Protesta dei ricercatori precari durante l’approvazione del Decreto Pnrr Scuola: “Siamo 30mila, non ci fermiamo”

Continua la protesta dei ricercatori precari dei tre atenei romani – Sapienza, Roma Tre e Tor Vergata – contro l'emendamento Occhiuto-Cattaneo e per il reclutamento straordinario. Oggi, in contemporanea alla discussione finale del dl Pnrr, i ricercatori hanno manifestato dalle 15.30 in piazza Capranica, portando un appello con 2mila firme sottoscritto da docenti, assegnisti di ricerca e ricercatori, che chiede diritti per il lavoro di ricerca. Diritti che, con il nuovo decreto legge passato oggi con 155 sì, subiranno un drastico ridimensionamento. L'emendamento, infatti, introduce due nuove tipologie di contratto per i ricercatori, che potranno essere assunti anche per tempi molto brevi. Un'ulteriore precarizzazione di una figura che già da tempo ha perso tutele.
La protesta dei precari durante la discussione
I lavoratori dell'Università, ma anche gli studenti, chiedono da anni un'inversione di tendenza: ma i continui tagli alla ricerca, cominciati già nel 2008 con l'ex ministra dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, non si arrestano. "Siamo 30mila e la nostra mobilitazione non si fermerà qui. Con un emendamento al Pnrr approvato in Senato si reintroducono figure fortemente precarie che l'Unione europea aveva chiesto di rimuovere per poter accedere ai fondi del Pnrr. È un modo per pagare i ricercatori poco o niente", dichiara Francesco Raparelli, docente universitario a Roma Tre.
Dura anche la discussione alla Camera durante l'approvazione dell'emendamento. Elisabetta Piccolotti, di Allenza Verdi Sinistra, ha spiegato che in questo modo "decine di migliaia di ricercatori faranno le valigie e saliranno su un aereo come quello che vi stiamo mostrando: voleranno via dall'Italia. Questo e' il vostro merito: rendere l'emigrazione un obbligo. Voleranno via insieme al sogno di un'Italia migliore: un'Italia più ricca, più avanzata socialmente, tecnologicamente ed economicamente".
Caso (M5S): "Contratti senza ferie, malattia e contributi adeguati"
"Con un ordine del giorno abbiamo provato a bloccare il vergognoso blitz, messo in campo dalla maggioranza, che attraverso l'emendamento Occhiuto reintroduce nuove forme di precariato universitario – dichiara Antonio Caso, Capogruppo M5S in Commissione Cultura -. Dopo i passi avanti fatti dai governi precedenti, con questo nuovo emendamento si ritorna indietro a contratti precari senza ferie, senza malattia, senza contributi adeguati. Abbiamo chiesto quindi un impegno per rivedere questa direzione che continua ad alimentare instabilità nella fase pre-ruolo, e per modificare il contratto di ricerca in modo da ampliare l'accesso alle borse Marie Curie anche ai giovani senza dottorato, senza creare nuove forme di precarietà. È stato detto no. Un no vigliacco, arrivato mentre il governo faceva passare emendamenti decisivi nel silenzio più totale, senza alcun confronto reale, imponendoli dal giorno alla notte e negando qualsiasi spazio al dialogo parlamentare. Fuori dal palazzo, però, c`è chi non accetta questo silenzio. Ricercatori e ricercatrici precari sono oggi in piazza per denunciare un modello universitario che li sfrutta, li definisce "eccellenze" quando fa comodo e poi li abbandona a una giungla di contratti a termine, bandi incerti e zero prospettive. Le loro voci rompono la narrazione rassicurante di chi sostiene questo provvedimento, fingendo che tutto vada bene. Ma tutto bene non va. Chi vive il precariato universitario lo sa bene: è un sistema che logora, che esclude, che spegne energie e intelligenze. Il governo ha scelto di ignorare tutto questo. Noi continueremo a stare dalla parte di chi, dentro e fuori dal Parlamento, chiede dignità, diritti e futuro per la ricerca in questo Paese".