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Referendum autonomia, operazioni di scrutinio a rilento in Lombardia per il voto elettronico

Il giorno dopo, 12 ore dopo la chiusura del voto, si fanno i primi bilanci: vince il sì al referendum per l’autonomia di Veneto e Lombardia. Questa mattina non si conoscevano ancora i dati ufficiali della Lombardia, a causa della lentezza nelle operazioni di scrutinio, dovute alla sperimentazione del voto elettronico. L’affluenza in Lombardia è stata del 38,25%, in Veneto del 57,2%.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il giorno dopo della vittoria del sì a referendum consultivo per l'autonomia in Veneto e Lombardia si fanno i primi bilanci: l'affluenza è stata un successo, se si considera che in Lombardia siamo intorno al 40%, in Veneto quasi il 60%. Un trionfo. Il dato definitivo in Veneto è eclatante: il sì ha prevalso con il 98,1%. In particolare sono andati a votare 2.328.949 elettori (pari al 57,2%), i no sono stati l'1,9%, ovvero 43.938. I voti validi sono stati 2.317.923, le schede bianche 5.165 (0,2%), le schede nulle 5.865 (0,3%) e quelle contestate 9.

Ma in Lombardia il voto elettronico, sperimentato per la prima volta in Italia, non ha dato gli esiti sperati. Solo nella conferenza stampa di questa mattina è stato possibile apprendere il risultato ufficiale: oltre 3 milioni di lombardi hanno votato, 3.022.017. L'affluenza è stata invece al 38,25%.

I ritardi sono stati causati proprio dalle chiavette usb: "Siamo bloccati all'interno delle scuole", hanno denunciato gli scrutatori che durante la giornata di ieri hanno lavorato nei seggi. Dopo la fine di tutte le operazioni, infatti, dovevano attendere di ricevere la conferma dell'avvenuta lettura delle penne usb, che contenevano i dati di voto dei singoli tablet. "Con il vecchio sistema in mezz'ora ce la saremmo cavata". Tensione con la polizia in una scuola di San Siro a Milano, dove i presidenti, esasperati, hanno minacciato di chiudere i verbali senza autorizzazione.  Alcuni digital assistants, talvolta costretti ad intervenire per leggere direttamente le memorie dalle voting machine sono rimasti così bloccati fino a tarda notte. Uno scrutatore in un seggio di una delle sezioni di Milano, attorno a mezzanotte e mezzo (un'ora e mezza dopo la chiusura del voto) ha postato una foto che lo mostra con i colleghi seduto a terra in un corridoio in attesa di comunicazioni, accompagnato da una citazione di fantozziana memoria: "Vi dico solo – ha postato a quell'ora su Facebook – che sui tempi di verifica delle usb girano leggende metropolitane livello Italia-Inghilterra venti a zero con gol di testa di Zoff su calcio d'angolo". Alla fine dal seggio sono tutti usciti attorno alle 3.

Ha commentato così in un tweet polemico il coordinatore Pd Lorenzo Guerini. Ma per Roberto Maroni il voto elettronico ha funzionato. "Il Pd sperava in un flop del referendum" – ha detto -"Invece tre milioni di lombardi, e molti elettori del Pd, sono andati a votare".

Nonostante le stime parlino di numeri più bassi di quelli del Veneto non è necessario fare gare o confronti: il 95,29% ha risposto sì al quesito. Maroni si è detto "soddisfatto", perché ora può partire la fase negoziale col Governo: "Ringrazio i tre milioni di lombardi, che mi hanno dato un mandato storico per avere la vera autonomia, nell'ambito dell'unità nazionale", ha detto il governatore leghista durante la conferenza stampa a Palazzo Lombardia dopo la mezzanotte. Ha ammesso che in Veneto "Il senso di appartenenza è indubbiamente più forte. Ma non faccio la competizione con Zaia, non mi interessa la percentuale, sono contento che ci abbia superato, ora possiamo unire le forze per la battaglia del secolo".

Candidato del centrodestra? No grazie. "Mi occupo del Veneto e voglio restare in Veneto", a dirlo è il governatore del Veneto Luca Zaia in un'intervista a Mattino Cinque, mentre commenta il risultato elettorale. L'idea di abbandonare la Regione non lo sfiora nemmeno: "Ho deciso di attaccarmi un cartello al collo e scrivere non lo farò mai". E lo ha ribadito anche subito dopo la chiusura dei seggi: "Ci sono sempre i complottisti e i retropensieri – ha aggiunto Zaia -, con prospettive che ci hanno penalizzato non poco ai tavoli romani, ma qui non ci sono complotti. Io sono qui e non ho nessuna prospettiva di muovermi da qui: è fondamentale che io resti qui a fare il presidente, perché questa partita non può finire nel dimenticatoio". 

Ma in un'intervista su Repubblica il ministro dell'Agricoltura Martina e vicesegretario Pd cerca di smorzare i toni entusiastici: "Zaia e Maroni potranno avviare lo stesso percorso di confronto aperto dal presidente emiliano Bonaccini ma le materie fiscali – e anche altre, come la sicurezza – non sono e non possono essere materia di trattativa né con il Veneto, né con la Lombardia e neanche con l'Emilia Romagna. Non lo dico io: lo dice la Costituzione, con gli articoli 116 e 117 che indicano chiaramente gli ambiti su cui ci può essere una diversa distribuzione delle competenze". E parla di "sconfitta di Maroni" in Lombardia.

Zaia rimanda al mittente le critiche: "Vedo con piacere che il referendum che non serviva a nulla ed era inutile, già fa fare delle belle dichiarazioni al governo" – e aggiunge – Ogni regione oggi può tranquillamente fotocopiare la legge del Veneto e sa che non avrà impugnative costituzionali e potrà celebrare il referendum". Il presidente del Veneto durante la Conferenza stampa ha detto che la sua regione chiederanno tutte le 23 competenze previste dalla Costituzione: "Sarà poi Roma a dire che 2,4 milioni di persone che vanno a votare sotto la pioggia non meritano 23 competenze" – ha spiegato – "Con questo voto prendono corpo i dettami dei padri costituenti che si immaginavano un'Italia del tutto federalista". 

Le 23 materie su cui è possibile trasferire l'autonomia

Venti materie a cui il governatore Zaia fa riferimenti sono indicate dall'articolo 117 della Costituzione, e sono quella di "legislazione concorrente": rapporti internazionali e con l'Unione europea delle Regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Altre tre materie, organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull'istruzione e tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, sono di competenza dello Stato, ma possono essere cedute alle regioni in base all'articolo 116 della Costituzione. Le materie fiscali sono invece di competenza esclusiva dello Stato.

Per richiedere maggiore autonomia regionale è indispensabile una legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata. La legge deve essere poi approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un'intesa fra lo Stato e la Regione interessata.

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