Amichetti d’Italia – Il sistema San Michele, appalti e consulenze ai fedelissimi di Fdi: “È come se fosse il mio portafogli”

di Gloria Bagnariol, Marco Billeci, Chiara Garbin
Dal lago di Nemi ai corridoi dell’Istituto San Michele la distanza è poca. Ma bastano quei chilometri per capire come un pezzo di provincia sia riuscito a mettere le mani su uno dei patrimoni pubblici più ricchi della capitale. L’Istituto Romano San Michele affonda le sue radici nel Seicento, nato come Opera Pia e cresciuto nei secoli attraverso fusioni e donazioni fino a raggiungere un patrimonio di oltre 110 milioni di euro, tra immobili e terreni.
Oggi è una Asp, Azienda pubblica di servizi alla persona, la più grande del Lazio e la seconda in Italia. Gestisce case di riposo, Rsa e altre attività di assistenza a persone in condizioni di fragilità, ma negli ultimi tempi sembra essersi trasformata in qualcos’altro: un laboratorio di potere, dove gli appalti e le consulenze, più dei servizi, raccontano le priorità di chi lo guida.
Negli ultimi due anni, tra i viali dell’Istituto, è comparso un esercito di imprese e professionisti. Tra questi, molti un tratto in comune: arrivano dalle stesse aree della provincia di Roma – i Castelli Romani, con Nemi come epicentro politico, e la zona di Artena e Colleferro, altra roccaforte – oppure condividono le tessere di partito. Un intreccio di relazioni che tiene insieme amicizie, militanze e fedeltà personali.
A guidare oggi l’ente pubblico è Giovanni Libanori, vicesindaco di Nemi in quota Fratelli d’Italia, ma soprattutto uomo di fiducia del deputato Luciano Ciocchetti, ex democristiano che ha traghettato nel partito di Giorgia Meloni un’intera corrente. Libanori è stato nominato presidente del San Michele dalla Regione Lazio, su indicazione dell’assessore ai Servizi alla persona Massimiliano Maselli, altro nome della stessa area. Chi conosce da dentro le dinamiche del partito racconta che è stato un premio per aver rinunciato alla candidatura alle scorse elezioni regionali. I tre possono fare affidamento su un triangolo saldo: il partito orienta, la Regione nomina e vigila, i fedelissimi incassano.

L'affare del nuovo reparto del San Michele
Prendiamo la ristrutturazione del terzo piano della Palazzina Toti – uno degli edifici del comprensorio dell'istituto, destinato a ospitare il reparto di riabilitazione post-comatosa “d’eccellenza, modernissimo!” (parole di Maselli). Un affidamento da quasi 600mila euro, vinto dalla Euroscavi di Gianluca Cilia, impresa che a Nemi, il feudo di Libanori, non ha bisogno di presentazioni. Negli ultimi anni ha scavato, asfaltato e sistemato mezza cittadina: strade, piazze e il campo sportivo, proprio nel periodo in cui Libanori era presidente del Cynthia, la squadra di calcio che giocava li.

Assistente alla direzione dei lavori è Stefano di Cocco, geometra nelle carte e militante nelle piazze, o, più semplicemente, come ama definirsi nei suoi video social “grande amico di Nanni” (Giovanni Libanori). Di Cocco segue il vicesindaco di Nemi in tutte le sue imprese politiche: dai viaggi a Bruxelles, ai banchetti delle campagne elettorali.
In occasione delle regionali del 2018, tra i numerosi post che fa in sostegno della candidatura del suo mentore, ce ne è uno a cui risponde proprio Gianluca Cilia con un esplicito endorsement: “In bocca al lupo al nostro amico Nanni”. Di Cocco è da poco diventato dirigente di Fratelli d’Italia ad Ariccia e per lui non poteva mancare un posto tra i cantieri del San Michele.

Dopo i muri, arrivano i mobili. E con loro un altro nome caro alla corrente: Michelangiolo Bernabei, titolare della XOffice Srl, che ottiene 149mila euro per gli arredi del terzo piano della palazzina Toti. Bernabei non è un imprenditore qualunque: amico personale di Luciano Ciocchetti, ha partecipato ai suoi eventi elettorali e quelli di Maselli. I due si vedono spesso insieme in occasioni pubbliche e private, come feste e compleanni. “Essere amici non è un reato”, si giustifica Ciocchetti.
Il reparto è stato inaugurato a giugno alla presenza del presidente Francesco Rocca e dell’assessore Maselli: taglio del nastro, foto e sorrisi. A gennaio erano già arrivati i primi fondi della Regione Lazio che finanzia il servizio – non i lavori – con 400mila euro all’anno. Eppure, almeno fino a fine ottobre il reparto risultava ancora chiuso. Nessun paziente.

