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Vannacci contestato al Remigration summit: “Fuori i fascisti da Livorno, free Palestine”

Un centinaio di manifestanti si sono riuniti sul lungomare di Livorno per contestare il Remigration Summit 2025 promosso da movimenti dell’estrema destra europea. Il generale Roberto Vannacci accolto dai fischi: “Fuori i fascisti da Livorno”
A cura di Francesca Moriero
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Livorno, simbolo storico della sinistra italiana, è diventata per un giorno la vetrina dell'estrema destra europea. Sul lungomare, all’interno del Grand Hotel Palazzo, si è infatti tenuto il "Remigration Summit 2025", un incontro promosso dall'associazione Teseo Tesei, intitolata a un membro della X Mas, insieme alla Lega e ad alcune sigle del sovranismo internazionale, tra cui esponenti dell'Afd tedesca. Ospite principale Roberto Vannacci, generale ed eurodeputato, oggi vicesegretario della Lega e volto di punta della linea più dura del partito. La scelta di Livorno, spiegano gli organizzatori, non sarebbe casuale: "Saremo nella città più rossa, nella regione più rossa", avevano annunciato, trasformando l'appuntamento in una vera e propria sfida politica e culturale; il convegno, che si colloca sulla scia del raduno di Gallarate dello scorso maggio e in vista del Remigration Summit 2026, è parte di un progetto che intende costruire una piattaforma comune tra movimenti identitari europei.

Parola d'ordine: "Remigrazione"

"Remigration non è nulla di tanto strano, non è una parolaccia: si tratta di riportare nel proprio Paese le persone che sono uscite illegalmente perché se esiste un diritto all'emigrazione non esiste alcun diritto all'accoglienza", dice Vannacci parlando del tema del convegno, ma il concetto di remigrazione va molto più in la: è un'idea che evoca l'espulsione o la deportazione di massa degli stranieri dall'Occidente, inclusi quelli in regola, sulla base di criteri etnici, culturali e religiosi.

In sala, circa 150 persone hanno seguito gli interventi in cui si è parlato anche di "difesa dell'identità europea", con richiami storici come l'assedio di Vienna del 1529 o il desiderio di "una nuova Lepanto"; il messaggio, ribadito più volte, è sempre lo stesso: riportare nei Paesi d'origine chi "non si adatta alle nostre leggi e ai nostri costumi". Vannacci, accolto da applausi, ha ripreso i suoi cavalli di battaglia: "La remigrazione non è un'idea estrema. Chi è entrato illegalmente deve tornare a casa. Non possiamo accogliere chi rifiuta la nostra cultura. Siamo contrari anche ai ricongiungimenti familiari: esiste il diritto all'emigrazione, non quello all’accoglienza". Poi ha rincarato: "Ci definiscono estremisti? Ma qui nessuno lancia molotov o tira pietre alla polizia. Gli estremisti sono là fuori". Il generale ha approfittato del palco per attaccare le mobilitazioni sociali delle ultime settimane in difesa della Global Sumud Flotilla e contro il genocidio a Gaza e l'occupazione illegale della Palestina da parte di Israele: "In nome della pace, stanno sperimentando la guerriglia. Gli scioperi bloccano i diritti di chi vuole lavorare, curarsi, o raggiungere i propri cari".

"Fuori i fascisti da Livorno"

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A rispondere alla provocazione, fuori dall’albergo, un centinaio di manifestanti che, disposti proprio di fronte all’ingresso principale presidiato dalle forze dell’ordine, hanno intonato cori, sventolando bandiere palestinesi e un grosso striscione che recitava: "Fuori i fascisti da Livorno – Free Palestine", definendo l'evento un insulto alla storia antifascista della città. E mentre le bandiere sventolavano fuori, alcuni giovani simpatizzanti della destra, prima di entrare in sala, hanno lanciato gesti di sfida e insulti verso i manifestanti; la situazione, così, si è fatta tesa, ma l'intervento tempestivo della polizia ha impedito lo scontro diretto. Per evitare contatti, Vannacci è entrato da un ingresso laterale.

Il nodo politico

Nei giorni scorsi il Partito Democratico locale e alcune sigle della sinistra avevano chiesto al Comune e alla Prefettura di vietare l'evento, definendolo "contrario ai principi costituzionali" e accusando gli organizzatori di propagandare teorie razziste. Ma dopo una valutazione congiunta, Prefettura e Questura hanno dato ugualmente il via libera, stabilendo che non vi fossero elementi tali da configurare reati o violazioni della Costituzione: "Non sono emersi incitamenti diretti all’odio o alla violenza", è la conclusione delle autorità, che hanno ritenuto l’incontro non anticostituzionale. L’evento si è quindi svolto regolarmente, sotto stretto controllo di polizia e carabinieri.

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