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Alfonsi replica a Raggi sul termovalorizzatore: “Suo approccio criminale, ideologico e in malafede”

L’assessora capitolina all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, ha replicato alle parole dell’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, sul termovalorizzatore di Santa Palomba.
A cura di Enrico Tata
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"Trovo criminale agitare lo spettro di danni alla salute derivanti dalle emissioni, perché questo sì che è criminale: è un approccio ideologico e in malafede, basato su rischi che la letteratura scientifica ha escluso", ha dichiarato a Fanpage.it l'assessora capitolina all'Ambiente, Sabrina Alfonsi, replicando alle parole dell'ex sindaca di Roma, Virginia Raggi.

Assessora, avrà letto l’intervista dell’ex sindaca Raggi. Uno dei punti principali della sua opposizione al termovalorizzatore riguarda le presunte emissioni inquinanti: sostiene che produrrà emissioni nocive per la salute e per l’ambiente – anidride carbonica, diossine – e che il sistema di cattura della CO2 servirà a ben poco. È così oppure no?

Assolutamente no. Mi lasci fare una premessa. I dati che abbiamo a disposizione dimostrano che la termovalorizzazione dei rifiuti con recupero energetico è lo strumento tecnologicamente più efficiente per trattare i rifiuti indifferenziati, cioè sia l’indifferenziato puro sia gli scarti della raccolta differenziata.
Non ci sono altri sistemi: o c’è il termovalorizzatore o c’è la discarica.

Cito il Libro bianco sull’incenerimento dei rifiuti urbani del 2021, redatto non da noi ma dal Politecnico di Milano, dal Politecnico di Torino, dall’Università di Trento e dall’Università di Tor Vergata a Roma. Riporto un passaggio: “È scientificamente riconosciuto che le preoccupazioni su potenziali effetti per la salute riconducibili a inquinanti come metalli pesanti e diossine sono da riferire a impianti di vecchia generazione e a tecniche di gestione precedenti alla metà degli anni ’90. Oggi un incenerimento ben progettato e correttamente gestito emette quantità relativamente modeste di inquinanti e contribuisce poco alle concentrazioni ambientali. Pertanto non vi è evidenza di rischi reali e sostanziali per la salute”.

E aggiungo: i rischi più alti derivano dalle caldaie domestiche e da alcune attività commerciali. Su questo la consigliera Raggi non ha mai detto una parola né fatto nulla durante il suo mandato. Noi, quando imponiamo i blocchi della circolazione, imponiamo anche lo spegnimento delle caldaie, arrivando a ridurne l’uso più di quanto previsto dalla legge nazionale.

Abbiamo fatto un piano rifiuti con analisi dei flussi, che dimostra chiaramente come il nostro piano riduca in maniera significativa le emissioni complessive della gestione dei rifiuti. Il punto è che siccome il termovalorizzatore è un “nemico visibile”, si punta il dito contro di lui, mentre le emissioni derivanti da discariche, impianti vecchi, TMB inutili o trasporto su gomma – che sommate sono molto più alte – non vengono considerate. Questo è ipocrita e non significa governare il territorio.

Però non sono solo i 5 Stelle contrari: anche parte della sinistra e alcuni sindaci del Pd, ad esempio quello di Albano Laziale, si oppongono. Come valuta queste critiche interne al centrosinistra?

C’è una parte ideologica che evidentemente ha contagiato molti, e una parte di legittime preoccupazioni da parte dei sindaci, che hanno a cuore la loro popolazione. Ma molte discussioni sono strumentali: qualcuno ha voluto far credere che un governo sia caduto sul termovalorizzatore di Roma, ma non è così.

Il sindaco Gualtieri si è assunto la responsabilità di affrontare un’emergenza rifiuti costante, che produceva conseguenze economiche e ambientali enormi. Abbiamo istituito comitati scientifici che hanno dimostrato che questo è il piano giusto per Roma: ridurre i rifiuti, aumentare la raccolta differenziata e avviare la Capitale verso l’economia circolare.