La rete degli appalti affidati ad amici e sodali politici
Ma non finisce qui. Quando non c’é il territorio, entra in gioco la rete degli amici di sempre. È il caso della gara per la progettazione e direzione dei lavori per la nuova Rsa. Formalmente, ci sono in corsa tre società, ma si tratta di una competizione quantomeno ‘amichevole’, perché i documenti rivelano che le tre aziende in corsa sono legate tra loro da anni in un consorzio stabile, l’European Engineering, con il quale realizzano progetti comuni in Italia e all'Estero
Ad aggiudicarsi l'appalto da 271mila euro è il BM Studio, amministrato da Sabina Brinati, candidata alle ultime comunali di Roma con Fratelli d’Italia, e fondato dal marito, l’architetto Valter Macchi. Macchi è un fedelissimo, è stato consulente di Luciano Ciocchetti entrambe le volte in cui l’attuale deputato è stato assessore all’Urbanistica della Regione Lazio; si è candidato in una delle sue liste e insieme hanno scritto il Piano Casa. I due, oltre alla politica, condividono una forte amicizia, tanto che è stato proprio Ciocchetti a celebrare il matrimonio tra Macchi e Brinati. Un legame saldo, che al San Michele trova semplicemente un nuovo indirizzo.

Anche per gli interventi più minuti, il metodo non cambia. Alla CN Consulenze arrivano 13mila euro per occuparsi di sicurezza sul lavoro. L’amministratore è Lorenzo Cavaterra, ex consigliere comunale a Nemi, candidato nella stessa lista di Libanori. Alla Studio Italia Collection, una ditta di interni di Genzano gestita da marito e moglie, vanno invece poco meno di 20mila euro per il rivestimento in vinile dei muri delle mense. Libanori conosce i proprietari da anni e ci sono anche i social a testimoniare una fitta amicizia fatta di cene, viaggi e partite allo stadio.

