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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Vannini, il legale: “Pene severe per Martina e Federico, speriamo reggano urto del carcere”

L’avvocato Pietro Messina, del collegio difensivo della famiglia Ciontoli, parla di una sentenza “dura” con pene “eccessive”, soprattuto nei confronti di Federico e Martina Ciontoli e della madre Maria Pezzillo. Messina sottolinea come la loro posizione non sarebbe stata sufficientemente differenziata da Antonio Ciontoli, visto che anche la sentenza d’Appello parla “una personalità del capofamiglia che aveva in qualche modo soggiogato e condizionato tutti gli altri”.
A cura di Redazione Roma
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Pietro Messina è uno dei legali della famiglia Ciontoli e ha accettato di commentare con Fanpage la sentenza della Corte di Cassazione che ha messo la parole fine alla vicenda giudiziaria sull'omicidio di Marco Vannini, confermando la sentenza di appello bis e condannando Antonio Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale, la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario.

Per Messina si tratta di "una sentenza dura" e "eccessivamente punitiva". In particolare nei confronti di "due ragazzi di vent'anni e si una signora che non ha mai calcato i pavimenti dei tribunali". "Una situazione di questo genere sicuramente li ha fatti piombare in una dimensione sicuramente irreale. Spero reggano l'urto della carcerazione e che possano inserirsi in un percorso che possa portare ad una soluzione più umana", sottolinea il legale.

In particolare l'avvocato ci tiene a sottolineare come per il collegio difensivo la posizione di Martina e Federico Ciontoli, quanto quella della madre Maria Pezzilo, sarebbe dovuta essere maggiormente diversificata da quella del padre e del marito Antonio Ciontoli, spiegando come anche la "nell'ultima sentenza della Corte d'Appello si parla di una personalità del capofamiglia che aveva in qualche modo soggiogato e condizionato tutti gli altri".

La difesa dei Ciontoli spiega perché farà ricorso alla Corte Europea

Se la sentenza della Cassazione non è stata inaspettata, Messina non nasconde come quel giorno la difesa fosse "cautamente ma necessariamente ottimista", perché forte di argomenti che "tutt'ora riteniamo essere rilevanti". La difesa non ha mai nascosto le perplessità "sull'applicabilità dell'articolo 575 (omicidio volontario ndre), perché "in casi così al limite tra dolo e colpo, non ritengo sia opportuno andare a ricercare pene così severe per ipotesi di reato che normalmente vengono ritenute più lievi".

"Non escludiamo un ricorso alla Corte Europea – spiega  – È una cosa molto difficile ma la giurisprudenza sul dolo eventuale in questo caso porta ad applicare delle pene che sono noi riteniamo non adeguate, vedremo se ci sono spazi per potere diciamo così far valere questa anomalia dell'applicabilità dell'omicidio volontario, perché per noi rimanga un'anomalia, anche nell'ipotesi del dolo eventuale. D'altronde nella nostra legislazione esiste l'omicidio preterintenzionale che si avvicina molto ritengo alla figura del dolo eventuale, eppure ha una punibilità diversa".

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