Tutti i posti dove il governo Meloni vuole aprire nuove miniere in Italia: l’elenco ufficiale

Si avvicina l'inizio dei lavori voluti dal governo Meloni per creare nuove miniere in Italia, e riattivare quelle vecchie che possono ancora portare materiali. Ci sono quattordici siti interessati, sparsi in tutta Italia. Dopo l'approvazione del Programma nazionale di esplorazione mineraria (Pne), la tabella di marcia dice che tra luglio e settembre dovranno iniziare le presentazioni delle attività previste nelle varie comunità locali che saranno coinvolte.
In questa prima fase si faranno solo delle analisi su campioni di terreno, quindi di fatto non si scaverà né nasceranno nuovi giacimenti. Al lavoro ci saranno circa 400 esperti di Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, con 3,5 milioni di euro a disposizione. Una volta effettuate le analisi, si capirà quali sono le zone più promettenti e dove iniziare a scavare (chiamando in causa aziende private e investitori esterni). L'interesse è rivolto soprattutto alle materie prime cosiddette "strategiche", che sono molto preziose e utili in ambito tecnologico.
Dove si faranno le ricerche per aprire nuove miniere in Italia, Regione per Regione
Ma dove si faranno queste analisi? I siti identificati sono quattordici in tutto, e sfogliando il Programma si trova l'elenco completo. Ecco dove si trovano, Regione per Regione.
Lombardia e Trentino-Alto Adige
In Trentino-Alto Adige e Lombardia si cercheranno soprattutto fluorite, barite e terre rare. Il rapporto parla della zona delle Alpi meridionali, "soprattutto nell’area compresa tra Trentino-Alto Adige e Lombardia orientale".
In particolare, gli esempi più importanti dei giacimenti di interesse si trovano tra le province di Trento e Bolzano (miniere di Vallarsa di Laives e Corvara) e quelle di Brescia e Bergamo (miniere di Torgola, Presolana, Paglio Pignolino). In più, c'è anche la zona del Varesotto: Brusimpiano, Valvassera-Valganna, Porto Ceresio.
Piemonte
Per il Piemonte sono programmati due tipi di interventi diversi. Il primo riguarda soprattutto il cromo e i metalli del gruppo del platino. Le ricerche per questi materiali dovrebbero svolgersi nel Piemonte orientale: Val Vigezzo, Val Cannobina, Val d'Ossola, Val Strona di Omegna, Val Sesia e valli laterali. Il sito più ricco è quello di Finero, in particolare la zona dell'Alpe Polunia, o Pluni. In generale, è interessata la "zona Ivrea-Verbano".
Un altro filone di ricerca, invece, è quello della grafite. In questo caso, le analisi riguarderanno soprattutto Val Chisone, Val Germanasca, Vallone Pramollo, Vallone di Grandubbione e le aree circostanti.
Liguria
In Liguria sono tre le zone considerate interessanti, che in alcuni casi si sovrappongono. La ricerca del rame sarà svolta soprattutto in Val Gromolo e Val Petronio (si parla del "Supergruppo della Val di Vara"). Ci sono circa trenta miniere dismesse, tutte in un'area tra le valli Graveglia, Gromolo e Petronio, "nell’entroterra compreso tra Chiavari e Sestri Levante", in provincia di Genova.
Analisi anche sui possibili giacimenti di manganese. Questi sono previsti in Val Graveglia e Val di Vara (soprattutto la formazione dei Diaspri di Monte Alpe). Anche in questo caso, le ex miniere che non vengono più utilizzate da tempo si trovano tra la Val Graveglia e la Val Petronio. Infine, ci sono le potenziali miniere di grafite. Per queste gli esperti si concentreranno sulla provincia di Savona. Il rapporto cita Murialdo, Calizzano, Osiglia, Mallare, Val Bormida.
Calabria
In Calabria il Programma prevede di ricercare giacimenti di grafite, un minerale che in passato veniva estratto da diversi giacimenti. Sono interessati Monterosso Calabro in provincia di Vibo Valentia (e le località lì vicine, come Polia e San Vito) e Olivadi in provincia di Catanzaro. Entrambe le aree sono state "storicamente oggetto di estrazione mineraria", ad esempio con la miniera di Piano dell'Acqua e quella di Riga.
