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Muore per una meningite non diagnosticata, medici a processo. La famiglia di Valeria Fioravanti: “Siamo a pezzi”

Per la morte di Valeria Fioravanti sono finiti a processo tre medici. Ieri sono stati chiamati a testimoniare i familiari della giovane: “Ricordare questo inferno ci fa a pezzi”.
A cura di Beatrice Tominic
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Si è tenuta ieri la seconda udienza nel processo per la morte di Valeria Fioravanti, morta a 27 anni per una meningite non diagnostica il 10 gennaio del 2023. La giovane è morta per una meningite batterica che era stata cambiata per una semplice cefalea. Nell'udienza di ieri, mercoledì 12 novembre 2025, sono stati chiamati a parlare in aula i parenti della giovane. Per quanto accaduto a Fioravanti sono finiti a processo tre medici. "Vogliamo giustizia – hanno riferito davanti al tribunale prima dell'udienza – Basta confermare tutte le evidenze arrivate fino ad oggi: le cartelle cliniche già parlano dell'infezione: oggi si portano le testimonianze, anche noi racconteremo la nostra verità". E ancora: "Vogliamo una pena esemplare, ma abbiamo fiducia nelle indagini che sono state svolte".

Una volta terminato l'appuntamento in aula, sui social hanno aggiunto: "Da questa giornata ne usciamo a pezzi perché ricordare l’inferno che ha vissuto Valeria ci ha spezzato il cuore ancora una volta.Vi aggiorneremo per ogni iniziativa e vi ringraziamo per quanto sentiamo la vostra vicinanza".

Valeria Fioravanti, morta per una meningite batterica

Il calvario di Valeria Fioravanti inizia a dicembre 2022, quando la ragazza si è recata al Campus Biomedico di Roma per la rimozione di una piccola cisti nella zona ascellare. Qualche giorno dopo, a causa di un fortissimo mal di testa, la giovane si è rivolta al pronto soccorso del policlinico Casilino. Qui un medico le ha prescritto il Toradol, potente antidolorifico che però non ha fatto effetto. Anzi, secondo le perizie l'utilizzo di questo farmaco avrebbe mascherato altri sintomi che potevano servire a diagnosticare la meningite.

Dopo il Casilino, Valeria ha deciso di rivolgersi all'ospedale San Giovanniper un secondo parere. È arrivata con una "cefalea retronucale, dolore lombare irradiato a entrambi gli arti inferiori". Qui il dottore l'ha sottoposta anche a un elettrocardiogramma, da cui non sono emerse novità. Anche un terzo dottore non avrebbe approfondito con ulteriori esami la situazione della ragazza. Anche la sua diagnosi è stata quella di "lombosciatalgia resistente alla terapia antalgica". Solo qualche giorno dopo, quando Valeria Fioravanti è tornata ancora una volta al pronto soccorso, i medici hanno iniziato a sospettare che i dolori potessero essere causati da una meningite batterica. A quel punto la ragazza è stata ricoverata in terapia intensiva al Policlinico Gemelli, dove poco dopo è entrata in coma ed è morta.

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