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A fine agosto a Roma apre un centro di accoglienza di cui nessuno sa niente, neanche il Municipio

Il centro di accoglienza apre a Casalotti, nel XIII Municipio di Roma. Ma nessuno sa niente. “L’ho appreso da rumors”, spiega a Fanpage.it Sabrina Giuseppetti, la presidente di Municipio. Un gruppo di mamme ha portato alla ribalta la notizia: “Lo vogliono aprire attaccato alla scuola”. Ma serve chiarezza.
A cura di Beatrice Tominic
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Ciò che si vede da via Boccea, all’altezza dell’ingresso del nuovo centro di accoglienza straordinario gestito dalla Croce Rossa di Roma.
Ciò che si vede da via Boccea, all’altezza dell’ingresso del nuovo centro di accoglienza straordinario gestito dalla Croce Rossa di Roma.

A fine agosto, fra qualche settimana appena, a Roma apre un centro di accoglienza. Di cui nessuno sa niente. La notizia si è sviluppata nell'ultimo mese a partire da alcuni rumors di quartiere, Casalotti, nel quadrante nord ovest della città e che, infine, è arrivata anche alla presidente del municipio di competenza, il XIII, Sabrina Giuseppetti. "L'ho appreso tramite delle segnalazioni da parte di cittadini e cittadine del quartiere, fra cui i genitori degli e delle alunne dell'istituto che si trova vicino a dove dovrebbe sorgere il centro  – spiega a Fanpage.it – Ma non ho informazioni a riguardo. Mi dispiace che nessuno me l'abbia fatto presente, non come Sabrina Giuseppetti, ma in quanto presidente di Municipio".

A darne notizia, poi ripresa dai politici del territorio della Lega, i genitori di alunni e alunne del plesso scolastico adiacente che, preoccupati, hanno fatto partire una petizione. Per cercare di tranquillizzare gli animi, come appreso da Fanpage.it, il presidente della Croce Rossa di Roma, Francesco Pastorello, ha incontrato i genitori e ha organizzato un sopralluogo nel cantiere in cui sorgerà il centro di accoglienza, in cui li ha rassicurati sulla divisione degli ambienti.

La notizia del centro di accoglienza a Casalotti

La pratica è stata avviata dalla prefettura che, in casi emergenziali come questo, in realtà non ha l'obbligo formale di renderlo noto agli enti territoriali. "Così sono stata io a cercare di contattare la prefettura. A parte una vaga conferma, non mi sono arrivate ulteriori informazioni. Ormai sono passate circa due settimana", continua Giuseppetti.

A far emergere la notizia, i genitori di alcuni ragazzini e ragazzine che frequentano l'istituto comprensivo di via Boccea 590, conosciuto nella zona come Terra Santa, con una petizione che, in due settimane ha raggiunto oltre mille firme. I due immobili, quello che ospita il plesso scolastico e quello preso in carico dalla Croce Rossa di Roma per il centro di accoglienza, si trovano immediatamente vicini e prima erano parte di un unico complesso di proprietà di un istituto religioso.

Pochi passi più avanti, in direzione del centro città, inoltre, si trova il Centro Enea, un altro centro di accoglienza aperto dal 2007, stavolta gestito da privati, che può ospitare fino a 400 persone.

L’ingresso del centro di accoglienza straordinario di via Boccea.
L’ingresso del centro di accoglienza straordinario di via Boccea.

Centro di accoglienza a Casalotti, quale futuro per il quartiere

"In un territorio come Casalotti, dove già c'è un altro di centro di accoglienza, bisogna fare attenzione alle dinamiche sociali che rischiano di innescarsi e che devono essere gestite. Per questo vorrei conoscere il progetto sociale, di cui sono ancora all'oscuro – continua Giuseppetti – Avere altri migranti, altre persone che girovagano per il quartiere, penso che non sia dignitoso per nessuno. E lo dico da persona favorevole all'accoglienza, la mia storia politica e i miei convincimenti personali, oltre che politici, mi portano assolutamente a dire che noi dobbiamo accogliere i migranti se ci sono e soprattutto se vengono da Paesi in guerra. Ma dobbiamo anche fare molta attenzione ai territori nei quali queste persone vengono ospitate, alle caratteristiche che questi territori hanno".

Casalotti è un quartiere che ha già delle difficoltà, la prima fra tutte è quella rispetto al legame con il centro. Quel noto problema di viabilità per risolvere il quale a suo tempo, Walter Veltroni prima e Virginia Raggi poi, avevano immaginato una funivia. Per attraversare poco più di una quindicina di chilometri, dal quartiere che si trova qualche chilometro appena fuori dal Grande Raccordo Anulare al centro città, si può impiegare anche più di un'ora e mezza.

"Il tema non è solo il merito, ma il metodo: su Casalotti e Casal Selce sono arrivate decisioni calate dall’alto, dalla rinuncia alla funivia al biodigestore, dalle nuove edificazioni al secondo centro di accoglienza, senza reale coinvolgimento della comunità – ricorda a Fanpage.it la consigliera di Aurelio in Comune Maristella Urru – Riconosciamo la professionalità della Croce Rossa nella futura gestione, una garanzia per cittadine e cittadini. La politica ha il dovere di ascoltare, affrontare i timori e ricucire la comunità, non dividerla. Per questo Aurelio in Comune depositerà una proposta per istituire un Osservatorio permanente sulla sicurezza a Casalotti, per tenere insieme tre diritti che non possono confliggere: accoglienza, educazione, sicurezza".

Il centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa: come sarà organizzato

Il centro di accoglienza sarà pronto nelle prossime settimane. Alcune voci di corridoio vedono la sua apertura venerdì 22 agosto 2025, forse qualche giorno dopo. A scegliere il luogo per ospitare il centro è stata direttamente la prefettura, come avviene in casi emergenziali come questo. Prima di ospitare il centro, però, sono stati necessari dei lavori. In questo momento sono ancora in corso dei lavori, è un cantiere aperto, per mettere in sicurezza il posto. Nel corso del sopralluogo, la Croce Rossa ha mostrato ai genitori luoghi che, ancora, non sono aperti al pubblico, sottolineando che, naturalmente, è prevista una divisione degli spazi scolastici con quella del centro. 

Il centro ospiterà due blocchi da cinquanta persone ciascuno, ma non si conoscono ancora dettagli. Potrebbero essere madri con figli o giovani adulti, uomini o donne, provenienti da Paesi in guerra o appartenenti a minoranze etnica perseguitate nei loro Paesi d'origine. Come appreso da Fanpage.it dalla Croce Rossa, però, sicuramente per la gestione del centro saranno utilizzati criteri di eccellenza come quelli già adottati dal Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Rocca di Papa, esempio virtuoso nel suo genere. I primi operatori del centro di Casalotti saranno trasferiti proprio da lì, altri verranno formati strada facendo.

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