Toscana
I filoni di ricerca in Toscana sono due. Il primo nella Maremma, dedicato all'antimonio. Si parla di "rivalutare i volumi residui" dei giacimenti di quello che fu il distretto maremmano, dove "circa il 90% della produzione veniva dalla miniera del fosso del Tafone. E non a caso i siti principali su cui si concentreranno le ricerche saranno Tafone, Montauto e Macchia Casella.
Il secondo filone è quello del magnesio. In questo caso, le miniere principali in passato erano due: Castiglioncello in provincia di Livorno, e Querceto in provincia di Siena. Da qui ripartiranno le analisi, anche se ci sono "circa 20 località, distribuite in un’area di circa 1400 km2 compresa tra la costa tirrenica e la Val d’Elsa", che potranno essere coinvolte.
Lazio
Nel Lazio si cercheranno fluorite, barite, terre rare. È difficile definire con precisione quali saranno le località interessate dalle analisi: si parla dell'area "tra Latera e Roma" e della zona di Viterbo. In generale i "i complessi vulcanici dei Vulsini, Sabatini, Cimini e i Colli Albani", nelle zone di Latera, Bracciano e Sacrofano saranno oggetto di attenzione. Si tratta di aree in cui, in passato, ci sono stati diversi giacimenti che poi nei decenni scorsi in molti casi sono stati abbandonati.
Campania
Il territorio della Campania è considerato quasi tutto interessante per i potenziali giacimenti di zeoliti, feldspati, terre rare e litio. Il motivo è il "vulcanismo legato alle attività dei Campi Flegrei". Le possibili miniere infatti sono legate agli "enormi depositi vulcanici" che si trovano in tutte le province, "ma principalmente nel Casertano e nel Beneventano, che risentono in maniera minore dell’intensa urbanizzazione della Regione". Dopo Caserta e Benevento seguono Napoli e Avellino, poi Salerno. Si partirà soprattutto dalle prime due province per le analisi.
Sardegna
La Sardegna è un caso particolare, perché è nettamente la Regione italiana più ricca dal punto di vista minerario, e non a caso "è già il maggiore produttore nazionale" di diversi materiali: feldspato sodico nel distretto di Orani-Ottana, sabbie quarzo-feldspatiche nella formazione di Florinas, nel Sassarese, e argille bentonitiche nella miniera di S’Aliderru, a Sassari. Il piano qui è trovare tutte le possibili materie prime che ci sono, ma non sono state sfruttate a dovere in passato, mentre oggi le "attuali tecnologie mineralurgiche" permettono di fare di più, soprattutto per quanto riguarda feldspato e terre rare.
Non solo. Si cercheranno solfuri misti di rame-piombo-zinco nel distretto di Funtana Raminosa, in Barbagia, e nelle rocce paleozoiche dell’area a Sud del Massiccio del Gennargentu. E anche fluorite, barite e di nuovo terre rare nelle aree di Bruncu Molentinu (San Vito), Castel Medusa (Asuni- Samugheo) e Santa Lucia (Fluminimaggiore).
C'è in programma anche di analizzare il terreno per trovare giacimenti di tungsteno, arsenico e stagno nelle aree di Monte Tamara (nel Comune di Nuxis) e del Monte Linas. Infine, la valle del Cixerri sarà al centro delle ricerche per rame, molibdeno e oro.
Il caso del litio, sparso in otto Regioni diverse
Una ricerca diversa è quella del litio, che non è mai stato prodotto in Italia. Il potenziale però, secondo l'Ispra, c'è. Si potrebbero scoprire nuovi giacimenti, ma le analisi dovranno essere ad ampio raggio. Ci sono quattro tipi di materiali che potrebbero indicare la presenza di litio, e quindi quattro aree diverse in cui si dovrà cercare.
La prima è quella che va dal complesso vulcanico dei Vulsini, nel Lazio, fino ai Campi Flegrei, in Campania. La seconda si trova nella zona frontale degli Appennini, in particolare tra Piacenza e Pescara (ad esempio a Berceto, Salsomaggiore, Castrocaro, Tolentino). La seconda interessa soprattutto la Toscana, e le zone granitiche al confine con la Liguria. L'ultima, invece è in un'area decisamente diversa: le zone con rocce vulcano-sedimentarie che si trovano tra Piemonte, Lombardia (in provincia di Bergamo e Brescia) e Trentino-Alto Adige.