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Punta da un insetto in vacanza, Samantha lotta tra la vita e la morte: “Ecco cosa è successo”

Samantha Calby, 29 anni di Upton, è stata punta da un insetto durante una vacanza in Italia ed ora è affetta dalla malattia di Lyme: “Ora vivo come un vegetale”. Al via gara di solidarietà online per aiutarla a trovare i fondi per un trattamento innovativo in grado di ridarle una migliore prospettiva di vita.
A cura di I. A.
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Samantha Calby, 29 anni (Facebook).
Samantha Calby, 29 anni (Facebook).

Era andata in Italia per trascorrere una vacanza spensierata, quando è stata punta da un insetto e la sua vita si è trasformata in un incubo. Samantha Calby, 29 anni di Upton, nel Merseyside, Regno Unito, aveva 15 anni quando è tornata dal Belpaese ed è stata costretta a trascorrere la maggior parte delle sue giornate su un letto, incapace di muoversi e di parlare. Oggi, che di anni ne ha 29, si è rivolta alla stampa locale non soltanto per raccontare la sua storia ma anche per sensibilizzare quante più persone possibile affinché l'aiutino a mettere insieme il denaro necessario a coprire le spese per un trattamento medico innovativo che potrebbe salvarle la vita.

A Samantha è stata diagnostica la malattia di Lyme, una infezione batterica progressiva che può essere trasferita agli esseri umani dalle zecche infette. "Da quella estate – ha ricordato la 29enne in un video pubblicato dai media locali – mi sembra di essere morta. La cosa che mi più mi fa male è vedere la tristezza negli occhi dei miei familiari, che giorno dopo giorno mi vedono ridotta come un vegetale. Non so cosa significhi vivere una vita normale, dal momento che ho passato gli ultimi 15 anni ad uscire ed entrare dagli ospedali". Ed infine esprime un desiderio: "Vorrei solo avere la possibilità di stare bene e di tornare a fare parte del mondo, perché così è inutile vivere".

Da piccola sognava di fare la stilista, ma con la malattia improvvisa questo desiderio è stato confinato in un cassetto, che spera presto di riaprire. E alla soglia dei 30 anni ripone tutto nelle mani della rete e dell'opinione pubblica, affinché le diano i fondi necessari a provare quest'ultimo trattamento. "Non ho mai voluto rendere pubblici i miei problemi, ma forse la mia storia può aiutare tante altre persone a reagire a questa condizione e a sperare in un futuro migliore".

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