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Servizi digitali nelle amministrazioni pubbliche: l’Italia spreca milioni di euro

Uno studio della Commissione parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione degli apparati pubblici rivela che l’Italia è al 25esimo posto in classifica su 28 Paesi dell’Unione Europea.
A cura di Davide Falcioni
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Se c'è un settore in cui la regola del risparmio, che dovrebbe orientare molte delle decisioni della pubblica amministrazione, viene sovente ignorata è quello dell'acquisto di software. A rivelarlo è un dossier della Commissione parlamentare d'inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione degli apparati pubblici, secondo cui siamo al 25esimo posto in classifica su 28 Paesi dell'Unione Europea. Una condizione – come spiega Repubblica – determinata dalla mancanza di "competenze adeguate, soprattutto nei livelli apicali”. Carenza che ci sta facendo buttare via milioni di euro di denaro pubblico a causa di una “concezione desueta del digitale”.

Nel "digitale" aggiudicati appalti per oltre 20 miliardi di euro

Dopo aver analizzato i database dell'Anticorruzione e di Consip, la Commissione d'inchiesta ha calcolato che negli ultimi sei anni le amministrazioni pubbliche hanno bandito 34.183 gare nel settore digitale, aggiudicando appalti per 20,4 miliardi di euro: dai servizi telefonici ai software, passando per le piattaforme di trasmissione dati. Alle gare indette nell'85% dei casi si è presentato un solo partecipante, ovviamente vincitore, e nel 50% dei casi l'offerta non ha proposto alcun ribasso rispetto alla base d'asta. “Si utilizzano per lo più metodi di aggiudicazione che non prevedono concorrenza, come la procedura negoziata senza pubblicazione (29%), l'affidamento diretto (20%), la procedura negoziata senza gara (13 %)”, spiega la Commissione parlamentare. In questo quadro è Telecom la società che si è aggiudicata il maggio numero di lavori.

Le anomalie nelle aggiudicazioni degli appalti

Mediamente il tempo necessario per la pubblicazione e l'aggiudicazione di un bando è di 63 giorni, ma non mancano situazioni di estrema lentezza, come accaduto con i comuni di Fiesole (722 giorni), Modugno (715 giorni) e la Provincia di Terni (688 giorni). Persino l'Agenzia spaziale italiana ne impiega 634 per assegnare un bando. Va leggermente meglio con le amministrazioni centrali: il Mipaf, il ministero per le Politiche agricole e forestali, può prendersi 381 giorni per l'aggiudicazione; il ministero della Difesa 89 giorni.

L'anomalia più preoccupante però non è quella legata alla lentezza. Al contrario, nella relazione della commissione risultano essere state aggiudicate 4.055 gare nello stesso giorno della pubblicazione del bando, o persino prima. Nel Comune di Lecce la gestione del centro interculturale sarebbe stata vinta 7 anni prima dell'emissione del bando, per esempio. In Lombardia non va meglio, tanto che un contratto sulla sicurezza sarebbe stato affidato dall'Ente Regionale della protezione ambiente con tre anni di anticipo. “La cosa più desolante è la completa mancanza di competenze specifiche dei dirigenti in materia di informatica”, afferma il deputato del Pd Paolo Coppola, presidente della Commissione d'inchiesta. “Ed è pazzesco perché il Parlamento prevedeva di introdurre le competenze sin dal 1993: in 25 anni le pubbliche amministrazioni non hanno fatto i piano di assunzioni, col risultato che ora gente con scarso know how si ritrova a gestire budget milionari”.

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