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Mai così tanti turisti a Roma: i numeri e i dati che certificano il boom di arrivi nel 2023

I risultati della ricerca “Turismo a Roma e nel Lazio: rilevanza economica e convivenza sociale”, promossa dal Consiglio Regionale Unipol del Lazio e realizzata da RUR (Urban Research Institute), che è stata presentata oggi presso Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma.
A cura di Enrico Tata
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Mai così tanti turisti a Roma. Nel 2023 il numero di visitatori è tornato a livelli identici a quelli fatti registrare nel 2019, prima della pandemia, ma rispetto ad allora è addirittura cresciuto il numero di pernottamenti. Questo emerge dalla ricerca "Turismo a Roma e nel Lazio: rilevanza economica e convivenza sociale", promossa dal Consiglio Regionale Unipol del Lazio e realizzata da RUR (Urban Research Institute), che è stata presentata oggi presso Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma.

La Capitale sta dimostrando una straordinaria capacità di "intercettare la ripresa del turismo internazionale". Nel 2023 i pernottamenti a Roma supereranno addirittura i valori del 2019 e si attesteranno intorno ai 35 milioni, con un incremento di oltre il 9 per cento rispetto ai 32 milioni del 2022.

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Il problema che mette in evidenza la ricerca è legato al fatto che i flussi turistici siano troppo concentrati rispetto all'intero territorio del Lazio. Secondo i dati, infatti, la Citta Metropolitana di Roma concentra l'89 per cento delle presenze turistiche della regione, seguita dalle province di Latina, con il 4,5 per cento, Viterbo con il 3,7 per cento, Frosinone con il 2,4 per cento e Rieti con lo 0,4 per cento.

Questo squilibrio "non rispecchia il potenziale turistico della regione che dispone di notevoli risorse culturali e paesaggistiche anche al di fuori dell’area romana. Basti pensare allo straordinario paesaggio agrario e le presenze eno-gastronomiche legate alla ruralità diffusa in tutta la regione, e poi alle risorse marine della costa e delle isole, alla montagna, all’artigianato artistico, ai parchi a tema, al termalismo".

La disparità tra Roma e il resto della regione è evidente anche analizzando le visite a monumenti e musei. Nel periodo che ha preceduto la pandemia, il Lazio ha fatto registrate 25,6 milioni di visitatori ai siti culturali statali, di cui ben 24,5 milioni a Roma e soltanto 1,1 milioni nelle altre province.

Ma questo squilibrio si riscontra anche all'interno della stessa città di Roma, poiché nel centro storico, in pratica, si concentra l'86,4 per cento dei visitatori di siti culturali. Questo determina "da un lato intasamenti e disagio, e dall’altro uno spreco di risorse patrimoniali potenzialmente collocate fuori del centro storico e nelle aree esterne, che pur essendo molto attrattive non vengono adeguatamente fruite".

L'86,4 per cento dei visitatori, in altre parole, si concentra in una piccolissima parte della città, compresa fra Colosseo, Fontana di Trevi, Pantheon e area Vaticana – pari per superficie allo 0,3 per cento del territorio comunale, al 9,6 per cento dell’area centrale e solo al 18,9 per cento del Primo Municipio.

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