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Covid 19

Nel Lazio 88mila persone hanno perso il lavoro per il covid: a essere colpite soprattutto le donne

Sono 88mila le persone nel Lazio che non hanno più un lavoro. Secondo i dati diffusi da uno studio realizzato da Uil ed Eures, la situazione occupazionale nella regione sarebbe drammatica, con una perdita del Pil pari al 10%. Sono inoltre il 64,2% in meno i nuovi rapporti di lavoro che si sono creati durante l’anno.
A cura di Natascia Grbic
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Una crisi economica e occupazione drammatica quella generata dalla pandemia da coronavirus che ha stravolto il mondo. Secondo i dati riportati nel dossier "Lavoro e situazione economica del Lazio di fronte alla pandemia" redatto dalla Uil Lazio insieme all'istituto di ricerca Eures, nel Lazio c'è stata una contrazione del Pil del 10%. Circa 88mila persone sono rimaste senza lavoro (l'occupazione è diminuita del 3,7%), mentre sono il 64,2% in meno i nuovi rapporti di lavoro che si sono creati durante l'anno. A essere colpite sono state soprattutto le donne: l'occupazione femminile è scesa del 2,9% contro il 2,7% di quella maschile. Sono invece il 37,6% in meno le persone iscritte al registro delle imprese, mentre le esportazioni sono scese del 26,3%.

115mila persone in meno con un'occupazione nel Lazio

In totale nel Lazio le persone residenti con un'occupazione sono diventate 2,3 milioni. Nello stesso periodo durante il 2019 erano 115mila in più: questo vuol dire che ora sono il 4,8% in meno. Un numero molto alto se si pensa che a livello nazionale il decremento totale è stato del 2.6%. Diminuite anche le persone che sono alla ricerca di un lavoro, il 39,3% in meno rispetto al 2019. In Italia questo numero, sebbene elevato, si attesta invece al -25,4%: un divario molto alto, che non mette il Lazio in una buona posizione.

I lavoratori mandati via durante la pandemia

Che la crisi occupazione si sarebbe fatta sentire alla fine del 2020 era apparso chiaro sin da subito. Se alcune aziende sono ricorse allo smart working e altre alla cassa integrazione, altre non hanno rinnovato il contratto ai loro dipendenti. Altri ancora hanno interrotto la collaborazione con i lavoratori autonomi, oppure mandato via le persone che impiegavano in nero senza un regolare contratto (e queste non figurano nelle statistiche ufficiali, che altrimenti sarebbero ancora più drammatiche). Il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo e prorogato sino al 31 marzo 2021 riguarda infatti solo i lavoratori che hanno un contratto a tempo indeterminato. Per tutti gli altri, non è stata trovata una soluzione. A questo si aggiungono i ritardi nel pagamento delle casse integrazioni e del bonus dei 600 euro che hanno avuto conseguenze drammatiche, con migliaia di persone impossibilitate ad arrivare a fine mese.

Aumentati prestiti a strozzo durante lockdown

La crisi economica ha avuto anche un'altra nefasta conseguenza: quella dell'aumento dell'usura. L'associazione Antiusura onlus si occupa di aiutare le persone vittime di usura. Da quando è cominciato il lockdown, le richieste di aiuto hanno registrato un incremento del 50%. Un numero altissimo, senza considerare tutte quelle persone che invece non hanno denunciato per paura e si trovano alla mercè degli strozzini. "Nel mese di marzo/aprile c'è stato un incremento di chiamate del 30% – spiega a Fanpage.it Luigi Ciatti, presidente dell'associazione Antiusura onlus – ad agosto le richieste hanno sforato il 50%. I periodi in cui una persona ha problemi di denaro, vive la vicenda come un tossicodipendente, quindi cerca disperatamente liquidità. Non fa attenzione, non ha la lucidità per capire che i soldi gli vengono dati con un cappio al collo. L'assenza di liquidità e la non sempre capacità dello Stato di aiutare le imprese, le aziende e le famiglie, ha creato terreno fertile per la criminalità".

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