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Carcere e lavoro, dodici detenute di Rebibbia assunte per riparare modem e apparecchi elettronici

Dodici detenute del carcere di Rebibbia sono state assunte da Linkem come “addette alla rigenerazione di apparati elettronici”.
A cura di Enrico Tata
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Dodici detenute del carcere di Rebibbia sono state assunte da Linkem come "addette alla rigenerazione di apparati elettronici". Lavoreranno presso il laboratorio di Rework creato all'interno della casa circondariale femminile "Germana Stefanini". La prima parte del progetto prevedeva un programma di formazione per le detenute a cura degli addetti Linkem. Al termine del corso è stato rilasciato un attestato e la possibilità di sottoscrivere un contratto di lavoro.

"Il coinvolgimento di aziende private nella realizzazione di progetti virtuosi che supportino le istituzioni negli obiettivi di rieducazione e reinserimento nella comunità rappresenta una grande opportunità per le detenute, per l’interesse generale e per l’economia. Il Laboratorio Rework realizzato con Linkem ha creato l’opportunità per le nostre detenute di acquisire nuove competenze spendibili sul mercato del lavoro una volta terminata la loro esperienza di detenzione, fornendo loro nuove prospettive di vita una volta che si troveranno all’esterno. Siamo pronti ad accogliere i progetti di nuove aziende che intendano essere nostre alleate per fare in modo che la detenzione possa trasformarsi in nuove opportunità", ha dichiarato Alessia Rampazi, la direttrice del carcere.

"Siamo particolarmente fieri e orgogliosi di contribuire attivamente alla normalizzazione della vita in carcere e agli obiettivi di rieducazione e reinserimento nella società", ha commentato invece Davide Rotaamministratore delegato di Linkem. "Il Laboratorio Rework rientra tra i progetti che abbiamo ideato puntando sulle potenzialità della tecnologia e della formazione in campo digitale. Il settore delle telecomunicazioni segnala da tempo un profondo bisogno di competenze e manodopera specializzata e crediamo che progetti come questo possano contribuire a colmare il gap esistente e a creare nuove opportunità di vita e lavoro al di fuori dal carcere. Ci auguriamo di poter replicare questi progetti in altre carceri".

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