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Istigavano a violenza contro ebrei e migranti, indagati suprematisti: volevano attaccare sede NATO

Dodici persone sono state fermate dai carabinieri del Ros con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono accusate di aver diffuso contenuti violenti nei confronti di persone ebree e migranti, oltre che a pianificare un attacco a una sede NATO con degli esplosivi rudimentali. Il gruppo di cui fanno parte si chiama ‘Ordine Ario Romano’.
A cura di Natascia Grbic
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Si facevano chiamare ‘Ordine Ario Romano‘. Ogni giorno sui gruppi WhatsApp e sui social network pubblicavano post, video e immagini razziste e discriminatorie, d'ispirazione nazista, antisemita e negazionista, oltre che complottista nei confronti del popolo ebraico. Dodici persone di età compresa tra i 26 e i 62 anni sono state colpite da misure cautelari di presentazione alla Polizia giudiziaria eseguite questa mattina dal ROS, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Cagliari, Cosenza, Frosinone, Latina, L’Aquila, Milano, Roma e Sassari. Sono accusati di associazione finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Le indagini, spiegano i carabinieri, sono state avviate nel 2019 e si inseriscono in una "più ampia strategia di contrasto ai fenomeni estremistici a vocazione suprematista".

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Misure cautelari e perquisizioni in tutta Italia

In particolare i carabinieri hanno individuato due pagine Facebook e una community VK, entrambe riconducibili alla sigla ‘Ordine Ario Romano', oltre a un gruppo WhatsApp chiamato ‘Judenfreie Liga (O.A.R.)'. Gli indagati incitavano a commettere azioni violente verso persone di origine ebraica e migranti, oltre a pianificare un'azione ai danni di una struttura della NATO con ordigni esplosivi artigianali che avevano costruito seguendo delle istruzioni trovate sul web e con la collaborazione di alcuni militanti di gruppi suprematisti stranieri, attivi soprattutto in Portogallo. Le misure sono state eseguite in tutta Italia, insieme anche a perquisizioni domiciliari nelle case degli indagate.

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