Ue, approvato il 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia, Von der Leyen: “Saranno misure significative”

È stato approvato il pacchetto più ampio e articolato mai adottato dall'Unione Europea dall’inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022: dopo giorni di mediazioni e un ultimo via libera al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri, i governi dei 27 hanno infatti raggiunto un'intesa sul 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia. A confermarlo è stata la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha parlato di "misure significative" contro la macchina da guerra russa e di "pressione che resterà alta fino alla fine del conflitto". Il pacchetto colpisce duramente i settori chiave che alimentano l'economia bellica del Cremlino: energia, sistema bancario, export tecnologico e trasporti navali.
Una nuova arma economica
La novità più rilevante è l'introduzione di un "Oil Price Cap dinamico", cioè un tetto massimo flessibile al prezzo del petrolio russo esportato via mare. Fissato ora al 15% in meno rispetto al prezzo medio di mercato del greggio russo, il nuovo prezzo di riferimento scende a circa 47,6 dollari al barile, rispetto ai 60 dollari precedentemente stabiliti dal G7; la soglia si aggiornerà automaticamente seguendo l'andamento dei prezzi, mantenendo uno scarto costante, e punterà a erodere con maggiore efficacia le entrate petrolifere russe, che secondo Bruxelles si sarebberp già ridotte del 30% grazie alle misure precedenti.
Banche, tecnologia, investimenti
Il pacchetto introdurrà poi un ampliamento senza precedenti delle restrizioni finanziarie. Le limitazioni all'uso del sistema SWIFT diventeranno un divieto totale, e l'elenco delle banche russe colpite raddoppierà quasi: 22 nuovi istituti verranno esclusi dai mercati internazionali. Contestualmente, verrà esteso il divieto di transazione sul Fondo russo per gli investimenti diretti, su tutti i suoi investimenti e sugli intermediari finanziari che ne facilitano l'operatività. Particolare attenzione verrà poi data anche alle tecnologie a duplice uso e alle componenti avanzate: ci saranno nuove restrizioni che colpiranno le esportazioni europee verso la Russia, mirando a limitare la produzione di armamenti, droni e altri dispositivi militari. Saranno colpiti anche soggetti cinesi coinvolti nell'elusione delle precedenti sanzioni.
Colpiti i gasdotti Nord Stream e il greggio russo "camuffato"
Tra le misure più simboliche e strategicamente rilevanti del nuovo pacchetto c'è poi il divieto di transazione relativo ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, le due infrastrutture energetiche costruite per trasportare gas naturale russo direttamente in Europa attraverso il Mar Baltico. Sebbene entrambi siano oggi inattivi, il primo danneggiato da misteriose esplosioni nel 2022, il secondo mai entrato pienamente in funzione, restano tuttora formalmente inclusi nei circuiti commerciali internazionali. L'Unione Europea ha deciso di interrompere qualsiasi possibilità di futura riattivazione, vietando tutte le operazioni economiche e finanziarie legate ai due gasdotti; l'obiettivo politico sarebbe quello di chiudere definitivamente la porta alla dipendenza energetica dal gas russo e rafforzare l'impegno comunitario per eliminare ogni importazione di gas da Mosca entro il 2027. La mossa servirebbe anche a inviare un messaggio forte a quei Paesi e soggetti economici che, pur nel contesto bellico, hanno ancora interesse a mantenere aperte vie alternative per la ripresa delle forniture energetiche dalla Russia. Ma il pacchetto mira anche a chiudere un'altra scappatoia sfruttata da Mosca per aggirare le restrizioni: quella del greggio trasformato altrove e poi rivenduto come "non russo": viene infatti introdotto un divieto di importazione per tutti i prodotti petroliferi raffinati in Paesi terzi, quando derivino da petrolio greggio russo, anche se lavorati fuori dalla Russia; la norma prevede un'unica eccezione per le importazioni provenienti da cinque Stati "affidabili", Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Svizzera, i cui standard di trasparenza e tracciabilità sono ritenuti sufficientemente solidi da garantire che il petrolio non sia di origine russa. Questa misura avrebbe l'obiettivo di bloccare un canale opaco di esportazione indiretta: il greggio russo, acquistato da raffinerie situate in Paesi terzi (come India, Turchia o Emirati Arabi), viene lavorato e rivenduto sul mercato globale con un'etichetta diversa, eludendo così le sanzioni formali. Ora l'Unione Europea metterà così un freno anche a questo meccanismo, impedendo che il petrolio del Cremlino continui ad alimentare, attraverso triangolazioni, l’economia europea.
In sintesi, con queste due misure, cioè appunto lo stop definitivo ai gasdotti Nord Stream e il blocco delle importazioni di carburanti “camuffati”, Buxelles proverà a chiudere ogni residuo spiraglio nei flussi energetici tra Russia e Ue, trasformando l'arma del gas e del petrolio in un boomerang finanziario contro Mosca. Almeno, sulla carta.
Le reazioni: "Sanzioni senza precedenti, ora Mosca deve fermarsi"
L'annuncio dell'intesa sul diciottesimo pacchetto di sanzioni ha immediatamente generato reazioni entusiaste da parte delle istituzioni europee e dei governi nazionali: tra le voci più forti c'è quella del ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, che ha parlato su X (ex Twitter) di misure "senza precedenti", affermando che l’Unione Europea, insieme agli Stati Uniti, è determinata a "costringere Vladimir Putin a un cessate il fuoco". Barrot ha anche rivendicato il ruolo della Francia come attore centrale nei negoziati, sottolineando il peso politico di Parigi nell’ottenere l’approvazione del pacchetto. Un passaggio cruciale è stato lo sblocco del veto della Slovacchia, che fino all’ultimo aveva posto condizioni per tutelare il proprio approvvigionamento energetico. Secondo fonti diplomatiche, Bratislava avrebbe ritirato le sue riserve solo dopo aver ricevuto garanzie specifiche dalla Commissione europea, aprendo così la strada all’accordo finale.
Anche l'Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha espresso pieno sostegno all’impianto sanzionatorio, definendolo uno dei pacchetti "più duri mai varati contro la Russia"; in un messaggio pubblico, Kallas ha elencato le misure più incisive, l’inserimento di oltre cento nuove navi della flotta ombra, il divieto alle transazioni sui gasdotti Nord Stream, il blocco dell’accesso ai finanziamenti e alle tecnologie avanzate, e poi ha aggiunto un passaggio significativo sul fronte umanitario: "Sanzioniamo anche chi indottrina i bambini ucraini". La sua dichiarazione si chiude con una nota di fermezza: "Continueremo ad aumentare i costi, finché fermare l’aggressione sarà l’unica strada percorribile per Mosca".
Un messaggio che sintetizza la logica complessiva di questo pacchetto: logorare le fondamenta economiche, finanziarie e simboliche su cui si regge lo sforzo bellico russo, fino a renderlo insostenibile.