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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

La collanina di Emanuela Orlandi come prova del passaggio a Londra, Pietro: “Potrebbe essere vero”

“Nessuno si è affrettato a dire che si trattava di una balla. Potrebbe essere vero, allora meglio non parlarne”, scrive Pietro Orlandi su un possibile passaggio di Emanuela a Londra, che potrebbe essere confermato dalla sua collanina giallorossa.
A cura di Beatrice Tominic
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La foto con fascetta intorno alla fronte, gli scatti mentre suona il flauto. Fra queste immagini, che hanno segnato un'epoca, alcune in cui Emanuela Orlandi indossa una collanina, di quelle realizzate con fili di plastica intrecciati. "Era gialla e rossa, deve averla fatta lei o mia madre per festeggiare lo scudetto della Roma del 1983″, ha ricordato Pietro Orlandi a Verissimo, raccontando di quella collanina. Collanina che, da accessorio di adolescente, potrebbe presto diventare una prova schiacciante per accertare la presenza di Emanuela a Londra.

La stessa collanina, infatti, appare in una fotografia, si trova nella mano di un uomo. Questa foto, insieme a quella in cui c'è Emanuela che la tiene al collo, è stata consegnata a Pietro Orlandi da un uomo che gli ha raccontato di aver avuto contatti con la sorella, nel periodo in cui si trovava in Inghilterra.

"Su questa immagine, mostrata sempre domenica, nessuno si è affrettato a scrivere un articolo per dire falso, ridicolo , un’altra balla… come mai? Forse perché potrebbe essere vero e allora è meglio non parlarne", scrive qualche giorno dopo Pietro Orlandi.

La foto consegnata Pietro Orlandi

Quella nella mano che compare nella foto potrebbe essere la collanina che Emanuela portava al collo in quel periodo, giallorossa, come i colori della sua Roma che aveva appena vinto lo scudetto. "A vederla ingrandita sembra che sia lo stesso tipo, sembra la stessa", commenta Pietro ospite da Silvia Toffanin.

A consegnargli le foto un uomo che dichiara di aver avuto contatti con la ragazza quando, all'epoca giovanissimo, era vicino ai Nar, il gruppo terroristico di estrema destra. Fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta avrebbe iniziato ad avere contatti con la Banda della Magliana e il cardinale Poletti. Anche il prelato sarebbe stato vicino ai criminali romani dell'epoca, secondo quanto questa persona ha raccontato a Pietro Orlandi.

Il racconto dell'uomo

"Ogni mese mi chiedevano di prelevare una ragazza e di portarla a qualche festino – ha raccontato questa persona al fratello di Emanuela – Era normalità. Non mi sono sottratto perché ero giovane e comunque sapevo che se non lo avessi fatto io, lo avrebbe fatto un altro", avrebbe provato a giustificarsi. Ma per Orlandi, era diverso: "La dovevo portare altrove, per lei c'era in preparazione qualcosa di più grande – ha continuato a spiegare a Pietro Orlandi – Mi hanno chiamato come al solito per andare all’appuntamento. Era il 22 giugno, come le altre volte c’era anche una ragazzina ma in seguito è stata portata da un’altra parte".

Il coinvolgimento del Vaticano

Una volta consegnata la foto al fratello di Emanuela Orlandi, l'uomo ha continuato a spiegare: "Poi siamo stati mandati a fare una telefonata alla sala stampa vaticana, dovevamo parlare con Casaroli. Lui non c’era, ma abbiamo riferito che avevamo Emanuela Orlandi", aggiunge. Dopodiché, a qualche giorno di distanza, è stato richiamato per andare a Londra. "Quello che è avvenuto nel frattempo non lo so, ma io ti racconto solo quelle cose che conosco perché c’ero", ha continuato a raccontare a Pietro Orlandi.

"Mi ha detto che non ci ha mai parlato perché non poteva farlo, ma mi ha assicurato che nella famosa cassetta in cui si sente una ragazza che subisce delle torture non c'era Emanuela – continua Orlandi – Fino a quando l'ha conosciuta lui, lei stava bene, sotto la protezione di chi la gestiva in quel momento, il cardinal Poletti, per conto anche della Santa Sede".

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