Dal nostro insediamento la raccolta differenziata è aumentata di 5 punti percentuali, un dato molto alto per una metropoli. E abbiamo fissato obiettivi sfidanti. Ma le 600.000 tonnellate di scarti della differenziata e di rifiuti non differenziabili non spariscono. Con le tecnologie esistenti le alternative sono due: termovalorizzatore o discarica. Noi diciamo no alle discariche e realizziamo un impianto migliore di quelli oggi presenti sul territorio.

Uno dei punti centrali dei contestatori riguarda proprio queste 600.000 tonnellate: chi si oppone al termovalorizzatore sostiene che così Roma sarà costretta a importare rifiuti dall’esterno o a smettere di differenziare.

È una bufala. Oggi Roma produce quasi 800.000 tonnellate. Nel piano abbiamo inserito riduzione dei rifiuti e incremento della differenziata, attestandoci a 600.000. In realtà per molti anni queste tonnellate saranno insufficienti per la produzione reale di Roma. Lo abbiamo fatto per non dare alibi a nessuno: né all’amministrazione, né ad Ama, né ai cittadini.

Inoltre il nostro piano non prevede solo il termovalorizzatore: ci sono cinque impianti, di cui quattro dedicati alla differenziazione e all’economia circolare. Due impianti di selezione di carta e plastica ci permetteranno di gestire in modo nuovo anche i cestini stradali, che oggi finiscono nell’indifferenziato, mentre in realtà contengono soprattutto secco. Quindi i 600.000 tonnellate sono una stima sottostimata, ma certamente non avremo bisogno né possibilità di importare rifiuti da altri comuni.

Albano e Pomezia hanno chiesto di dichiarare l’area di Santa Palomba “ad alto rischio ambientale” e la Regione non ha ancora risposto. È un rischio reale o allarmismo? E poi: è vero che ci saranno 180 camion al giorno per portare i rifiuti?

Non è vero. Abbiamo scelto Santa Palomba perché è il polo industriale della città: costruire lì un impianto di rifiuti è assolutamente nelle norme e coerente con le destinazioni urbanistiche. Fa specie che oggi si chieda la classificazione di area ad alto rischio, quando non è mai stata chiesta in passato: se l’area è a rischio lo è da sempre, non per la previsione di un impianto in più.

Quanto al trasporto: i rifiuti arriveranno su ferrovia, non con camion. Abbiamo un accordo con Ferrovie dello Stato: serviranno stazioni di carico e sarà un lavoro logistico complesso, ma i rifiuti arriveranno di notte, su treni merci, non su gomma.

I 5 Stelle hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti sulla sostenibilità economica del progetto, parlando di “favore ai privati”. È così?

Basta fare due conti. L’impianto costa circa 1 miliardo di euro, interamente a carico del concessionario. I 7 miliardi previsti nell’arco della concessione non sono utili netti: comprendono anche i costi di esercizio.
Ricordo inoltre che durante il mandato della sindaca Raggi i rifiuti erano gestiti quasi interamente da privati, con imprenditori che avevano fatto un business da decenni. Noi invece stiamo riportando il ciclo dei rifiuti quanto più possibile sotto controllo pubblico. Nel consorzio c’è Acea, società a controllo pubblico: una garanzia.

Il nostro piano è migliore sia dal punto di vista ambientale che economico, e porterà risparmi ai cittadini. Un esempio: oggi spendiamo 15 milioni l’anno per trattare i rifiuti umidi. Con i due biodigestori aerobici di proprietà, tratteremo in autonomia i rifiuti umidi e produrremo biogas e biometano per i camion della raccolta. Un guadagno enorme per la città.

Un’ultima cosa: i poteri commissariali del sindaco Gualtieri…

I poteri commissariali sono serviti solo per il primo atto: scrivere un piano rifiuti della città senza essere vincolati al piano regionale. Poi, per gli altri passaggi, abbiamo seguito le procedure ordinarie.
I poteri commissariali sono stati usati solo per accelerare le autorizzazioni di impianti come i biodigestori o quelli della carta e della plastica, su cui c’è un consenso ampio. Accelerare non vuol dire saltare passaggi ambientali, ma solo evitare tempi burocratici eccessivi.

E vorrei ricordare che a Roma oggi ci sono due commissari: il sindaco Gualtieri per il piano rifiuti e il generale Vadalà per la bonifica della discarica di Malagrotta.

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