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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Processo Willy Monteiro, pm contro fratelli Bianchi: “Mosse Mma per annientare vittime”

Il pm nella requisitoria ha espresso chiaramente la convinzione che i fratelli Bianchi usano le mosse di Mma come un’arma per affermare il loro potere.
A cura di Alessia Rabbai
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"I Bianchi usano le mosse di Mma (l’arte marziale che praticano, ndr) come un’arma per affermare il proprio potere". Sono le parole del pubblico ministero Francesco Brando nella requisitoria davanti alla Corte D'Assise a Frosinone, dov'è in corso il processo per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte. "La morte del 21enne può definirsi casuale solo in riferimento all’identità della vittima, ma non si possono avere dubbi sul fatto che prima o poi sarebbe capitato un episodio simile, viste le condotte dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi. È un caso anzi che sia morto solo lui e non anche l’amico Cenciarelli, colpito con un calcio alla gola, anche questo non casuale, da lasciarlo senza respiro mentre provava a soccorrerlo. Quella di Colleferro è stata una aggressione becera e selvaggia contro un ragazzino". L'accusa non ha dubbi: quello di Willy Monteiro Duarte è stato un omicidio doloso, volontario e non preterintenzionale. Per l'uccisione del ragazzo pestato di botte la notte del 6 settembre del 2020, sono imputati, oltre ai fratelli Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, i primi tre in carcere, mentre quest'ultimo si trova ai domicliari.

Raccolte le testimonianze di chi era presente quella notte per l'accusa è Belleggia che ha colpito per primo Willy con un calcio al volto, ma sono i fratelli Bianchi ad averlo picchiato. Gabriele avrebbe colpito il giovane con un calcio dato in maniera professionale e violenta sul torace, uno dei colpi che si sono rivelati mortali. Gabriele si è difeso, spiegando di aver colpito Samuele Cenciarelli. Ad essere presenti in aula anche la mamma di Willy e Pierluigi Sanna, sindaco di Colleferro, Comune nel quale si è consumato il delitto. Mario e Gabriele Bianchi sono stati condannati anche in Appello dal Tribunale di Roma per tentata estorsione e spaccio. La sentenza ha ridotto la pena a quattro anni e sei mesi.

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