La sostituzione dei cancelli d’ingresso – che secondo fonti interne all’istituto non avevano alcun bisogno di interventi – viene affidati alla Iron Blind Srl, sempre di Genzano, per 43mila euro. A tenerne le redini è Ivan Miletti, legato a Libanori fin dai tempi della società calcistica Cynthia. Negli archivi del Comune di Nemi, la ditta compare già con affidamenti per grate e porte del campo sportivo, firmati dall’allora responsabile tecnica del Comune. Oggi la stessa professionista è tornata in scena al San Michele, ma con un ruolo ben più influente: è dirigente dell’area tecnica. A volte presiede le commissioni di gara, altre segue gli appalti come RUP, Responsabile Unico del Procedimento, ossia la figura che controlla la regolarità degli atti e dà il via libera ai pagamenti.
La donna è nata a Colleferro e vive ad Artena, dove è stata assunta a tempo indeterminato in Comune, prima di trasferirsi a Nemi. Conosce quindi molto bene le due roccaforti della provincia di Roma. Sarà una coincidenza, ma da quando c’è lei a presiedere le gare molte delle ditte che si presentano condividono con lei la stessa provenienza. È il caso per esempio della manutenzione straordinaria degli immobili, 313 mila euro in due anni.
A presentare offerte sono tre aziende della stessa area, una proprio di Artena, una di Carpineto, una di Segni. Paesi collegati l’uno all’altro da pochi chilometri. Vince la RGL Costruzioni di Carpineto Romano, amministratore unico Luca Raponi, già fornitore per i Comuni di Nemi e Albano. Le tracce di prossimità sono concrete: Raponi conosce la dirigente tecnica del San Michele ed è in rapporti precedenti con Libanori e con Bertucci, il sindaco di Nemi. Ha legami anche con Stefano Caciotti, sindaco di Carpineto e pupillo di Ciocchetti.
Ma quello della manutenzione straordinaria non è l’unico appalto che finisce ad aziende dei paesi a sud di Roma. La Cu Impianti e Servizi Srl di Artena si aggiudica 110mila euro per la manutenzione e la pulizia. L’amministratore questa volta è Luca Centofanti, fratello di Francesca, fondatrice del circolo di Fratelli d’Italia di Artena. Centofanti è legato anche a Loris Talone, ras della destra locale. Sempre manutenzione, sempre Artena. Questa volta si tratta delle vie interne del comprensorio e la ditta è la MEA srl. 280mila euro per circa un chilometro e mezzo di strada.
Il copione, a questo punto, è scritto. Basta scorrere le determine del San Michele per riconoscere lo stesso schema. E, accanto agli appalti, ci sono le consulenze. Negli ultimi due anni l’Istituto San Michele ha distribuito svariati incarichi a professionisti vicini al gruppo Ciocchetti. Tra questi ci sono gli avvocati che hanno organizzato eventi elettorali per la campagna di Maselli, il commercialista che ha anche un ruolo in una delle aziende di Libanori, l’amico che si occupa di motonautica, ma al San Michele organizza corsi di cucina e la responsabile della comunicazione che condivide società e legame affettivo con l’addetto stampa del deputato di Fratelli d'Italia.
I contributi del San Michele alle Ong fantasma
E se questo non bastasse a farsi delle domande sulla trasparenza della gestione del San Michele, c’è anche un altro capitolo: quello dei fondi diretti alle Onlus. Secondo le norme, non sarebbe possibile trasferire dei contributi una tantum a delle associazioni del terzo settore, senza che venga approvato un esplicito regolamento a disciplinarli. Ma la gestione Libanori per lungo tempo ha ignorato questo passaggio e stanziato risorse in maniera del tutto discrezionale. In almeno due casi, siamo in grado di dimostrare che il denaro dell’istituto è finito a progetti – promossi da realtà collegate tra loro – che esistono solo sulla carta.
Il primo contributo, 15mila euro, viene assegnato al Comitato Italiano Carta della Terra per un progetto che avrebbe dovuto integrare persone anziane e disabili attraverso corsi di pesca in collaborazione con una società sportiva specializzata in questa attività. Peccato che quando abbiamo contattato il presidente di questa società, ci ha detto che non c’è nessuna traccia dei corsi e che non sapeva nulla né di Carta della Terra, né del suo fondatore, Carlo Maria Daclon.
Figura nota negli ambienti della politica e della diplomazia, fondatore e segretario generale della Fondazione Italia–USA, più volte ospite della Camera dei Deputati, Daclon è un uomo dalle mille relazioni e dai profili interminabili: negli anni Ottanta è stato consigliere di diversi ministri democristiani, e nel suo curriculum compaiono incarichi all’ONU, alla NATO, in università italiane e straniere. Un percorso prestigioso, certo, ma lontano anni luce dalle attività per cui il San Michele gli ha riconosciuto fondi pubblici.
Il secondo finanziamento anomalo, questa volta di 20mila euro, è destinato a un’altra associazione, la Scilla International, capofila del progetto “Nonni e Nipoti”. Il programma prevedeva attività intergenerazionali in un centro anziani di Ostia Lido, tra l’estate e l’autunno, ma anche lì, nella sede del centro, nessuno ne ha notizia.
Scilla International non risulta iscritta nel registro unico nazionale del terzo settore e in rete è impossibile trovare traccia dell'associazione. C'è però traccia di una Srl – oggi cessata- che aveva lo stesso identico nome, con sede principale in Valle d'Aosta e sedi distaccate a Roma e Milano. Tra il 2002 e il 2003, Scilla International Srl è stata oggetto di due interpellanze nel Consiglio Regionale valdostano e nei resoconti stenografici dell'epoca viene specificato che all'amministratore unico della società era Corrado Maria Daclon. Ovvero lo stessa persona dietro a Carta della Terra. Non è tutto. Stando ai documenti del San Michele, le due associazioni condividono lo stesso indirizzo della sede, in via Sardegna a Roma. Peccato però che nel palazzo nessuno ha mai sentito parlare di loro.
C’è chi costruisce, chi firma, chi controlla. E chi conosce tutti e tre. Le carte parlano di appalti, determine, importi, ma a leggerle bene raccontano un’altra storia: quella di una corrente politica che ha cambiato nome e simbolo, ma non abitudini. La stessa idea di potere che fu della DC, oggi vive sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Un passaggio di consegne silenzioso, in cui a contare sono le fedeltà personali, le reti di amici, i favori reciproci. Un metodo che sopravvive a ogni stagione politica.