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La comandante sezione Atti Persecutori: “A Roma nel 2022 aumentati i casi di violenza sessuale”

Fanpage.it per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha intervistato la maggiore Mariantonia Secconi, Comandante della Sezione Atti Persecutori del Reparto Analisi Criminologiche – Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche.
A cura di Alessia Rabbai
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Maggiore Mariantonia Secconi
Maggiore Mariantonia Secconi

Denunciare la violenza di genere è importante per attivare la rete di protezione intorno alle donne. Un passo a cui si arriva non prima di aver riconosciuto i campanelli d'allarme o prendere consapevolezza di una relazione che sfocia nell'abuso. La violenza domestica della quale vittime sono per la maggior parte dei casi donne, non provoca solo lividi e fratture, non è solo fisica ma ha anche altre forme più difficili da riconoscere, come quella sessuale, psicologica ed economica. Ad essere vittime secondarie di violenza sono i minori, spesso costretti ad assistere. Fanpage.it in occasione del 25 novembre, data in cui ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha intervistato la maggiore Mariantonia Secconi, Comandante della Sezione Atti Persecutori del Reparto Analisi Criminologiche – Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, che spiega come riconoscere la violenza e a chi rivolgersi in caso di necessità, con un focus su Roma.

Di cosa si occupa la sezione Atti Persecutori per i reati di violenza di genere e violenza domestica dell'Arma?

Creata nel 2009 contestualmente all’istituzione del reato di atti persecutori, è collocata nell’ambito del Reparto Analisi Criminologiche (Rac) del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Racis). È composta da militari specializzati sulla violenza di genere, esperti in psicologia, criminologia e informatica. Ha competenza nazionale sui reati di violenza di genere e violenza domestica, si occupa si sviluppare studi e ricerche sul fenomeno della violenza di genere e violenza domestica; di analizzare i flussi informativi provenienti dai reparti dell’Arma territoriale attraverso i quali rileviamo i fattori di rischio dei singoli casi; di sensibilizzare con incontri nelle scuole, progetti di collaborazione interistituzionali sviluppati a livello nazionale e internazionale e di fornire ai reparti dell’Arma un supporto specialistico nelle indagini, anche nell’esecuzione di audizioni protette delle vittime vulnerabili.

Qual è la situazione su Roma in ambito degli interventi per violenza domestica e denunce fatte quest'anno rispetto agli anni passati?

Ad oggi, rispetto allo scorso anno i dati che riguardano i reati spia, ossia maltrattamenti contro familiari o conviventi e atti persecutori, a livello nazionale hanno subito una leggera diminuzione, ma risultano in lieve aumento i reati di violenze sessuali. Tuttavia i dati che possiamo leggere in questi giorni non tengono conto dei numeri dei casi non denunciati, quindi sommersi.

Come si riconosce la violenza di genere?

La violenza si manifesta in diverse forme di abusi. L’intento è quello di fare male, ferire, dominare, controllare o nuocere un’altra persona, con la violenza fisica che è quella più facilmente identificabile e visibile, ma anche quella sessuale, quella psicologica e quella economica non facilmente riconoscibili.

Come può una donna capire di essere vittima di violenza domestica da parte del partner/ex?

Se nella sua casa o con il partner una donna non si sente al sicuro vuol dire che c’è qualcosa che non va. Bisogna saper distinguere tra conflitto e violenza; nel conflitto c’è una controversia tra le parti che si pongono sullo stesso piano e in modo simmetrico, nella violenza c’è un processo che cerca di risolvere il conflitto annullando o eliminando l’altra parte. La violenza domestica si identifica in tutti gli atti di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica che si verificano in ambito familiare o tra attuali o precedenti partner. Il più delle volte la violenza è rivolta dagli uomini contro le donne con intento punitivo. Riconoscere di essere vittima di violenza è il primo passo per poter chiedere aiuto, per questo sul sito carabinieri.it abbiamo dedicato un’area tematica sulla violenza di genere denominata Codice Rosso, nella quale sono inserite tutte le informazioni utili riguardo ai reati sentinella e dove si possono trovare le risposte alle domande più comuni. Per aiutare le donne a capire i campanelli d’allarme degli abusi abbiamo realizzato un utilissimo test di autovalutazione il Violenzametro, che misura gli indicatori di violenza e attraverso il quale forniamo informazioni su cosa fare se ci si accorge che si è vittime di violenza.

Cosa può fare chi si accorge che una donna è vittima di violenza di genere?

Segnalare quanto è stato visto o sentito alle forze dell’ordine, anche in forma anonima, chiamando il 112 o recandosi in qualsiasi caserma. La colpa giuridica di chi commette un crimine equivale alla colpa morale di chi sapeva e ha taciuto. Indignarsi alla notizia di un altro femminicidio è troppo tardi, l’indifferenza è la forma di violenza più silenziosa e subdola. Essere indifferenti può portare a conseguenze irrimediabili per chi subisce forme di violenza. La violenza non va tollerata, ma va denunciata, perché restare in silenzio o indifferente davanti alla violenza diretta o indiretta concede la possibilità al violento di agire indisturbato e di reiterarla in futuro.

A quali numeri può rivolgersi una donna vittima di violenza e qual è il percorso che intraprende se denuncia?

In caso si emergenza bisogna chiamare il 112 per un pronto intervento. Può contattare il servizio gratuito multilingue 1522 attivo 24h su 24 e, anche in forma anonima, chiedere informazioni sulle Case rifugio e Centri antiviolenza più vicini dove trovare ospitalità, supporto psicologico e legale gratuiti. In ogni caso può recarsi con fiducia presso la stazione carabinieri più vicina per esporre i fatti e sporgere denuncia/querela, dove sarà accolta in modo prioritario rispetto ad altre richieste e fatta accomodare in un ambiente protetto, una stanza tutta per se, ambienti appositamente realizzati in circa 175 caserme in tutta Italia, grazie alla collaborazione con l’Associazione Soroptmist International Italia, dove potersi mettere a proprio agio e sentirsi libera di esprimere e raccontare la propria storia a personale adeguatamente formato, che si occuperà del suo caso con competenza ed empatia e le aiuterà ad intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza attraverso i servizi dedicati presenti sul territorio.

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