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Perché Roma e il Lazio restano in zona gialla: come stanno vincendo la sfida contro il Coronavirus

I motivi per cui il Lazio resterà, anche dopo l’ultima rilevazione dell’Istituto Superiore di Sanità, in zona gialla e non passerà né in zona arancione né in zona rossa. Le decisioni definitive, comunque, verranno prese nella giornata di domani, venerdì 27 novembre. L’indice Rt nel Lazio si mantiene stabilmente sotto quota 1.
A cura di Enrico Tata
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Quasi sicuramente il Lazio resterà ancora in zona gialla. Domani verranno pubblicate le nuove tabelle con i 21 indicatori su cui si basa il monitoraggio del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità per valutare e decidere eventuali passaggi da area gialla ad area arancione e da area arancione ad area rossa, o viceversa. Il Lazio, come detto, dovrebbe rimanere in zona gialla e questo soprattutto per quattro motivi: gli indicatori della regione sulla "resilienza" del sistema sanitario (cioè la sua capacità di risposta all'emergenza) e sul tracciamento dei contagi sono buoni, l'indice Rt, l'indice di contagiosità del virus, è solidamente, per la seconda rilevazione consecutiva, sotto quota 1, i casi stanno cominciando a diminuire e la pressione sul sistema ospedaliero è ancora in crescita, ma a ritmi molto più lenti rispetto a qualche settimana fa. Il direttore sanitario dell‘Istituto Spallanzani, Francesco Vaia, ha provato a riassumere così i motivi per cui il Lazio sembra aver gestito meglio, fino ad ora, l'emergenza coronavirus rispetto ad altre regioni italiane: "La situazione del Lazio fin dall'inizio è in controtendenza con il resto d'Italia per vari motivi. I motivi sono principalmente due: il primo è che abbiamo fatto una campagna tenace e costante sul territorio di aggressione al virus, siamo andati a cercarlo e a stanarlo, e poi abbiamo messo in atto a livello organizzativo una ‘catena corta' del comando".

L'indice Rt e il calo dei contagi nel Lazio

Il Lazio è stata la prima regione italiana in cui l'indice Rt è sceso sotto quota 1 dopo la fine dell'estate. L'ultima rilevazione comunicata oggi dalla Regione attesta l'indice Rt a 0,8. Il dato è uno dei più importanti tra quelli analizzati dall'Iss perché l'Rt riesce a prevedere l'andamento futuro della contagiosità di una epidemia causata da una malattia infettiva. Un Rt sotto quota 1 significa che il trend giornaliero dei nuovi casi di contagio andrà verso una diminuzione. Secondo quanto riporta l'Unità di Crisi della Regione Lazio nel bollettino odierno, se raffrontiamo questo giovedì con i rispettivi giovedì del mese di novembre si conferma un trend in rallentamento: questo perché giovedì 5 novembre i casi erano 2.735 il 12 novembre 2.686 e il 19 novembre 2.697 casi. Oggi sono stati 2260. Dunque nel raffronto con il primo giovedì del mese abbiamo 475 casi in meno.

Un altro dato che permette di capire perché il Lazio sia messo meglio di altre grandi regioni come la Lombardia è il caso di Roma: nella Capitale i contagi sono, ovviamente, superiori numericamente a tutte le altre province del Lazio, ma questo dato va rapportato alla popolazione di Roma, quasi 3 milioni di persone su oltre 6 milioni di persone che vivono nel Lazio. Il tasso di incidenza, cioè quanti casi positivi di coronavirus ogni 100mila abitanti, è basso nella Capitale rispetto alle altre grandi città italiane, ma anche rispetto alle altre province del Lazio. Inoltre la Regione ha sempre comunicato che l'indice Rt di Roma è sempre stato più basso rispetto a quello delle altre province, quindi, fino ad ora, la crescita dei contagi nella Capitale non è mai stata fuori controllo.

Confronto fra regioni - Fonte Inmi Spallanzani
Confronto fra regioni – Fonte Inmi Spallanzani

Il tracciamento dei casi

Come ha ricordato il dottor Vaia il primo motivo per cui il Lazio è in controtendenza rispetto ad altre regioni italiane "è che abbiamo fatto una campagna tenace e costante sul territorio di aggressione al virus, siamo andati a cercarlo e a stanarlo". La capacità di tracciamento da parte del sistema sanitario è testimoniato da tutti gli indicatori dell'Iss su questi parametri. L'unico indicatore ‘critico' è quello sul rapporto casi-tamponi, cioè quanti casi positivi vengono diagnosticati su cento tamponi. Più alto il tasso, più il tracciamento è ‘fuori controllo'. Questo dato, però, tiene conto soltanto dei tamponi molecolari e non di quelli rapidi, che ne Lazio (anche se la Regione non ha mai diffuso un dato esatto) sono circa la metà del totale. Aggiungendo i tamponi rapidi al conteggio, il Lazio diventa la prima regione nel rapporto casi positivi / casi testati. Questa settimana il rapporto si attesta all'8 per cento ed è in calo rispetto alle scorse rilevazioni.

L'aumento dei ricoveri ospedalieri

L'unico dato che preoccupava veramente il Lazio era quello relativo all'aumento dei ricoveri ospedalieri, sia per quanto riguarda i posti letto nei reparti ordinari che per quelli in terapia intensiva. In entrambi i parametri la regione amministrata da Nicola Zingaretti ha superato la soglia critica, ma c'è una buona notizia che fa ben sperare: l'aumento dei ricoveri è in calo da qualche giorno rispetto al trend delle scorse settimane. Nell'ultima settimana, infatti, i ricoveri in terapia intensiva sono aumentati di sole 23 unità, circa 3 posti letto al giorno. La settimana precedente l'aumento era stato di ben 70 posti, 10 posti al giorno.

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