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La parabola di Bachcu: il leader della comunità bengalese a Roma, da paladino dei diritti a estorsore

Chi è Nure Allam Siddiqque, leader della comunità bengalese e dell’associazione Dhuumcatu, accusato per sequestro ed estorsione. Da paladino dei diritti dei migranti all’arrestato.
A cura di Redazione Roma
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È stato arrestato nella notte tra mercoledì e giovedì Nure Allam Siddiqque, leader della comunità bengalese accusato di aver sequestrato a scopo di estorsione un uomo. A Roma lo conoscono tutti come Bachcu, e da almeno vent'anni è alla testa di scioperi e manifestazioni con la sua associazione, il Dhuumcatu, radicata in modo capillare tra l'Esquilino e Torpginattara (dove più alta è la presenza della comunità), al resto della città, tanto da stampare per anni un settimanale distribuito in migliaia di copie.

Ora la storia di Bachcu è quello di un leader locale di una comunità migrante, in grado di guidare anche imponenti manifestazioni, come quelle a metà degli anni zero per la sanatoria per il permesso di soggiorno, quando il Comitato Immigrati in Italia promosse manifestazioni, scioperi della fame e mobilitazioni. È stato anche protagonista di diverse occupazioni e poi un costante riferimento per la sua comunità, ma anche per la politica. Il capodanno bengalese organizzato dal Dhuumcatu a Villa Gordiani si fa da più di vent'anni, e qui sono passati politici e assessori a portare il saluto delle istituzioni. L'associazione, nata a inizio degli anni Novanta con la prima ondata di arrivi di migranti dall'Asia a Roma, ha poco meno di 8.000 iscritti, ed è una specie di sindacato comunitario, in grado di assistere i cittadini stranieri in molte pratiche amministrative mentre si propone di rappresentare i loro interessi presso le istituzioni.

Ma quello che emerge dalle carte dell'inchiesta è un altra immagine di Bachcu, per molti versi opposta a quella mostrata in pubblico. Non il paladino dei diritti della sua comunità, ma il capo di una banda dedita ad attività criminose accanto all'attività politica. Un racket, quello denunciato da un connazionale, che partirebbe proprio dalla richiesta di aiutare due bengalesi in una posizione irregolare sul territorio italiano, ad ottenere il permesso di soggiorno.

Per aiutarli Bachcu offre un prestito di 10.000 euro, poi la somma cresce vorticosamente fino a raggiungere i 100.000. L'uomo in più di un'occasione viene rapito e picchiato. In un caso è presente anche il leader del gruppo, in un altro caso invece si "limita" a dare ordini per telefono e far condurre l'uomo fuori Roma per convincerlo a pagare. Secondo gli inquirenti i rapitori sarebbero al corrente delle disponibilità dell'uomo nel paese di origine, e vorrebbero convincerlo a vendere alcuni beni per consegnarli il denaro.

Ora gli investigatori vogliono capire se ci siano altri casi simili, quanto l'attività estorsiva fosse estesa. Intanto emerge un'altra vicenda poco chiara con al centro sempre il 59enne, che avrebbe raccolto somme di denaro per garantire delle sepolture religiose, opere però mai realizzate.

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