La mappa della cultura a Roma: 57 quartieri in periferia non hanno nemmeno una libreria

Oltre settemila luoghi culturali, quasi duecentocinquanta musei, più di mille biblioteche. Roma è una città in grande fermento per quanto riguarda la cultura in ogni sua forma, ma viaggia a velocità diverse a seconda del quartiere. Ce lo dice un gruppo di ricerca dell’Università Roma Tre, che nell’ambito del progetto PNRR "CHANGES: Cultural Heritage Innovation for Next-Gen Sustainable Society", ha creato la mappa integrata dei luoghi della cultura della città.
Il team composto dalle docenti Michela Addis, Giorgia Masili e Caterina Conigliani ha analizzato e censito 7422 luoghi, divisi in 59 categorie. Ci sono biblioteche, archivi, cinema, teatri, musei, siti archeologici, ma anche discoteche e pub, per comprendere ogni sfaccettatura di un concetto vario e indefinibile come quello di cultura. Quello che emerge dalla mappatura di questi presidi è che c'è una grande disparità in come sono distribuiti nel territorio della Capitale. Se ci sono 117 cinema, infatti, ben 96 quartieri non ne hanno neanche uno. Lo stesso vale per i teatri: sono 229, ma in 83 zone urbanistiche ce ne sono zero. Sono 57 i quartieri di Roma senza una libreria o anche solo un banco libri.

I quartieri di Roma con più presidi culturali
Con una storia immensa e una concentrazione di arte che non ha eguali al mondo, nella Capitale basta voltarsi un attimo per scoprire un nuovo luogo che custodisce o produce cultura. Questo discorso vale a maggior ragione per il Centro Storico. "La mappa mostra chiaramente come sia il fulcro della vita culturale cittadina – si legge nello studio -, con 1.669 luoghi censiti tra monumenti, chiese e basiliche, musei e archivi di rilevanza nazionale, piazze e spazi aperti, strutture ricettive e luoghi di ristorazione legati al turismo culturale dove sono stati accolti eventi". Più di un quarto dei presidi culturali di Roma si trova nel suo nucleo più antico.
Sul secondo gradino del podio troviamo l’Esquilino con 607 luoghi, caratterizzato da un mix di storia e multiculturalità, ma che conta anche su tanti teatri e locali commerciali in cui si fa cultura. Segue al terzo posto Trastevere, con 358 luoghi fra cui molti piccoli teatri e spazi per spettacoli, tanti ristoranti fra i più antichi della città, locali con musica dal vivo e chiese. Più sotto troviamo la zona urbana di XX Settembre (282 luoghi della cultura), Prati (211), ricca di teatri e cinema, la zona dell’Università La Sapienza (178), che può contare ovviamente su biblioteche e aule studio, la Zona Archeologica, fra Terme di Caracalla e i fori (163), Nomentano (145) e Salario (132), "quartieri residenziali storici con spazi culturali consolidati", e Aventino (127).

Le zone con meno luoghi della cultura
Esistono zone urbanistiche di Roma dove, invece, la cultura sembra assente e irraggiungibile. Quartieri residenziali di periferia dove non ci sono cinema, teatri o librerie. A Santa Maria di Galeria, un'area rurale con una bassissima densità abitativa ci sono 3 luoghi della cultura; Casetta Mistica, Castel Porziano, Castel Romano, Bufalotta, Martignano, Acquatraversa, Acqua Vergine ne contano 2. Seguono poi la zona urbana Centro Direzionale Centocelle e Tor di Valle con un solo luogo della cultura, ma in entrambi i casi non si tratta di cinema, teatri, musei, biblioteche o librerie.
L'unica zona urbanistica della Capitale che conta zero presidi culturali di ogni tipo è Santa Palomba, dove a breve verrà realizzato il nuovo termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti.
"Riequilibrare l'offerta culturale"
"Questa mappatura è la fotografia della Roma della cultura di oggi e vuole essere uno strumento in più non solo per i decisori pubblici – scrive la professoressa Michela Addis, docente Roma Tre e responsabile scientifica della ricerca -, ma anche per le imprese culturali e creative, per avviare una vera rivoluzione culturale nella nostra Capitale. Il centro gode di una ricchezza straordinaria, ma le periferie rischiano di restare tagliate fuori. Per costruire un’immagine inclusiva e competitiva della città è necessario dunque riequilibrare l’offerta".
