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Rubata ampolla col sangue di Papa Wojtyla

La reliquia trafugata da un santuario sul Gran Sasso in provincia di L’Aquila, ricerche a tappeto da parte dei carabinieri.
A cura di Antonio Palma
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Incredibile furto sacrilego in provincia di L’Aquila, degli sconosciuti, probabilmente su commissione, hanno rubato alcuni giorni fa una reliquia di Papa Giovanni Paolo II, una rara ampolla con il suo sangue custodita nella chiesa di San Pietro della Ienca, sotto il Gran Sasso, una delle poche conservate al mondo. È in corso da parte dei carabinieri una ricerca a tappeto per cercare di recuperare l’oggetto sacro che è  composto, oltre che dal sangue di Papa Wojtyla, anche da una croce. Nell’operazione sono impegnati alcune decine di uomini delle forze dell'ordine che stanno setacciando la zona anche con l’aiuto dei cani cerca persone. Gli inquirenti infatti temono che, dopo lo spiegamento di forze dell'ordine in zona, i malviventi si siano disfatti della reliquia di Papa Wojtyla tra le montagne. Il furto ha creato molta impressione nella comunità locale da sempre devota a papa Wojtyla. Il piccolo santuario dove era custodita la reliquia in effetti era molto caro a Giovani Paolo II che era solito raggiungere il Gran Sasso per passeggiare e stare in meditazione.

Sul caso la Procura di L’Aquila ha già aperto un fascicolo e per il momento non si esclude nessuna ipotesi, neanche quella della pista satanica. "È un furto su commissione, ne sono certo" ha affermato Pasquale Corriere, presidente dell’associazione culturale San Pietro alla Ienca promotrice di varie iniziative attorno alle reliquie del papa polacco che sarà canonizzato in aprile. "Non hanno toccato altro eccetto la reliquia con il sangue e il crocifisso. Non hanno forzato la porta della sagrestia, non hanno rotto le due cassette delle elemosina, perciò sono convinto che fosse mirato" ha spiegato l'uomo, che si è lamentato delle misure di sicurezza dell'area. "Avevo sollecitato l’installazione di telecamere e di sistemi di allarme, ma purtroppo non è stato fatto" ha spiegato l'uomo, concludendo: "La speranza è che i responsabili si pentano e restituiscano il maltolto, o che vengano presto individuati e arrestati".

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