configurabili come atti osceni. Con questa decisione il tribunale distrettuale di Tokyo, in Giappone, ha condannato l'artista locale Megumi Igarashi, molto nota in patria per la realizzazione di oggetti di arte che hanno la forma della sua vagina. In pratica per i giudici le sue opere sono sconce per questo, al termine di un procedimento giudiziario seguitissimo in Giappone, le hanno inflitto una pesate multa di 400mila yen, pari a oltre 3200 euro. Del resto il Giappone è un paese molto puritano per quanto riguarda la rappresentazione degli organi sessuali, vietati persino nei film pornografici.
Igarashi era stata già arrestata due anni fa per aver cercato di raccogliere fondi via internet per costruire un kayak a forma di vagina, ma era stata rilasciata alcuni giorni dopo in seguito alla mobilitazione di migliaia di persone che hanno scatenato un vivace dibattito pubblico nel Paese. Alcuni mesi più tardi poi è stata fermata di nuovo per aver distribuito oggetti con decorazioni a forma di vagina e aver pubblicato sul web immagini codificate in 3D dei suoi genitali che potevano essere copiate dagli utenti. L'accusa aveva chiesto una multa di 800mila yen, il doppio di quanto le è stato inflitto.
Megumi Igarashi però ha già annunciato di non volersi far influenzare dalla condanna e di voler proseguire la sua battaglia a colpi di opere a forma di vagina come protesta contro quella che molti considerano una pesante censura. "Credo fermamente nella mia innocenza, andrò avanti con la mia battaglia. Sono felice che le mie sculture siano considerate pop art" ha spiegato ai media locali l'artista soprannominata Rokude Nashiko, che in slang locale significa "piccola canaglia". "In Giappone c'è una situazione assurda rispetto alla rappresentazione del sesso e questo deve cambiare" ha sottolineato ancora la 44enne, assicurando: "Ricorrerò in appello, voglio battermi contro queste accuse"."Lavoro per modificare l'idea di oscenità, che in genere è vista dalla prospettiva maschile. Sono mortificata che il giudice non l'abbia capito", ha concluso Igarashi.