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Indagine sulla morte di Andrea Purgatori

Morte di Andrea Purgatori, cliniche e assicurazione citate come responsabili civili

Il gup di Roma ha autorizzato la citazione in giudizio, in qualità di responsabili civili, delle due strutture sanitarie dove Andrea Purgatori era stato ricoverato prima della sua morte.
A cura di Enrico Tata
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Saranno citate come responsabili civili due cliniche e un'assicurazione nell'ambito del procedimento giudiziario sulla morte di Andrea Purgatori. Lo ha autorizzato il gup del tribunale di Roma. Per il decesso del giornalista romano, i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il medico radiologo Gianfranco Gualdi, l'assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani.

Ammesse come parti civili la famiglia Purgatori e Cittadinanza Attiva

Nell'udienza preliminare che si è tenuta questa mattina a piazzale Clodio, il gup di Roma ha autorizzato la citazione in giudizio delle due strutture sanitarie dove Andrea Purgatori era stato ricoverato prima della sua morte, avvenuta a luglio 2023. Inoltre, sono state ammesse come parte civile la famiglia di Purgatori e l'associazione Cittadinanza Attiva. La prossima udienza è fissata per il 20 febbraio.

"Se sarà affermata la responsabilità dei medici e anche delle strutture presso cui hanno operato dovranno risponderne nei confronti della famiglia", ha commentato l'avvocato della famiglia Purgatori, Alessandro Silveri Gentiloni.

Le tesi dei pm: nessuna metastasi cerebrale, Purgatori morto a causa di gravi errori medici

Secondo la tesi dei pm, Purgatori sarebbe deceduto a causa di errori medici molto gravi, tra cui diagnosi e terapie sbagliate. Il giornalista era in cura per un tumore ai polmoni ed era stato sottoposto a radioterapia per presunte metastasi al cervello. Dall'autopsia è emerso tuttavia che quelle metastasi non c'erano. Purgatori era invece affetto da una endocardite infettiva, curabile.

Il tumore ai polmoni era in una fase avanzata, certamente, ma di fatto Purgatori è morto a causa dell'endocardite. Se curata adeguatamente dai medici, il giornalista avrebbe potuto continuare a vivere.

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