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Covid 19

Nozze rimandate per Covid, caparre trattenute e prezzi aumentati: “La festa è diventata un incubo”

Problemi col cambio di data, prezzi aumentati, caparre non restituite e continui litigi al telefono. Cosa sta passando chi doveva sposarsi durante la pandemia? Se alcune coppie non hanno avuto problemi con la location scelta per il matrimonio, altre sono entrate a piè pari in un incubo dal quale non riescono da uscire. E quello che doveva essere un giorno di festa, si sta preannunciando un vero e proprio inferno. Le storie di tre future spose.
A cura di Natascia Grbic
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Partiamo da un presupposto: l'infelice frase che viene propinata alle bambine – ‘il matrimonio è il giorno più bello nella vita di una donna – non è vera. Non tutte si vogliono sposare e campano bene lo stesso, con o senza fede al dito. Ma una cosa è certa: per chi sogna le nozze, l'abito bianco e il fatidico sì, quello è certamente uno dei giorni che più rimarrà impresso nella memoria. È un momento per fare festa, per riunirsi con i familiari che abitano lontano, e per divertirsi a più non posso con gli amici. È una giornata felice, e come tale merita di essere ricordata. Deve essere un giorno speciale e senza brutti pensieri. Spoiler: non sempre è così.

Parliamo ora di un'altra caratteristica dei matrimoni, ben conosciuta dalle coppie che vogliono compiere il ‘grande passo'. Il costo elevato. Bomboniere, partecipazioni, fiori, vestito, truccatrice e soprattutto ristorante. In genere il costo totale di un matrimonio tradizionale con un centinaio di invitati si aggira intorno ai 10mila euro. Non tutti li hanno: c'è chi chiede prestiti a banche e parenti, e c'è chi risparmia anni per poterselo permettere. Immaginate di aver fatto tutti questi sacrifici, di aver dato le caparre per fermare fornitori e ristoranti, di dovervi sposare nei mesi che vanno da aprile ad agosto 2020, e che scoppi una pandemia globale. Il vostro matrimonio è rimandato, a chissà quando. Alzate il telefono, chiamate la location alla quale avete già versato una generosa caparra, e chiedete di scegliere una nuova data. Vi aspettereste comprensione e disponibilità. Ma non sempre è così.

Alessandra, Laura e Agnese (nomi di fantasia, N.d.R.) sono tre ragazze che si sarebbero dovute sposare nei mesi in cui il Covid ha fatto proclamare lo stato d'emergenza al governo Conte. Erano entusiaste ma hanno dovuto rimandare. Il problema? Le location che avevano fermato per la cerimonia hanno cominciato a fare problemi sulle nuove date scelte e hanno approfittato della pandemia per aumentare i prezzi pattuiti in precedenza. Da quel momento il matrimonio è diventato un incubo, causando loro stress e attacchi di panico in seguito alle continue discussioni con i gestori delle ville.

Alessandra si sarebbe dovuta sposare a giugno. Data la pandemia in corso, ha deciso di spostare la data al prossimo anno. "Ho molti familiari che vengono dall'estero e tanti parenti anziani: una cerimonia con 160 persone sarebbe stata un rischio elevatissimo, e gli assembramenti non sono ovviamente ancora permessi". Senza contare che il 10 giugno non si sarebbe potuta sposare, perché i matrimoni in Italia erano ancora vietati. "Avevo dato una caparra di 3mila euro al ristorante – continua Alessandra – Li ho chiamati per rimandare al prossimo anno. Ovviamente non ho chiesto la cauzione indietro dato che mi volevo sposare comunque lì". Eppure, quella che ad Alessandra sembrava una proposta semplice, è diventata un percorso a ostacoli. "Mi hanno iniziato a dire che per l'anno prossimo mi avrebbero alzato tutti i prezzi perché era comunque loro intenzione aumentarli – spiega – E che se volevo rimanere col prezzo pattuito nel vecchio contratto avrei dovuto scegliere o un giorno infrasettimanale (Alessandra aveva pagato per il weekend, N.d.R.) oppure una data da settembre ad aprile. Ma io ho il vestito estivo, come possono pensare di propormi date invernali e autunnali?". Le continue telefonate tra Alessandra e il gestore della location le hanno causato un fortissimo stress psicologico. "Non dormivo più la notte, mi alzavo con l'ansia delle sue chiamate. Ero così nauseata dal suo comportamento che con il mio compagno abbiamo deciso di non stipulare un nuovo contratto e chiedere indietro la caparra. Avrebbe dovuto ridarcela dato che il vecchio contratto decadeva per forza vista la non possibilità a celebrare il matrimonio, ma si è rifiutato". Alessandra ha fatto causa al gestore del ristorante: a breve dovranno incontrarsi davanti al giudice di pace per giungere a una mediazione.

Laura si sarebbe dovuta sposare ad agosto: gli invitati al matrimonio erano 120. "Quando è scoppiata la pandemia ho chiamato il ristorante per sapere come si stavano organizzando. Mi hanno rassicurata, dicendomi che se avessi voluto cambiare data non avrei avuto nessun problema e il prezzo sarebbe rimasto lo stesso. Ci ho pensato bene e a malincuore ho deciso di spostare al prossimo anno. Io e il mio compagno non eravamo tranquilli: mia suocera ha una patologia ai polmoni, mia zia ha tre malattie autoimmuni. La maggior parte dei parenti ha una certa età. Quando ho chiamato la villa per comunicare la decisione, è sparita ogni cordialità: per un lungo minuto sono stati in silenzio, non rispondendomi. Poi mi hanno detto che non potevo spostare la data". A quel punto Laura si è agitata: non voleva rischiare la salute di parenti e amici con la pandemia ancora in corso. "Volevano che mi sposassi entro ottobre e che a maggio gli dessi comunque 4mila euro. Hanno cambiato tono di voce, sono diventati aggressivi. Mi sono agitata, ho avuto un attacco di panico e sono finita in ospedale". Laura e il suo compagno hanno minacciato di fare causa. "Quando ho annunciato che avrei messo in mezzo gli avvocati, hanno deciso di proporre un accordo. Ho accettato solo perché sono talmente stressata che non ce la faccio ad affrontare un processo né a cercare altre location". Il ristorante ha anche alzato il prezzo pattuito all'inizio. "Mi hanno applicato un sovrapprezzo di sette euro a persona, senza motivo. Non li voglio più sentire, solo a pensare che quel giorno sarò costretta a rivederli mi sale la rabbia. Quella che hanno fatto è una truffa".

"Mi sarei dovuta sposare a maggio, quando le restrizioni per il coronavirus erano ancora in corso – racconta Agnese – Ovviamente ho dovuto spostare la data. Quando ho chiamato il ristorante sono stati molto scortesi e frettolosi: mi hanno dato quattro opzioni per il nuovo giorno, dicendo che se non riuscivo a prendere una decisione in breve tempo avrebbero venduto la data. Ero molto sotto stress, anche perché eravamo in piena pandemia, non sapevo quando sarebbe finita e se gli invitati sarebbero venuti". C'è stato poi un altro problema: quello dell'acconto. "Avrei dovuto dare la seconda parte trenta giorni prima dell'evento. Nonostante alla fine abbia spostato il matrimonio a ottobre, l'hanno pretesa a maggio. Ci ho discusso moltissimo al telefono, mi hanno bombardata di chiamate. Cosa devono farci con i miei soldi cinque mesi prima della cerimonia? Non credo inizino a prepararla da ora". Per Agnese il suo matrimonio è diventato un incubo. "Volevo fosse una giornata felice, ora non vedo l'ora che arrivi per poter dire che è finalmente finita".

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