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Come si vive a Santa Palomba, l’unico quartiere di Roma senza presidi culturali dove sarà costruito il termovalorizzatore

A gennaio 2026 partiranno i lavori del termovalorizzatore di Roma, ma i comitati di Santa Palomba non si arrendono. “Area già satura e senza tutele”, denunciano. Intanto il quartiere resta senza cultura, trasporti e prospettive.
A cura di Francesco Esposito
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Il progetto del termovalorizzatore di Acea e l’ingresso di Borgo Sorano a Santa Palomba.
Il progetto del termovalorizzatore di Acea e l’ingresso di Borgo Sorano a Santa Palomba.

Santa Palomba non è solo un quartiere di Roma, una delle 155 zone urbanistiche in qui è diviso il territorio della Capitale. È, in realtà, una vasta area divisa, come in un puzzle, fra i comuni di Roma, Pomezia, Ardea e Albano Laziale. Per tutti e quattro è estrema periferia. Un'area ai margini fatta di capannoni, casali, villette, borgate e complessi industriali. Qui, su un terreno che ricade sotto l'amministrazione del sindaco Roberto Gualtieri, a partire da gennaio 2026 inizieranno i lavori per il nuovo termovalorizzatore che dovrebbe risolvere una volta per tutte il problema dei rifiuti a Roma.

Intanto, dalla mappa dei luoghi della cultura realizzata da un gruppo di ricercatrici dell'università Roma Tre, viene fuori che Santa Palomba è l'unica zona urbanistica della città a non avere neanche un presidio culturale. E i comitati locali contrari all'opera non mollano. "Abbiamo ancora aperta una petizione popolare presentata a Bruxelles il 18 marzo – racconta a Fanpage.it Alessandro Lepidini del comitato No Inceneritore -. Abbiamo chiesto anche un’audizione in Commissione Ecomafie, perché la compravendita del terreno da parte di Ama presenta molti dubbi. È una vicenda con molti aspetti opachi. Per esempio, fino al 18 novembre 2022 l’area era sottoposta a vincolo di tutela integrale, imposto dalla Città Metropolitana. Una settimana dopo, il 24 o 25 novembre, quando Ama è andata a rogito, il vincolo era sparito".

Oltre le questioni tecniche: come si vive a Santa Palomba?

I discorsi tecnici di autorizzazioni e competenze, però, rischiano di nascondere la realtà attuale di questa estrema propaggine meridionale di Roma e dei problemi che gravano sui suoi residenti.

"Il territorio di Santa Palomba comprende tredici borgate, sono divise fra i vari comuni e l'unica istituzione che le tiene insieme è la parrocchia". A parlare è Daniela Boccacci, del comitato di quartiere. "La parrocchia e il centro sportivo, che si trova nel territorio di Pomezia, sono gli unici luoghi di aggregazione di una zona a vocazione ormai prevalentemente industriale. Le borgate sono assediate dalle industrie, o viceversa. Alcune borgate sono nate prima degli insediamenti industriali, altre dopo".

La prima industrializzazione dell'area risale agli anni Sessanta, quando sono stati aperti grandi stabilimenti: Johnson & Johnson e P&G solo per fare due nomi. Dagli anni Novanta il quartiere è diventato un centro della logistica come pochi altri in Italia. Sono decine le compagnie di spedizioni o della grande distribuzione che hanno qui i loro magazzini.

Uno degli ingressi al centro logistico di Santa Palomba. (Foto da Google Maps)
Uno degli ingressi al centro logistico di Santa Palomba. (Foto da Google Maps)

Borgo Sorano, complesso Ater dimenticato

"Molte borgate sono villaggi di case indipendenti o villette – racconta Daniela Boccacci -. L’unico quartiere di edilizia popolare è Borgo Sorano, appartenente al Comune di Roma, che presenta forti criticità sociali".

Borgo Sorano è un complesso di proprietà dell'Ater stretto fra la sede di Telecom e i centri di distribuzione merci. "Ha lampioni e gas metano, ma l’acqua proviene ancora da pozzi locali: non risulta collegata alla rete idrica – continua Boccacci -. I primi assegnatari, vent’anni fa, erano famiglie tranquille, ma nel tempo le case sono state assegnate anche a nuclei problematici, tra cui alcune famiglie legate a clan come i Casamonica. Oggi è considerato un fortino di famiglie con gravi difficoltà: molti hanno membri agli arresti domiciliari o in carcere, e gli interventi delle forze dell’ordine per spaccio, accoltellamenti e casi di cronaca sono frequenti".

Ingresso del complesso Ater Borgo Sorano. (Foto da Google Maps)
Ingresso del complesso Ater Borgo Sorano. (Foto da Google Maps)

Tutto questo fra palazzi che sono sotto l'amministrazione di Roma Capitale ma quasi 15 chilometri fuori dal Grande Raccordo Anulare, in una condizione d'isolamento per cui è difficile trovare casi simili. La linea 074 di Atac passa proprio davanti a Borgo Sorano e arriva a Fonte Laurentina. "Un tempo esisteva anche una navetta che collegava a Pavona, il centro più vicino per servizi e mercato. Ma dopo che un autista è stato aggredito da alcuni residenti, la ditta di trasporti Onorati ha ritirato il servizio", conclude amara Daniela Boccacci.

