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Lo Storto (Luiss): “Prepariamo gli studenti al mercato del lavoro e alle sfide delle crisi globali”

Abbiamo incontrato il Direttore Generale della Luiss Giovanni Lo Storto nella sede di viale Romania a Roma, dove ha il suo cuore uno degli enti di formazione più prestigiosi d’Italia. Un dialogo con al centro il futuro della formazione superiore e le sfide a cui un presente sempre più incerto chiama a rispondere in modo proattivo le istituzioni universitarie.
A cura di Valerio Renzi
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Siamo in periodo d'iscrizione per il nuovo anno accademico. Quali sono le novità che la Luiss presenta agli studenti?

Continuiamo ad innovare, e la Luiss si presenta sul mercato dell'offerta formativa internazionale con un nuovo modello didattico. Abbiamo tutti vissuto con straordinaria apprensione il primo momento del contatto con la pandemia. Poi abbiamo capito che avremmo dovuto conviverci, poi abbiamo dovuto riadattare modelli di business, modo di lavorare e anche di studiare e fare università. Questo per noi ha voluto dire accelerare alcune tendenze che era già in atto, integrando stabilmente la strumentazione digitale nei processi di apprendimento, riflettendo su una nuova modalità didattica.

Ci può spiegare meglio, perché non parliamo solo di cloud o lavagne elettroniche ci pare di capire…

Non dobbiamo più pensare al docente come un drone di contenuti, che trasmette la conoscenza in modo verticale trasferendola allo studente. Piuttosto vogliamo insegnanti che siano designer di ispirazione e di motivazione. Ecco perché abbiamo lavorato e stiamo lavorando ad un modello che abbiamo chiamato “enquiry-based”, cioè lo studente intanto viene spinto a disimparare, che è una delle chiavi contemporanee dell'apprendimento. Occorre disimparare per attrezzarsi ad apprendere di nuovo.

La chiave di tutto questo è l'allenamento, dapprima alle diversità, che è la cosa più difficile per l'essere umano. E poi l'allenamento a fare le domande, ad imparare a fare le domande. In Luiss il nuovo modello didattico alla base dell'offerta formativa, prevede lo studente viene inserito in un contesto in cui, più che imparare a fornire le risposte, viene allenato ad imparare a fare le domande giuste.

Due anni fa, quando ci siamo incontrati subito dopo la fase più acuta della pandemia,, lei ha presentato una riflessione credo importate: il mercato del lavoro richiede competenze spesso molto specialistiche, ma le università e i centri di formazione piuttosto che creare sempre nuovi corsi per inseguire queste esigenze, devono far arrivare i ragazzi e le ragazze all'appuntamento con la ricerca di un impiego con delle soft skills molto solide, piuttosto che con una formazione iperspecialistica. È sempre di questo avviso?

Certamente.  La formazione specialistica non è da inseguire come fosse un mantra, una religione perché non è questa l'epoca. Pensate ad un corso di laurea su una specializzazione che viene immaginato, studiato nell'anno zero, viene costruito e messo sul mercato con l'autorizzazione ministeriale nell'anno 1 ai primi studenti. Nell'anno due si iscrivono i primi laureati, che poniamo si laureano in tempo dopo cinque anni senza mai andare fuori corso. Ecco che avremo i primi laureati che si affacceranno sul mercato del lavoro come minimo setto o otto anni dopo a quando il corso di laurea che hanno terminato è stato pensato. Questo penso basti a comprendere quanto ragionare per specializzazioni settoriali possa essere un errore. Poi è evidente che non bisogna tagliare troppo questo ragionamento con l'accetta, nel senso che l'odontoiatra, l’odontotecnico, il cardiologo piuttosto che l'ingegnere aerospaziale, devono studiare ed essere aggiornati al massimo sulle loro specializzazioni.

Cosa consiglia a chi si trova oggi a scegliere un corso di laurea pensando al proprio futuro lavorativo?

Prima di tutto quello che consiglio a ragazzi e ragazze impegnate oggi nell'orientamento è di scegliere pensando prima si tutto a quello per cui si è maggiormente portati e che li appassiona davvero. Dobbiamo pensare l'università come una palestra che consenta agli studenti di formare la propria identità come persona, come cittadino, prima ancora che come professionista, acquisendo le conoscenze utili ad affrontare un mondo sempre più complesso. Crediamo poi che chi si vuole affacciare allo studio delle scienze sociali o economiche, deve farlo con la consapevolezza che un approccio ESG (acronimo di Environmental, Social e Governance che descrive l'indice di sostenibilità di un'azione o di un'impresa ndr) sarà sempre più importante. È di quest'anno un rapporto Unioncamere-ANPAL che dice che il 47% delle figure cercate dalle aziende non sono disponibili, per questo è importante mettere alcune competenze nelle disponibilità degli studenti valorizzando però le loro inclinazioni. Se cinque lavori su dieci non hanno capacità di essere matchati con la formazione, è sempre più importante che gli studenti individuino quali siano le università che offrono formazione per andare a riempire questa offerta.

