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“Qui comandiamo noi, siamo la mafia di Roma”: così i fratelli Cobianchi volevano mettere le mani su Cortina

Il gip di Venezia riconosce l’aggravante mafiosa ai fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi, ultras laziali arrestati per rapina ed estorsione e accusati di aver imposto un racket nei locali di Cortina d’Ampezzo: puntavano anche agli appalti per le Olimpiadi invernali del 2026. “Abbiamo uno zio in Parlamento”, avrebbero detto per ottenere favori.
A cura di Francesco Esposito
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Leopoldo e Alvise Cobianchi

"Allo Zen di Palermo potresti mai aprire un’attività commerciale senza dirlo alla malavita di turno?", è per frasi come questa che il giudice per le indagini preliminari di Venezia ha riconosciuto l'aggravante mafiosa nell'arresto per rapina ed estorsione dei fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi. Di Roma, di 38 e 36 anni, sono accusati di aver costruito un racket di eventi e cocaina nei locali più blasonati di Cortina d'Ampezzo. Secondo la procura, i due, ultras della Lazio del gruppo ex "Irriducibili", avrebbero addirittura tentato d'infiltrarsi negli appalti per le Olimpiadi invernali 2026.

"Siamo della mafia romana", così i fratelli Cobianchi volevano controllare Cortina

Erano conosciuti come "gli spaccini di Cortina", ma loro si descrivevano come dei rappresentanti della "mafia romana". Con fare da gangster si sono rivolti, come riporta il Corriere della Sera, a Loris Osualdella, organizzatore di eventi che stava lavorando ad una serata al Rifugio Faloria, locale su cui i due fratelli pretendevano di avere il monopolio. "Sei un infame… Oggi te ne vai con le gambe tue…", gli hanno detto dopo averlo caricato in macchina, portato in un bosco, picchiato e minacciato con una pistola.

Puntavano al monopolio di serate e droga ma per lo Stato erano nullatenenti

Volevano gestire i locali della zona come se fossero di loro proprietà. "Avevano un atteggiamento da supervisori di cose non loro e a me, come a tutti, facevano paura", ha raccontato agli inquirenti un gestore. "Si vantavano di essere amici del ‘povero Piscitelli'", riferendosi a Fabrizio, il capo ultras della Lazio e narcotrafficante conosciuto come "Diabolik" e ucciso al Parco degli Acquedotti di Roma nel 2019.

Un monopolio sulle serate di Cortina per rifornirle di droga. A cui si aggiungeva una pesantissima evasione fiscale. Pagamenti in nero e giri particolari per far quadrare i conti erano all'ordine del giorno. Inoltre, dal 2019 al 2024 i Cobianchi risultavano nullatenenti, eppure dicevano di essere "quelli che da 30 anni – mentendo sull'età – decidono le sorti di ogni attività economica qui, leggiti i giornali e i report antimafia".

Leopoldo e Alvise Cobianchi puntavano alle Olimpiadi 2026

Negli ultimi tempi avevano provato a puntare più in alto ed entrare nel giro degli appalti per le Olimpiadi di Milano-Cortina in programma a febbraio 2026. "Un programma di azione finalizzato a condizionare i politici del luogo", scrive il gip. Leopoldo e Alvise miravano ad ottenere "la governance operativa per la gestione delle opere", come si legge in una nota trovata sul telefono del fratello maggiore. Attraverso un amico sono riusciti a ottenere un incontro con l'assessore Stefano Ghezze, durante il quale Leopoldo si sarebbe presentato "come un esponente di una famiglia di imprenditori con grossi lavori edili nella zona di Roma, interessata a venire a lavorare a Cortina per le olimpiadi". Avrebbe anche aggiunto di avere "uno zio in Parlamento".

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