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Siriana sfigurata dalle bombe a 16 anni: Trump le nega un visto per curarsi negli USA

Marwa al-Shekh Ameen, una rifugiata siriana di 16 anni, si è vista negarsi un visto per potersi curare in un ospedale di Boston. La giovane è rimasta sfigurata in seguito a un bombardamento.
A cura di Davide Falcioni
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Marwa al-Shekh Ameen, una rifugiata siriana di 16 anni il cui volto è stato sfigurato da un bombardamento, si è vista negare un visto per sottoporsi alle cure mediche negli Stati Uniti a causa del "travel ban" voluto da Donald Trump: la giovanissima, in un primo momento rifuguiatasi in Turchia, aveva raggiunto successivamente la Germania. Qui, però, i medici l'avevano invitata a recarsi negli Stati Uniti, dove avrebbe potuto beneficiare di un trattamento medico all'avanguardia.

Marwa al-Shekh Ameen, la cui storia è stata raccontata dal Guardian, si era già sottoposta a tredici interventi chirurgici per curare le gravissime ustioni al volto, al petto e alle braccia riportate in seguito a un raid aereo. Vista la delicatezza della situazione la famiglia dell'adolescente aveva fissato da tempo un appuntamento con i medici dell'ospedale pediatrico Shriners di Boston.

Il grande giorno avrebbe dovuto essere il 20 dicembre, ma quel giorno le autorità americane hanno negato il visto alla giovane e alla sua famiglia, ritenendo che non esistessero prove sufficienti per dimostrare che la ragazza sarebbe tornata in Germania dopo le cure sanitarie e appigliandosi al Travel Ban, provvedimento che vieta l'ingresso negli USA ai cittadini di molti Paesi a maggioranza musulmana, Siria compresa.

Il rifiuto degli Stati Uniti di concedere il visto è stato devastante per la ragazza. Lo zio Nael al-Shekh Ameen ha raccontato che Marwa, che aveva riposto grandi speranze nelle cure dei pediatri americani, è caduta in depressione: ha smesso di mangiare e di frequentare regolarmente le lezioni a scuola: "Marwa e la sua famiglia sono devastate. Erano pieni di speranza che il visto sarebbe stato concesso. Marwa si è rattristata al pensiero che i diritti umani non contino più"", ha spiegato lo zio, aggiungendo che ora la giovane è seguita da uno psichiatra e che, comunque, la loro battaglia per farsi curare negli Stati Uniti è ancora in corso.

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