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Opinioni

“Renzi, perché non pubblichi i nomi dei finanziatori delle cene del PD?”

Ora lo scontro all’interno del Pd è su spese e finanziamenti; Renzi: “Se volete discutere, allora pubblico le spese delle segreterie precedenti”; Civati: “Bene, ma pubblica anche i nomi dei finanziatori delle tue cene”.
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Noi per la verità avevamo sollevato la questione un mese fa, ben prima che l’inchiesta Mondo di mezzo scoperchiassse il marcio di Mafia Capitale con il coinvolgimento di alcuni esponenti del Partito Democratico. Perché, a fronte di sporadiche dichiarazioni di esponenti democratici e dell’esultanza del Presidente del Consiglio sui “18 milioni di euro raccolti che eviteranno la cassa integrazione ai dipendenti del partito”, restano ancora sconosciute le cifre definitive raccolte dalle cene di finanziamento e l’elenco dei “donatori”. Insomma, restano completamente inevase alcune domande: “Chi ha messo questi soldi?”; "Di che cifre si parla con precisione?"; "Chi c'era alle cene?". Qualche domanda, per la verità, avevamo provata a farla al tesoriere Bonifazi, l’uomo della “trasparenza valore assoluto”: zero risposte, ovviamente.

Ora però il tema è diventata motivo di scontro interno al partito, con la minoranza che attacca proprio dove fa più male: sulla trasparenza e la correttezza dell’operato della “nuova gestione” e sulle zone d’ombra del finanziamento. Qualche giorno fa, come ricorda Il Manifesto, era stato Francesco Boccia ad essere protagonista di un duro scambio proprio con Bonifazi:

La que­stione è rilan­ciata dal let­tiano Boc­cia. Rispo­stac­cia del teso­riere Boni­fazi: «Tran­quillo Boc­cia, Buzzi non ha dato un euro al Pd nazio­nale. Nem­meno tu però nono­stante le nostre regole. Ti invio l’Iban via sms». Con­tro­re­plica di Boc­cia: «La rispo­sta mali­ziosa e con un approc­cio che ricorda tempi nei quali la dela­zione era il modo migliore per non dare conto dei pro­pri doveri non mi ferma nel richie­dere chi siano i nostri finan­ziatori. Io dal 2008 ver­sato al Pd 165mila euro. Pos­siamo avere online i finan­zia­tori delle cene?»

Matteo Renzi, che ovviamente non può essere a conoscenza dei singoli nomi, avrebbe (il condizionale è d’obbligo) risposto in maniera abbastanza seccata agli attacchi della “vecchia guardia” e della minoranza Pd, lasciando intendere di voler “mettere online i bilanci e le spese delle vecchie segreterie, con relative spese e stipendi degli staff”. E la risposta, stavolta di Civati, non si è fatta attendere: “La domanda è: se sono così interessanti, perché non le pubblichi subito. E perché non pubblichi anche le voci di entrate delle cene? Perché la privacy vale per gli uni e non per gli altri? E perché non hai chiesto la liberatoria?”

Il punto è che sulla trasparenza dei finanziamenti (che è precondizione della credibilità del “nuovo corso”) Renzi sa di giocarsi una partita importante e sa di non potersi permettere “il minimo dubbio” (ed è per questo che è in bilico, ad esempio, la posizione in segreteria della Campana, tirata in ballo in Mafia Capitale per il suo sms a Buzzi). Il problema è che sulle cene del Pd è finito in un vicolo cieco: per la privacy è necessario il consenso di ogni donatore (e dubitiamo che questa volontà sia comune ad ogni partecipanti) e diffondere solo "i nomi" senza le cifre potrebbe essere davvero un azzardo. Uscirne non sarà semplice, evidentemente.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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