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Rubati 970 gagliardetti Marcia su Roma: “Nostalgici pronti a pagarli tra 1000 e 10.000 euro l’uno”

Quasi mille ‘labari’ della Marcia su Roma sono stati trafugati dall’Archivio Centrale di Stato dell’Eur. Le insegne portate dai gruppi di camicie nere nel momento in cui entrarono nella capitale portando Mussolini al potere, potrebbero essere pagati tra i 1000 e i 10.000 euro da collezionisti e nostalgici. Un vero e proprio tesoro ora ricercato dai carabinieri.
A cura di Redazione Roma
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Dall'Archivio Centrale di Stato con sede all'Eur, qualcuno ha sottratto 970 labari della Marcia su Roma. Si tratta delle insegne portate dai vari manipoli delle camicie nere che entrarono a Roma il 28 ottobre del 1922 portando Benito Mussolini al potere. I simboli delle brigate nere – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – sono stati sottratti tra maggio e giugno. Ora sul caso indagano i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico, che sono sulle tracce dei quasi mille cimeli storici rubati. Secondo i carabinieri è improbabile che siano stati portati via tutti insieme, più probabilmente sono stati invece fatti uscire gradualmente dal labirintico archivio.

Ma perché sono stati rubati i labari delle camice nere? La cosa più probabile è che finiscano nelle mani di nostalgici e collezionisti di memorabilia di epoca fascista. Secondo quanto riportato dal Corriere il prezzo di ogni singolo pezzo potrebbe valere tra i 1.000 e i 10.000 euro. Un vero e proprio tesoro dunque se chi li ha rubati, o ha commissionato il furto, ha i contatti giusti dove piazzarli. A rendere più facile la vendita delle reliquie storiche potrebbe essere il prossimo centenario dell'evento storico, che senza dubbio nostalgici del fascismo ed estremisti di destra non mancheranno di celebrare.

I gagliardetti delle camice nere erano contenuti in decine di scatoloni contenenti la mostra sul fascismo che il ministro del regime Dino Alfieri promosse nel 1928, mettendo in scena l'epopea della presa del potere di Mussolini quasi in presa diretta, tra cimeli, foto, documenti e oggetti simbolici, che vennero spostati dalla capitale a Salò dopo il 1943 per non farli cadere in mano degli Alleati. Non tutto il contenuto delle cento casse di documenti e oggetti sopravvisse però alla guerra.

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