Non solo il ‘test del finto cliente’, la storia di Michele: “Pam mi ha licenziato per un guanto”

Un guanto metallico antitaglio diventato il motivo formale per licenziare un lavoratore con 17 anni di servizio. "Mi hanno mandato via perché non lo indossavo mentre tagliavo due fettine, ma non era obbligatorio", racconta a Fanpage.it Michele, 59 anni, ex macellaio alla Pam di Monterotondo, vicino Roma, mandato via ad agosto 2025.
Da mesi, nei supermercati Pam Panorama di tutta Italia, si susseguono licenziamenti e sospensioni. "L'obiettivo primario è ‘svecchiare' il personale – sottolinea Anna De Marco, sindacalista di Filcams Cgil – Perché i dipendenti di lungo corso costano di più: hanno scatti di anzianità e contratti regolari. Poi li sostituiscono con lavoratori interinali: precari, obbligati a lavorare domeniche e festivi e a fare tutto ciò che l’azienda chiede".
"Stanno colpendo over 50, chi ha la 104 e i rappresentanti sindacali"
La condotta anomala di Pam sarebbe iniziata, secondo quanto ricostruito da De Marco, prendendo di mira i lavoratori che usufruivano della legge 104 per assistere un caro con disabilità: "Hanno cominciato a trasferirli in sedi lontane da casa, costringendoli a fare causa oppure ad accettare un incentivo ridicolo per andarsene".
Dopodiché inizia un dialogo con i sindacati per una procedura collettiva di mobilità, "ma le condizioni erano irricevibili – aggiunge la sindacalista -, sia per l’importo dell’incentivo, sia perché pretendevano di scegliere loro chi sarebbe uscito e chi no. Noi non l’abbiamo firmata".
A quel punto Pam avrebbe iniziato a mettere in campo le strategie che hanno portato ai recenti licenziamenti. I casi si somigliano: contestazioni minime, multe sproporzionate, ispezioni fantascientifiche. Il fenomeno è venuto alla luce con il famigerato ‘test del finto cliente': "È anche chiamato ‘test del carrello' e viene fatto ai cassieri per verificare che rispetti le indicazioni. Ma loro occultano prodotti piccoli dentro confezioni più grandi: batterie dentro una confezione d’acqua, cosmetici dentro una cassa di birra, perfino nel cartone chiuso. Per accorgersene bisognerebbe aprire la spesa ai clienti. Quando i lavoratori non si accorgono del prodotto nascosto, vengono licenziati".
Il comportamento di Pam inizia destare sospetti mesi prima degli ultimi casi, quando viene cambiato il documento di valutazione rischi (Dvr), una sorta di guida di comportamento per la sicurezza. "Scrivono, ad esempio, che il prodotto non va trascinato sul nastro ma va sollevato, cose così. Risultato: hanno sospeso senza retribuzione, per quattro mesi, i dipendenti della barriera casse", commenta De Marco.
"Ci siamo rivolti all’Ispettorato e alla Regione e, alla fine sono tornati indietro, rimodificando il Dvr e pagando ciò che dovevano. Ma sono stati buoni un paio di mesi e poi hanno ricominciato: nuovi trasferimenti, nuove contestazioni pretestuose, fino al test carrello. Ma a Roma ne hanno licenziati altri nove con contestazioni assurde", aggiunge.
La storia di Michele: "Nessuno ha mai imposto davvero quel guanto"
Fra coloro a cui è stato tolto il lavoro per motivi pretestuosi c'è Michele. Entra in Panorama 17 anni fa come capo reparto in macelleria, con un contratto di secondo livello, alla sede di Laurentina. Dopo due anni, quando viene a sapere che sta aprendo una Pam nel suo paese, Monterotondo, chiede il trasferimento. Lì, però, c'è solo una posizione da macellaio provetto, terzo livello del contratto nazionale. "Mi dissero che il capo reparto era già individuato. Non era vero: non c’è mai stato. Per un anno e mezzo ho gestito io tutto il reparto".
Michele usufruisce della 104 per assistere il padre anziano. Inoltre, è rappresentante sindacale unitario (Rsu) per la Cgil e anche rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rsl). Quest'estate ha subito due contestazioni proprio sulla sicurezza: "Mi hanno rimproverato per non aver usato un guanto metallo antitaglio – racconta a Fanpage.it -, entrambe mentre tagliavo due fettine per un cliente. Ma quello lo usiamo, insieme al grembiule rinforzato, quando disossiamo grandi pezzi".
Michele non ci sta e va a controllare proprio sul Dvr: "C'è scritto solo che il guanto è in dotazione, non specifica quando va usato né tantomeno che è obbligatorio. E la verità è che nessuno lo usa. Né in macelleria né in altri reparti".
A far sorgere in Michele il dubbio che dietro ci sia qualcos'altro è la coincidenza con un episodio avvenuto quindici giorni prima: "Una collega del pane si è tagliata ed è finita in ospedale, dove le hanno messo dei punti di sutura. Nessuna contestazione. A me, invece, due in un mese. Ma io ero Rsu, Rsl, avevo la 104. Uno più uno fa due".
"Licenziati per un saluto mancato"
Michele non è il solo a essere stato licenziato per piccole contestazioni che travolgono come valanghe. "Un cassiere è stato licenziato perché non avrebbe salutato un cliente – ricostruisce Anna De Marco -. Un altro è arrivato con due minuti di ritardo per il traffico e si è beccato quattro ore di multa. Una sproporzione abnorme", spiega. È dello stesso parere anche Michele: "Mi aspettavo una multa, non certo questo. Non ho rubato, non ho fatto nulla di male. Anche perché ispettori e capi sono entrati mille volte in laboratorio, anche a lavorare se serviva, senza guanto, senza grembiule, senza scarpe antinfortunistiche".
La sproporzione, però, sembra avere un obiettivo. "Pam Panorama nasce a Roma 30 anni fa: c'è un personale storico che ha un costo e un peso contrattuale – conclude Anna De Marco di Filcams Cgil -. Ma non si butta fuori una persona cinque anni prima della pensione. I lavoratori e le lavoratrici colpite hanno tutte tra i 50 e i 60 anni. Questo crea anche un’emergenza sociale: sono persone difficilmente ricollocabili".
Per loro il futuro è incerto, così come per Michele. Ha impugnato il licenziamento perché lo considera illegittimo. Ma intanto per lui è la compagna è difficile: "Ai miei figli non ho detto niente, ho detto che ero in congedo 104 per mio padre".