La nonna di Landolfi condannato per aver ucciso la fidanzata: “Farò lo sciopero della fame”

"Sono pronta a fare lo sciopero della fame, purché venga riaperto il caso di mio nipote". Sono le parole di Mirella Iezzi, la nonna di Andrea Landolfi, condannato in via definitiva a ventidue anni di carcere per il femminicidio della fidanzata Maria Sestina Arcuri avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 nella villa dell'anizana in via Papirio Serangeli a Ronciglione, in provincia di Viterbo.
Ieri Mirella Izzi, ottantacinque anni, difesa dall’avvocato Guido Giannini, era presente in aula al Tribunale di Viterbo in occasione del processo che la riguarda in merito alle accuse che le sono state rivolte sul delitto. Deve rispondere di favoreggiamento del nipote attraverso false dichiarazioni al pubblico ministero, di abbandono del pronipote minorenne e di omissione di soccorso ai danni della ragazza. Era infatti presente in casa quando Landolfi ha lanciato Sestina dalle scale. Iezzi ha annunciato l'intenzione di voler cominciare uno sciopero della fame, per chiedere agli inquirenti che venga riaperto il caso: "Finché la salute me lo consentirà, continuerò a battermi per l’innocenza di mio nipote" ha detto, arrivata davanti al Tribunale, come riporta la testata locale Tuscia Web.
Il processo che vede imputata Mirella Iezzi entrerà nel vivo a luglio 2026, con l'udienza nella quale verranno ascoltati alcuni testimoni. Mirella Iezzi, che è accusata di aver mentito con dichiarazioni false ha sempre ribadito l'innocenza del nipote. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it ha raccontato la sua versione dei fatti in merito alla notte del grave ferimento di Sestina, a seguito del quale è morta: "Sentivo che parlottavano tra loro, erano tranquilli, io tra me e me pensavo che si stavano baciando – questo quanto ha spiegato sarebbe accaduto gli attimi prima – Ho visto Sestina e Andrea scivolare dalle scale, mi sono avvicinata per aiutare Sestina, mio nipote mi ha scansata perché voleva aiutarla lui. Lei stava bene e parlava".
È allora che la donna ha lasciato l'abitazione per recarsi alla clinica Sant'Anna e in seguito in un ospedale a Roma. L'esito del processo a carico di Landolfi è stato ben diverso, con la condanna in via definitiva. Prova "regina" si è rivelata l'autopsia, il corpo di Sestina infatti ha "parlato" mostrando i traumi fatali di una caduta dall'alto. Attualmente Landolfi sta scontando la pena nel carcere di Rebibbia.