Santa Palomba, l'unica zona urbanistica di Roma senza luoghi della cultura

Poche possibilità di spostarsi per residenti che ne avrebbero estremo bisogno. Non solo per fare la spesa o andare da un medico, ma anche per svagarsi. La mappa dei luoghi della cultura realizzata Michela Addis, Giorgia Masili e Caterina Conigliani dell'università Roma Tre, Santa Palomba mostra, infatti, l'assenza di qualunque tipo di presidio culturale: non una biblioteca, un'aula studio, un cinema, una libreria o un bar dove si fa musica dal vivo.

Eppure il territorio avrebbe grandi potenzialità, che ora i comitati contrari al termovalorizzatore vogliono far pesare. "Santa Palomba è un luogo storicamente importantissimo, questa è culla della civiltà latina – sottolinea Alessandro Lepidini -. Qui passava la Via Sacra che conduceva a Monte Cavo, la montagna sacra ai Latini. Sono stati scoperti reperti straordinari e poco distante c’è la Grotta del Fauno, narrata nell’Eneide: il luogo dove Re Latino scopre che sua figlia Lavinia sposerà Enea".

La Grotta del Fauno sorge su un terreno privato nella solfatara di Pomezia. Le esalazioni di zolfo dall'odore nauseabondo facevano cadere i devoti di Fauno in un sonno tormentato durante il quale ricevano premonizioni. Una storia simile a quella dell'oracolo di Delfi in Grecia che l'Unione dei Comitati contro l'inceneritore vorrebbe valorizzare: "Vogliamo creare un sito culturale con un piccolo polo museale, in linea con lo scenario dell’agro romano meridionale. Contiamo di presentarlo alla Regione Lazio a novembre", aggiunge Lepidini.

Il termovalorizzatore e l'agricoltura: "Rischiamo perdita di credibilità"

In questo spicchio di Roma incastrato fra Pomezia, Ardea e Albano c'è anche chi prova a portare avanti la vocazione agricola tipica del territorio prima dell'arrivo delle industrie. "L’agricoltura a Santa Palomba, purtroppo, negli ultimi trent’anni è stata sovrastata e quasi distrutta". Antonio Cosmi è il proprietario dell'azienda vinicola Casale Certosa, che dall'altra parte della strada guarda in faccia il gigantesco magazzino di Carrefour. "L’agricoltura storica di Santa Palomba era basata su seminativi, frutteti (soprattutto pesche e kiwi), viticoltura e allevamenti. Tutte attività praticamente scomparse. Oggi restano pochissime aziende agricole: la mia, che produce vino, un’altra che produce vino e kiwi, e qualche piccola azienda ortofrutticola o con piccoli allevamenti".

Antonio Cosmi durante la vendemmia nella sua azienda agricola. (Foto da Instagram)
Antonio Cosmi durante la vendemmia nella sua azienda agricola. (Foto da Instagram)

In questi pochi bastioni rimasti, però, si prova a difendere la qualità. "Sia io che l’altra azienda agricola produciamo vino biologico. Siamo certificate bio e produciamo vini bianchi e rossi a indicazione geografica tipica IGT Lazio", aggiunge Cosmi.

Un lavoro che vedono messo in pericolo dal progetto del nuovo termovalorizzatore. "Per raggiungere i risultati che abbiamo oggi e per farci conoscere sul mercato, abbiamo impiegato molti anni di lavoro e sacrificio. Il nostro timore principale è di perdere la credibilità conquistata con fatica. Per far conoscere i nostri prodotti al mercato romano, che è quello più vicino, ho impiegato anni. Ora, con l’arrivo dell’inceneritore questa credibilità rischia di essere compromessa. Una cosa è dire ‘produco vino nella zona dei Castelli Romani', una zona agricola di pregio; altra cosa è dire ‘produco vino biologico vicino a un inceneritore'".

Santa Palomba, area ad elevato rischio ambientale

Ma la qualità ambientale del territorio di Santa Palomba è già in bilico. Al confine con il terreno acquistato da Ama per 7,7 milioni di euro e su cui Acea e Roma Capitale vogliono realizzare l'impianto che brucerà i rifiuti indifferenziati per produrre energia, si trova la discarica di Roncigliano, nel comune di Albano. Lunedì 6 ottobre 2025 la Regione ha avviato la procedura per dichiarare quest'area "ad elevato rischio ambientale". "In più – aggiunge il rappresentante del comitato No Inceneritore Lepidini -, a Pomezia ci sono quattro impianti a "Rischio Incidente Rilevante"". Si tratta di stabilimenti industriali in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità superiori a quelle stabilite dalla normativa.  "È un’area già satura dal punto di vista ambientale".

Trasporti assenti, mancanza di servizi e un'economia agricola già in bilico. Santa Palomba è il luogo dove Roma ha scelto di risolvere i suoi problemi, ma dove non sembra intenzionata a risolvere quelli di chi ci vive.

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