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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicidio Mollicone, parla Marco Mottola: “La conoscevo dalle medie, andavo a ripetizioni dal padre”

Per la prima volta, dopo 21 anni, i presunti assassini di Serena Mollicone, sono presenti in aula. Il primo a parlare è Marco Mottola, vecchio amico di Serena: “Andavamo nella stessa scuola, poi ci siamo visti solo qualche volta in comitiva: andavo a casa sua solo per le ripetizioni.”
A cura di Beatrice Tominic
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Si sono presentati in aula davanti al pubblico ministero dopo quasi 21 anni dall'omicidio i presunti assassini di Serena Mollicone: l'ex maresciallo della stazione dei carabinieri di Arce Franco Mottola è comparso in aula, per questa e per le prossime due udienze, insieme alla moglie Anna Maria e al figlio Marco. Il lungo processo è ormai arrivato alle fasi finali: la sentenza è prevista entro la metà del prossimo luglio. Il primo a parlare davanti ai giudici della Corte d'Assise di Cassino è stato il figlio, Marco Mottola.

Il primo intervento e le dichiarazioni prima del 2011

A parlare per primo è il 39enne Marco Mottola: "Conoscevo Serena Mollicone dalle medie, abbiamo frequentato la stessa scuola e ci siamo incontrati fino ai sedici anni. Poi ci siamo visti qualche volta in comitiva, ma non l'ho mai incontrata in caserma. Andavo a ripetizioni di francese dal padre – ha dichiarato – Non abbiamo mai avuto una relazione, nessun flirt. In alcuni casi, sempre in gruppo, è venuta nella vecchia caserma di Arce, ma in quella nuova non è mai venuta a trovarmi da sola, ci si vedeva con gli amici anche per fumare qualche spinello. Lei era una ragazza riservata, ma non sono mai stato a casa sua tranne che per studiare francese con il padre." Poi parla anche a nome dei suoi genitori: "Non ho ucciso Serena Mollicone, né nessuno dalle mia famiglia. Non ho mai litigato con lei che conoscevo dai tempi delle scuole medie."

Le dichiarazioni precedenti al 2011

Come scrive il Corriere della Sera, subito arriva il primo successo dell'accusa: la corte ha immediatamente respinto la richiesta della difesa di non utilizzare le dichiarazioni dei Mottoa precedenti al 2011, anno in cui iniziarono ad essere formalmente indagati.

I tre, nel corso degli interrogatori, di frequente si sono trovati a fornire versioni discordanti fra loro: è questa la ragione per cui i loro legali non vogliono che tali dichiarazioni vengano prese in considerazione durante il processo. Secondo gli avvocati dei Mottola, inoltre, i tre imputati si sarebbero trovati sotto indagine già nel periodo precedente al 2011 e, pertanto, sarebbe stata necessaria la presenza di un legale mentre venivano ascoltati. Per sapere come verranno giudicate le loro risposte, occorrerà aspettare le prossime udienze nel corso delle quali, come anticipato, i tre membri della famiglia continueranno ad essere presenti in aula.

Le indagini

Secondo le indagini Serena è stata aggredita in caserma, dove ha sbattuto violentemente contro la porta d'ingresso e poi è caduta a terra, priva di sensi. Credendola morta, i Mottola l'avrebbero legata e trasportata in un bosco nelle vicinanze di Arce dove poi è morta soffocata dal nastro adesivo applicato sulla bocca e sul naso. Se soltanto fossero stati allertati i soccorsi, come ha spiegato la medica legale Luisa Regimenti, Serena si sarebbe salvata invece è stata lasciata in agonia per un periodo fra le 4 e le 6 ore.

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