Alcuni giorni fa ha proposto ai lettori del Corriere della Sera un ragionamento attorno al rapporto tra apprendimento e tecnologia, un tema che le sta molto a cuore…

La paura del nuovo è connessa alla storia della nostra specie. Oggi però abbiamo degli strumenti culturali, per provare ad approfittare delle accelerazioni che noi stessi stiamo creando, senza che queste intervengano negativamente nei percorsi per esempio connessi all'apprendimento. Provo a dirlo in modo più semplice: dopo tanti anni abbiamo capito che la calcolatrice è uno strumento che può essere utile ad accelerare l'apprendimento della matematica e non lo ritarda.

Nel XIII secolo avanti Cristo, lo scriba Paes diceva “lo studente ha le orecchie sulla schiena” per farlo rimanere concentrato, è lì che devi colpirlo". Come a dire: una buona scudisciata consentiva allo studente di non distrarsi. Dal mio punto di vista lo studente non ha "le orecchie sulla schiena", non è togliendogli uno strumento che immaginiamo gli dia distrazione, che possiamo provare a stimolarlo di più per l'apprendimento. Nel 2017 ho dato alle stampe un volume che si intitolava proprio“Ero Studente”, perché questi studenti non sono più studenti come lo eravamo noi, ma sono piuttosto “apprenditori”. Ragazze e ragazzi che hanno una modalità di concentrazione diversa dalla nostra. Probabilmente potremmo dire più frammentata, o più capace di essere disponibile ad intercettare stimoli diversi e contestuali.

Le nuovissime generazioni crescono in un contesto molto diverso, e bambine e bambini apprendono fin da subito in modo diverso…

La generazione Alpha, che è quella fatta dei nati dopo il 2012, saranno 2 miliardi nel giro di qualche anno, è composta dai primi bambine e bambini che sono capaci intenzionalmente con un oggetto, con un device, costruendo con le loro azioni percorsi non ripetitivi. Giocando insomma non stanno ripetendo un'azione, la stanno costruendo. Tutto questo senza sapere né leggere né scrivere. E questo è sorprendente. Allora come può la scuola e l'università aumentare il proprio ruolo, il valore che crea nelle fasi di formazione, provando a creare valore da questo e non a distruggerlo? E devi fare cose che per molti anni personaggi importanti studiosi come Sir Ken Robinson, per esempio, o Sugata Mitra ancora dopo, o tutti gli altri futurologi, ci dicono non devi contrastare il fenomeno, non devi cercare di fermare l'acqua con le mani. Bisogna provare a non fermare gli studenti, ma piuttosto formare i docenti.

Torniamo al futuro che sembra quanto mai incerto. La Luiss è un'università globale che può offrire agli studenti gli strumenti giusti per capire e intervenire su problemi ormai globali?

Quando abbiamo avuto modo di ospitare e dialogare con Jared Diamond assieme agli studenti, in italiano ci ha detto una frase che mi ha molto colpito: “Il Covid rispetto al climate change è una cianfrusaglia”. Questo per dare un'idea delle sfide che ci attendono. È della scorsa estate è un libro molto particolare, interessante della professoressa Gaia Vince, che si intitola “Nomad Century” che il mondo avrà un incremento di quattro gradi nei prossimi decenni e che, per ogni grado di temperature in aumento, ci sarà urgenza indifferibile di far migrare circa un miliardo di persone.

E allora noi stiamo riflettendo anche come ateneo, di lanciare dei percorsi formativi ad hoc per affrontare queste sfide. C’è tempo fino al 3 aprile per iscriversi al test d'ammissione per le nostre lauree magistrali, ma stiamo ragionando già per il prossimo anno accademico se individuare degli indirizzi all'interno di questi corsi di laurea per trattare in modo molto specifico i temi non solo della sostenibilità ma anche del climate change.

I cambiamenti climatici ma anche la guerra disegnano un mondo nuovo…

È vero non avevamo ancora mai citato la guerra in questa conversazione e sì, è vero, la Luiss è un'università globale e stiamo diventando un centro di ricerca molto orientato per le scienze sociali e le relazioni internazionali. La guerra in Ucraina ha riportato le relazioni internazionali al centro degli interessi. E questo è il posto giusto per venire a per i ragazzi e le ragazze che vogliono capire il mondo che cambia, ma anche agire nel mondo globale, diventare classe dirigente per cambiare le cose. Lo è per i nostri studi in materie economiche e in quelle giuridiche, e lo è a maggior ragione per gli studi nelle materie delle scienze politiche, dove la Luiss sta risalendo il ranking in una maniera incredibile, essendo arrivata da posizioni dopo la centesima fino alle prime posizioni nel ranking mondiale. Le iscrizioni sono aperte, ai nostri studenti quello che possiamo promettere è che valorizzeremo il loro talento.

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