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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicidio Serena Mollicone, la difesa dei Mottola: “Non ha urtato con la testa la porta della caserma”

Secondo la difesa della famiglia Mottola, accusata dell’omicidio di Serena Mollicone, la ragazza non urtò con la testa la porta della caserma, ma morì il giorno dopo la sua sparizione.
A cura di Natascia Grbic
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Serena Mollicone non ha urtato con la testa la porta della caserma di Arce. Questa la tesi sostenuta dal consulente della difesa della famiglia Mottola, Giorgio Bolino. Ieri si è tenuta l'udienza del processo di secondo grado davanti la Corte d'Assise d'Appello di Roma per l'omicidio della ragazza, avvenuto nel 2001.

"Serena non ha urtato contro un corpo piatto. Se la ragazza avesse urtato contro la porta avremmo trovato lesioni cutanee e alla mandibola inoltre le tre fratture che aveva erano composte e invece se si fosse scontrata con la porta la frattura sarebbe stata scomposta", le parole di Bolino in aula. Sempre secondo il consulente della difesa, Serena Mollicone sarebbe morta il giorno successivo alla sua scomparsa, circa 24 – 36 ore prima l'esame esterno sul corpo, avvenuto il 3 giugno verso le 17 del pomeriggio. Bolino, quindi, colloca l'ora della morte tra le 5/5.30 e le 17/17.30 del due giugno.

"Non erano trascorse oltre le 24 – 36 ore dal decesso. In 48 ore in quelle condizioni la macchia verde putrefattiva che di norma compare sarebbe stata evidente sul corpo di Serena e invece non la aveva".

Il corpo di Serena Mollicone fu trovato nel bosco di Anitrella a Fontecupa. Il cadavere aveva una busta intorno alla testa, mani e piedi erano legati con scotch e fil di ferro. Il naso e la bocca erano coperti da diversi giri di nastro adesivo, mentre vicino all'occhio sinistro vi era una grossa ferita.

Secondo l'accusa Serena Mollicone è stata aggredita nella caserma di Arce. Intenzione della ragazza sarebbe stata quella di denunciare il figlio del comandante della caserma per spaccio: sarebbe questo il motivo per cui la famiglia Mottola ha deciso di ucciderla. Assolti in primo grado, adesso stanno affrontando il secondo step del processo.

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